
IL DIVANO DEI GIUSTI/1 - CHE VEDIAMO STASERA? MAGARI QUALCHE FILM CON NADIA CASSINI LO TROVATE IN STREAMING. NON CI SONO DI CERTO NÉ “IL DIO SERPENTE” NÉ “STAR CRASH” NÉ IL MITICO “PULP”, POI DICONO CHE SULLE PIATTAFORME C’È TUTTO. NON È VERO - CERTO, SE VOLETE VEDERE “FLOW”, IL CARTONE ANIMATO SUPERPREMIATO OVUNQUE COL GATTINO IN UN MONDO POST-ATOMICO, SU AMAZON LO TROVATE. E TROVATE ANCHE, LO DICO A DAGO, DUE CAPOLAVORI COME “LOLA MONTES” E “PICCOLA POSTA”… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Intanto su Netflix da oggi avete “Il ragazzo dai pantaloni rosa” diretto da Margherita Ferri con Claudia Pandolfi, grande successo della stagione. Magari qualche film con Nadia Cassini stasera lo trovate in streaming. Devo dire che non ci sono di certo né “Il dio serpente” di Piero Vivarelli né “Star Crash” di Luigi Cozzi né il mitico “pulp” di Mike Hodges, che ho su blue-ray, comprato qualche anno fa. Un film di culto assoluto. Poi dicono che sulle piattaforme c’è tutto. Non è vero.
Certo, se volete vedere “Flow”, il cartone animato superpremiato ovunque col gattino in un mondo post-atomico, su Amazon lo trovate. Trovate anche “Berlinguer la grande ambizione” di Andrea Segre con Elio Germano. E trovate, lo dico a Dago, due capolavori come “Lola MonteS” di Max Ophuls e “Piccola posta” di Steno con Franca Valeri, Alberto Sordi e Peppino De Filippo. Due sere fa ho fatto le due di notte per rivedermi “Vera Cruz” di Robert Aldrich con Burt Lancaster e Gary Cooper.
Andrebbe visto assieme a “La donna è donna” di Jean-Luc Godard (e dove lo trovo?) con Jean-Paul Belmondo che per tutto il tempo sta in fissa col sorriso coi denti in fuori di Burt Lancaster in “Vera Cruz”. Burt era il mio idolo. In “Vera Cruz”, tra gli uomini della sua banda, tra un Ernst Borgnine e un Charles Bronson, trovate anche Archie Savage, strepitoso ballerino afro-americano che con lui ha fatto sei film e sembra che avesse anche una storia d’amore documentata dagli uomini della Cia. Per questo Archie Savage venne a Roma e lasciò Hollywood.
Burt è azione e cinema in ogni inquadratura. E quando lavora con Aldrich è il massimo che potete desiderate. Possibile che quando Burt venne a Roma a girare “Il gattopardo” non abbia incontrato di nuovo Archie Savage? Sono anni che mi faccio questa domanda. Ma penso proprio di sì. Anche perché quando girerà in Spagna “Io sono Valdez”, dieci anni dopo, chiede a Archie un attore nero giovane bravo e Archie gli gira Lex Monson, che al tempo abitava a Roma. Molto simile a lui.
“Io sono Valdez” lo trovate sulle piattaforme. E’ un buon film, non un capolavoro, diretto da Edwin L. Sherin, un regista teatrale. Ieri mi sono fatto qualche regalo e ho visto film che non avevo potuto vedere quando uscirono o che non potevano essere visti in edizione originale. Parlo di due musical forse neanche troppo riusciti, ma che aspettavo da tempo, che trovate su Amazon.
“L’uomo della Mancha”, diretto da Arthur Hiller, il regista di “Love’s Story”, tratto dalla commedia musicale di Dale Wasserman, con Peter O’Toole come Cervantes e Don Chisciotte, James Coco come Sancho Panza e Sophia Loren come Dulcinea, e “Dolci vizi al foro” diretto da Richard Lester con Zero Mostel, Jack Gilford, Phil Silvers, Michael Crawford e Buster Keaton.
Tutti e due i film tradiscono i musical originali. Peter Glenville, celebre regista teatrale e di cinema, un gigante del tempo, che arrivò su “L’uomo della Mancha” assieme a Peter O’Toole, venne cacciato dopo che aveva preparato tutto il film, perché si scoprì che voleva tagliare le canzoni. Perbacco! E’ un musical! Così venne chiamato Arthur Hiller. Ma il problema delle canzoni rimase, perché Sophia Loren e Peter O’Toole non erano dei veri cantanti.
Vennero doppiati e la cosa non funziona. Ma tutto il film, in realtà, non funziona troppo, anche se ci piace vedere qualche caratterista italiano, come Poldo Bendandi, perché il film venne girato a Roma negli studi di De Laurentiis. Ricordiamo che era un film che tutte le grandi star di Hollywood volevano fare, da Kirk Douglas a Anthony Quinn, che sarebbero stati pessimi come Don Chisciotte. Fu l’ultimo film che circolò come “roadshow” in America. Da noi uscì malamente e nessuno lo vide. Un disastro.
Peccato perché ha una fotografia formidabile di Giuseppe Rotunno e Peter O’Toole e Sophia Loren sono bravi. L’idea non è di fare il Don Chisciotte, ma di partire da Cervantes, chiuso in galera dalla Santa Inquisizione spagnola, che mette in scena il Don Chisciotte coi detenuti. Va visto. Come va visto “Dolci vizi al foro”, tratto dal celebre musical di Stephen Sondheim, rivisitazione dell’opera di Plauto, diretto da Richard Lester in Spagna per esplicito desiderio di Zero Mostel, protagonista già a Broadway come Pseudolus assieme a Jack Gilford. Mostel aveva fatto cinque nomi.
Nomi del tipo Orson Welles, Charles Chaplin, Jean Renoir, Seth Holt e Richard Lester, che allora aveva girato solo I film dei Beatles. Rispetto al musical di Broadway vennero fatti molti cambiamenti, vennero cancellate delle canzoni celebri, tanto che Sondheim era furioso, ma la regia di Lester è davvero inventiva, i set spagnoli, costruiti per il kolossal flop “La caduta dell’impero romano”, bellissimi.
E il cast, tra Zero Mostel e Phil Silvers, che per la prima volta recita senza occhiale, funziona benissimo. Senza parlare di Buster, qui al suo ultimo film. Lo fece senza sapere di essere malatissimo. Subito dopo “Due marines e un generale”. Morì sei mesi dopo le riprese.
la donna e donna
piccola posta
elio germano berlinguer la grande ambizione
il ragazzo dai pantaloni rosa
michael caine e nadia cassini in pulp colpiscono senza pieta
nadia cassini star crash
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flow
piccola posta
lola montes
dolci vizi al foro
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la donna e donna
l’uomo della mancha