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CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI – DALLA NEWSLETTER “PRIMA ORA” DEL “CORRIERE DELLA SERA”: “UN QUINDICENNE DI 15 ANNI DI BOLZANO È STATO ARRESTATO”. È GIÀ UNA FORTUNA CHE NON NE AVESSE 14 – CLAUDIO PAGLIARA, DA WASHINGTON, NEL TG3 DELLE ORE 19 PARLA DEI DAZI ANNUNCIATI DAL PRESIDENTE DONALD TRUMP: “VEDREMO COSA NE SARÀ DEL MED IN ITALY”. NEL FRATTEMPO, ABBIAMO SENTITO CHE NE È DELL’INGLESE MADE IN USA PARLATO DALLA RAI...
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto
da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti”
e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
«Il dibattito parlamentare sul torturatore libico Almasri ha portato il ministro Nordio a schiantarsi contro un diluvio di giudizi impietosi», osserva Gian Carlo Caselli in un commento sul Fatto Quotidiano.
L’ex magistrato aggiunge: «Ma anziché rivolgere a Nordio le sacrosante critiche di sempre, preferisco adottare un registro diverso, ricorrendo ad alcuni proverbi o detti che potrebbero farlo riflettere sul difficile momento attraversato. Ecco l’elenco. Resistere, resistere, resistere (do you remember?); “ad impossibilia nemo tenetur” (i miracoli può farli solo Domineddio); nuttata persa e figlia fimmina (l’impegno non sempre corrisponde al risultato voluto); calati juncu ca passa la china (tieni duro in attesa di tempi migliori); “pulvis es, et in pulverem reverteris” (non prenderti troppo sul serio); a ciascuno il suo (mai fidarsi troppo delle apparenze); “ad maiora” (aspirare a risultati sempre migliori)».
Caselli conclude così il suo pistolotto: «Trascurare le istanze della magistratura significa ispirarsi al “non ti curar di lor ma guarda e passa”». Ma, «in cauda venenum» (il veleno è nella coda), incappa in un imperdonabile sfondone, perché il verso di Dante Alighieri è ben diverso dalla storpiatura popolare in cui cade anche l’ex procuratore capo di Palermo e Torino. La frase corretta della Divina Commedia, pronunciata da Virgilio (Inferno, canto III), è «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Il commento s’intitola «La figuraccia di Nordio». «E di Caselli», bisognava aggiungere.
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Claudio Pagliara, da Washington, nel Tg3 delle ore 19 parla dei dazi annunciati dal presidente Donald Trump: «Vedremo cosa ne sarà del med in Italy». Nel frattempo, abbiamo sentito che ne è dell’inglese made in Usa parlato dalla Rai.
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Ulteriore saggio del conflitto permanente con le virgole nell’editoriale del direttore Maurizio Belpietro, che comincia sulla prima pagina della Verità: «Soros tuttavia, non si limita a far restare a galla le bagnarole dei descamisados alla Luca Casarini». La virgola dopo «tuttavia» separa il soggetto («Soros») dal predicato verbale («non si limita»).
«Oltre a quelle finanzia i gruppi specializzati in fake news (che poi, grazie a Trump e dopo le ammissioni di Zuckerberg abbiamo capito che servono a tappare la bocca a chi su migranti, Lgbt e gender non la pensa come la sinistra)».
Serviva una virgola dopo «Zuckerberg». «Tutti hanno accettato la cosa come se fosse tollerabile che un uomo dai molti interessi finanziari e industriali che vive di là dall’Atlantico, sia il principale finanziatore degli esponenti di una formazione politica».
La virgola dopo «Atlantico» separa il soggetto («un uomo») dal verbo («sia»). Nell’editoriale, Belpietro infila anche la frase «investendo un po di soldi», senza apostrofo, e scrive «Corte dell’Aia», che però in un fondo a sua firma, due pagine prima, diventa «Corte dell’Aja».
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CORRIERE DELLA SERA - UN QUINDICENNE DI 15 ANNI
A proposito del parroco che a Ischia si è innamorato di una madre di famiglia, la quale ha lasciato il marito per mettersi con il prete, il sito della Repubblica si chiede nel titolo: «Un precedente nel 2018: “Perché la chiesa non si apre al celibato?”». Siamo rimasti fermi alla Chiesa in cui il celibato è la condizione indispensabile per poter essere ordinati sacerdoti. Ma forse nel quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, rimasto sino alla morte confidente di papa Francesco, sono più aggiornati di noi.
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Dalla newsletter Prima ora del Corriere della Sera: «Un quindicenne di 15 anni di Bolzano è stato arrestato». È già una fortuna che non ne avesse 14. Notizia sottostante: «Ritrovato il milione di euro pagato da Morati al finto Crosetto: era su due conti in Olanda». Al finto Massimo Moratti non gliene va bene una.
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Su Robinson, supplemento culturale della Repubblica, Antonio Gnoli intervista Luc Merenda, 81 anni, attore del «genere, definito con qualche licenza, “poliziottesco”, con quella galleria di maschere che comprende attori straordinari come Mario Adorf, Gastone Moschin, Tomas Milian, Adalberto Maria Merli, Henry Silva».
Il quarto attore citato da Gnoli ha interpretato solo due o tre film di quel genere, come Il cartaio e Il poliziotto della brigata criminale. La vera icona del genere poliziesco fu il suo omonimo Maurizio Merli (1940-1989), che ne girò più di una dozzina, fra cui Un poliziotto scomodo, Il commissario di ferro, Poliziotto senza paura, Poliziotto sprint, Napoli violenta, Roma violenta, Paura in città, Italia a mano armata, Roma a mano armata.
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VECCHIO E NUOVO STEMMA REALE DELLA DANIMARCA
«Le mire espansionistiche di Trump. Groenlandia, Canale di Panama, Canada. Le minacce e la visita di Trump Jr.», titola Il Foglio nella pagina degli editoriali. Nel testo si parla del nuovo stemma reale danese: «Dove prima c’erano assieme le tre corone simbolo dell’Unione tra Danimarca, Norvegia e Svezia, un orso bianco simbolo della Groenlandia e un ariete simbolo delle Far Oer, ora c’è solo l’orso».
Non è così: nel nuovo simbolo voluto dal re Frederik X l’ariete non solo c’è ancora ma è addirittura più vistoso rispetto al vecchio emblema della casa reale di Danimarca.
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Didascalia dal Corriere della Sera: «“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”, è la frase, mutuata da De Luca, con cui Wojtyla inaugurò il suo pontificato». Quindi Giovanni Paolo II rubò la frase all’attuale presidente della Regione Campania, considerato che mutuare significa «riprendere, trarre, ricavare» (Lo Zingarelli 2025). La grottesca anfibologia era evitabile con una diversa costruzione del periodo: «È la frase con cui Wojtyla inaugurò il suo pontificato e che De Luca ha mutuato».
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Dalla Repubblica: «Due ragazze e tre ragazzi, attivisti di “Ribellione animale”, ieri hanno cosparso di escrementi la teca che custodisce il quadro di Picasso Donna che legge sdraiata, all’interno di una mostra in corso a Palazzo Te di Mantova. Scopo dell’azione, denunciare la presenza dell’azienda zootecnica Levoni nella Fondazione Palazzo Te». Non è affatto un’azienda zootecnica, bensì un salumificio fondato da Ezechiello Levoni nel 1911.