
"C’È TANTA VERITÀ IN 'ADOLESCENCE': È QUESTO A SPAVENTARE E ATTIRARE" - GABRIELE ROMAGNOLI IN LODE DELLA SERIE NETFLIX CHE RACCONTA LA TERRIBILE VICENDA DI UN 13ENNE INGLESE ACCUSATO DELL'OMICIDIO DI UNA COETANEA: "IL PUBBLICO INCAPACE DI STACCARSI È QUELLO DEI GENITORI CON FIGLI DI QUELL’ETÀ. CHE NE SANNO DI QUEL CHE HANNO IN TESTA? POI MAGARI LI RITROVANO SUICIDI IN UNA CAMERA AFFITTATA IN UN’ALTRA CITTÀ (PERUGIA) DOPO UN LUNGO DIALOGO AL PC CON SADICI SCONOSCIUTI E NON CI CREDONO. HANNO COLPE? L’HANNO FATTO LORO COSÌ? O È STATO UN CASO? 'ADOLESCENCE' NON DÀ SOLUZIONI, MA TI INSEGNA CHE..." - VIDEO
Estratto dell'articolo di Gabriele Romagnoli per www.repubblica.it
C’è una (mini)serie non seriale che sta conquistando il mondo. Si chiama Adolescence e ha stracciato su Netflix produzioni inutilmente sfarzose come Il Gattopardo. Il suo successo dimostra alcune cose non scontate. Una: se gli dai qualcosa di buono il pubblico lo mangia. Due: l’algoritmo si è addormentato e mentre faceva sogni con lo stampino è venuta fuori questa creazione fuori dalle sue regole.
I protagonisti non appaiono tutti nei primi cinque minuti; alcuni scompaiono (l’investigatore tra questi) dopo la seconda puntata; altri (come la psicologa) si vedono in una soltanto; il possibile giallo finisce alla fine dell’episodio iniziale; […] ognuno è un piano sequenza monotematico: l’arresto, l’indagine, la perizia psicologica, il dolore della famiglia. […] Tre (e questa è inattesa): un altro mondo, anche televisivo, è ancora possibile.
[…] Il mainstream abbassato da anni di programmazione generalista condiscendente e azzerato dalla disillusione delle piattaforme, più piatte che forme, potrà ancora innamorarsi di qualcosa di diverso? C’è vita oltre Mad Men, Breaking bad, Better call Saul o ci si deve rassegnare ai sondaggi per cui la migliore serie mai prodotta è praticamente la prima: I Sopranos?
Adolescence riaccende la speranza. E’ composta da 4 episodi, ma non è un film annacquato. […] Sposta l’angolazione ogni volta, senza ricorrere al vecchio schema Rashomon: cambiando il punto di vista la storia non cambia, semplicemente ci entri dentro, la capisci, ti smuove, ma non ti commuove. Non fa nessuna concessione da manuale di sceneggiatura: il dialogo dura ogni volta 50 minuti, non è fiction, ma realtà in scala 1:1. Studiata e riprodotta.
Non per darti la banalità del quotidiano, ma lo straordinario dell’inaccessibile. Il claim è questa frase: “E’ assurdo quel che ti passa per la testa da ragazzino”. Lo sappiamo tutti, ma l’abbiamo rimosso. Perché l’abbiamo fatta franca, o siamo sopravvissuti, perché ci è bastato confessarlo un giorno lontano poi scampare e proseguire.
Il colloquio tra il giovanissimo colpevole e la psicologa è la chiave degli armadietti segreti, chiusi e murati. La cosa notevole è che è stato analizzato da psicologi professionisti e trovato verosimile, anzi perfetto. […]
C’è tanta verità in Adolescence: è questo, come nelle migliori tradizioni cinematografiche, a spaventare e attirare. Il pubblico incapace di staccarsi è quello dei genitori con figli di quell’età. Che ne sanno di quel che hanno in testa? Poi magari li ritrovano suicidi in una camera affittata in un’altra città (Perugia) dopo un lungo dialogo al pc con sadici sconosciuti e non ci credono. Allora guardano la quarta puntata, si specchiano nei genitori del ragazzino. […]
Hanno colpe? L’hanno fatto loro così? O è stato un caso? L’altra figlia è una meraviglia, invece: che cosa determina allora il modo in cui si cresce, si sbaglia, ci si salva o muore? E’ una grandiosa lotteria, qualcuno pensa di aver decifrato la ricorrenza dei risultati, ma è solo un’altra assurda pretesa. […] Adolescence non dà soluzioni, ma ti insegna che devi sempre dubitare di quel che credi di avere davanti, su uno schermo o in casa.