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“SONO STATO FIDANZATO CON DONNE BELLISSIME. SOLO CHE LORO NON LO SAPEVANO” – JOHNSON RIGHEIRA: “DURANTE L’ADOLESCENZA HO VISSUTO DA IMPEDITO IL RAPPORTO CON LE DONNE, ERO TIMIDISSIMO” – “COME SI SCRIVE UN TORMENTONE? SE LO SAPESSI, NE SCRIVEREI DUE ALL’ANNO” – “ERAVAMO QUELLI DELLE CANZONETTE INVECE 'VAMOS A LA PLAYA' RACCONTA SCENARI INQUIETANTI. I RIGHEIRA ERANO AVANTI, NEL FUTURO. ME NE ACCORGO QUANDO MI RIASCOLTO” – L’INCONTRO CON MICHAEL RIGHEIRA, I SOLDI GUADAGNATI (E PERSI) E I SUCCESSI “INCOMPRESI”…
Estratto dell’articolo di Maurizio Crosetti per www.repubblica.it
Johnson Righeira, e se non avessimo capito niente delle vostre canzoni? Sembravano solo tormentoni, invece c’è dentro un universo. Neanche tanto allegro.
“In effetti siamo stati incompresi per moltissimo tempo, e io ne ho sofferto. L’estate sta finendo è piena di cose perdute, Vamos a la Playa racconta tempeste nucleari. Eravamo avanti, nel futuro. Me ne accorgo quando mi riascolto”.
[…] Cominciamo dall’immaginario futurista e pop dei Righeira.
“Un brano che forse pochi ricordano, 3D, parla appunto di un futurista senza tregua con una watch-tv al polso e occhialini tridimensionali per vedere, almeno lì, la sua donna. Abbiamo cantato di clonazioni e di auto volanti: ecco, quasi tutto si è avverato”.
Radio Universal a Settimo Torinese: le dice niente?
"Lì imparai il punk, mi prese una svirgola che non è mai passata per via di un amico che comprava tonnellate di 45 giri in Inghilterra, per corrispondenza”.
E conobbe Michael, l’altro Righeira. Come andò?
“Al liceo Scientifico Einstein, inseparabili da subito. Noi due siamo stati dei classici, ma perché lo si capisse c’è voluto un sacco di tempo. Eravamo quelli dei tormentoni, delle canzonette, invece Vamos a la Playa racconta scenari inquietanti. E l’originale era persino più cupa, più triste, però i nostri produttori, i Fratelli La Bionda, intervennero in tempo. In quella canzone non si va mica a Rimini, è La Strada di McCarthy, non un cinepanettone”.
[…] Quanti soldi ha guadagnato?
"Tanti, e tanti li ho buttati via. Però non mi sono mai comprato una collana da 70 mila euro”.
Ci racconti una sperperata leggendaria.
“Ero in Romagna, avevo fatto notte, e il giorno dopo dovevo andare a Salerno per un concerto. Ovviamente non avevo sentito la sveglia, era quasi pomeriggio e dovevo partire: così, presi un taxi a Riccione. Vidi il tassametro fare il giro completo e superare il milione di lire. Alla fine, il tassista mi fece lo sconto: 900 mila lire, che tra l’altro neppure avevo in tasca. Li chiesi in prestito a Michael, gli venne un colpo. Ma ammetto che arrivare sotto il palco a bordo di un taxi bianco, sebbene in ritardo, fece la sua figura”.
Altro che post-atomico.
"Il vero post-atomico è stato il pre-atomico dell’umanità senza cellulari: se almeno ne avessi avuto uno, quella volta, per avvertire che stavo arrivando…”.
George Best era fiero dei denari sprecati. E lei?
"Io sono orgoglioso di avere guadagnato senza rubare niente e senza licenziare nessuno, regalando qualche momento di piacere a tanta gente. A volte qualcuno mi dice che siamo stati la colonna sonora di momenti d’amore, e allora penso che sono servito a qualcosa. Far parte di un certo immaginario collettivo, e di un po’ di cultura popolare, non mi lascia indifferente”.
I ricordi le tengono molta compagnia?
”Per fortuna non ricordo quasi niente, è così da quand’ero ragazzo, e questo mi obbliga a pensare al futuro”.
Certo che Vamos a la Playa, perdoni l’insistenza…
“Più l’ascolto e più penso che è unica: non assomiglia a niente. Era un concetto di pop pieno di influenze, però sempre per i fatti nostri”.
[…] “Sto diventando grande, lo sai che non mi va”. Perché?
"Ci penso ogni giorno, è il mio chiodo fisso. Ma poi la canzone dice: ‘Anche se non mi va’. L’ineluttabile”.
[…] Ci parli di quegli occhialini lunghi e stretti.
“Un’altra citazione, da No tengo dinero. Come gli stivaletti con la zeppa. Gli occhiali li ho comprati in un sito cinese, costano 3 euro. Ne ho ordinati un po’”.
Lei ci sembra un artista malinconico: sbagliamo?
"Durante l’adolescenza ho vissuto da impedito il rapporto con le donne, ero timidissimo, sicuro di non poter piacere a nessuna. L’estate sta finendo la scrissi che avevo vent’anni: parlava della fine di un amore, eppure io non ne avevo mai vissuto uno”.
[…] Si pensa che i musicisti siano sempre circondati da donne bellissime. Invece?
“Sono stato fidanzato con molte di loro, soltanto che loro non lo sapevano”.
Prima domanda scema: come si crea un tormentone?
“Prima risposta scema: se lo sapessi, ne scriverei due all’anno. Quando succede è per magia, e ti sembra la cosa più normale del mondo. Quando misi le mani su un cavolo di sintetizzatore, in una cavolo di cantina, e mi venne al volo il ritornello di Vamos a la Playa, immediatamente pensai: bene, è una figata! Una canzone di successo nasce sempre da un’intuizione, e mai in sala operatoria per accontentare un algoritmo”.
[…] Che fine ha fatto l’altro Righeira?
"Ogni tanto ci sentiamo, ma non per parlare di musica, lì non abbiamo più niente da dirci. Ci siamo incontrati al funerale di Carmelo La Bionda e ci siamo anche abbracciati. Poi, non c’è più la necessità di frequentarci, dopo tanti anni trascorsi in simbiosi. E’ la vita, succede”. […]
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