nanni delbecchi travaglio montanelli

“L’ITALIA, IL PAESE DELL’OPERETTA” - 34 ANNI DOPO TANGENTOPOLI ARRIVA IN LIBRERIA IL GIALLO STORICO A SFONDO POLITICO DI NANNI DELBECCHI (“I MISTERI DI VIA DELL’ANIMA”) CHE NEL 1991 INDRO MONTANELLI AVEVA COMMISSIONATO ALLA ATTUALE FIRMA DEL “FATTO QUOTIDIANO” – TRAVAGLIO: “COME DELBECCHI RACCONTA, DI QUESTO GIALLO INDRO GLI AVEVA SUGGERITO ANCHE L’INCIPIT. TUTTO DOVEVA RUOTARE INTORNO AL POLVERONE DOPO LA SCOPERTA DI “GLADIO”, ORGANIZZAZIONE CLANDESTINA ANTICOMUNISTA SORTA IN MOLTI PAESI NATO. UN TEMA PERFETTO PER RACCONTARE L’ITALIA DOVE APPENA UN MISTERO SI SCIOGLIE NE NASCONO DUE…”

Da ilfattoquotidiano.it

nanni delbecchi cover

Correva l’anno 1991. La Prima Repubblica governata da Democrazia Cristiana e Partito Socialista era al tramonto, ma ancora non lo sapeva nessuno. Qualcuno però quegli ultimi giorni di Pompei li fiutava; e, quanto a fiuto, Indro Montanelli, allora direttore del “Giornale“, non è mai stato secondo a nessuno.

 

Sul finire dell’anno Montanelli propose al critico televisivo del “Giornale” Nanni Delbecchi – oggi firma del Fatto Quotidiano – di scrivere un feuilleton, ossia un romanzo d’appendice da pubblicare una puntata al giorno, come usava una volta sui quotidiani. Non solo: gli disse come e in quale via di Roma doveva avere inizio il filo da dipanare, e che in quel filo dovevano comparire tutti i politici di allora: Andreotti, Craxi, Cossiga, Bossi…

 

Il terremoto Tangentopoli fece saltare il progetto, e solo ora, trentaquattro anni dopo, l’instant book voluto da Montanelli è diventato un giallo storico a sfondo politico sul filo del grottesco, a tratti dichiaratamente comico. Oggi la Seconda repubblica ci fa ridere per non piangere; ma anche la Prima non scherzava. Questa è la storia della storia dei Misteri di via dell’Anima, in uscita il 26 marzo per Aliberti Editore.

 

 

MISTERI DI VIA DELL’ANIMA

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo in esclusiva la postfazione del direttore Marco Travaglio:

 

marco travaglio

Ora posso confessarlo: quando Antonio Padellaro mi propose la follia di fondare un nuovo giornale, uno dei motivi che mi spinsero a dirgli subito di sì – oltre al fatto che non sapevo più dove scrivere – fu che vi avrei respirato aria di Montanelli. Quel profumo, al di là del suo talento che rimarrà per sempre unico al mondo, mi mancava dal 22 luglio 2001, quando il grande Indro morì. E in effetti ritrovarci in un giornale tutto nostro, liberi come a me era capitato soltanto al «Giornale» e alla «Voce», è stato ed è un privilegio unico. Arricchito dalla compagnia di colleghi e amici che vengono anch’essi da quelle due esperienze indimenticabili. Uno dei più talentuosi e dunque montanelliani è Nanni Delbecchi, che ora s’è deciso a scrivere e a pubblicare questo romanzo giallo di appendice, I misteri di via dell’Anima, che Montanelli gli aveva commissionato oltre trent’anni fa.

nanni delbecchi

 

 

 

Mi torna alla mente ciò che scrisse Montanelli a Emilio Cecchi il 16 febbraio 1953, nella lettera in cui gli anticipava l’“Incontro” che lo vedeva protagonista in uscita sul «Corriere della Sera»: «Ci troverai parole che non hai pronunciato, ma che il mio fiutaccio, del quale incondizionatamente mi fido, mi dice che avresti potuto pronunziare».

 

Gli “Incontri” sono la quintessenza di Montanelli: ritratti d’autore giocati sul confine impalpabile tra il vero e il verosimile, capaci di insinuare che la famosa realtà non è sempre così reale come lascia intendere. «Preferisco scrivere un ritratto vero con aneddoti falsi che un ritratto falso con aneddoti veri», spiegava lui. Tutto il contra­rio delle consapevoli manipolazioni dell’era digitale, le fake news costruite in laboratorio magari con l’ausilio dell’AI e col preciso e consapevole intento di inquinare i fatti.

 

Per Montanelli il vero e il verosimile sono gemelli diversi che possono diventare amici, ma prima di tutto vanno fiutati. Solo in cabina elettorale era il caso di turarsi il naso allora (figuriamoci adesso). Anche quando – controvoglia (e come lo capisco) – gli toccò di fare il direttore, si fidava sopra ogni cosa delle sue narici, come il suo maestro Leo Longanesi. Nella redazione del «Giornale» in via Gaetano Negri a Milano, gli capitava di chiedere editoriali o corsivi a grandi firme come a praticanti sconosciuti.

marco travaglio indro montanelli

 

E lo faceva senza troppi preamboli, se il fiuto gli suggeriva che fosse il caso. Quando commissionò su due piedi I misteri di via dell’Anima a Nanni, aveva in testa qualcosa di antico e al contempo di moderno. Voleva resuscitare sulla prima pagina del «Giornale» i gloriosi feuilleton, i romanzi di appendice a puntate nati nei quotidiani dell’Ottocento, sebbene la letteratura italiana non avesse una gran tradizione nel giallo e nel noir e i nostri autori, per farsi leggere, assumessero pseudonimi anglosassoni.

 

 

indro montanelli

Tutto però cambiò negli anni Novanta: il naso di Montanelli sembrò fiutare, un attimo prima che esplodesse, il fenomeno Camilleri, il big bang editoriale che trasformò gli italiani in un popolo di poeti, di santi e di giallisti.

 

Come Delbecchi racconta, di questo giallo a sfondo politico il direttore gli aveva suggerito anche l’attacco, l’incipit, proprio come si fa con i pezzi di cronaca. Tutto doveva ruotare intorno al polverone che si era sollevato all’indomani della scoperta di “Gladio”, organizzazione clandestina anticomunista sorta in molti Paesi nato e ormai in disarmo dopo la caduta del muro di Berlino. Un tema perfetto per raccontare l’Italia come il Paese dove l’immaginazione supera sempre la realtà, dove l’inverosimile scavalca il verosimile, dove appena un mistero si scioglie ne nascono due.

cossiga

 

Non più il Paese del melodramma: il Paese dell’operetta.

 

Grazie al suo fiutaccio, Montanelli aveva intuito prima di tutti che il giallo poteva diventare un abito letterario su misura per l’Italia. Trent’anni dopo, I misteri di via dell’Anima sono diventati un romanzo storico ambientato negli ultimi giorni della Prima Repubblica, un giallo sul filo della parodia, dove tragico e grottesco procedono all’unisono come le gemelle Kessler, come il vero e il verosimile, come il fiuto di Indro Montanelli e la scrittura di Nanni Delbecchi.

nanni delbecchiGLADIOnanni delbecchi riccardo mannelli foto di bacco

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