"LA QUERELA DI VALDITARA MI ROVINA IL NATALE, MI SENTO VIOLATO. È UN'INTIMIDAZIONE CIVILE A CHI ATTACCA IL POTERE" - NICOLA LAGIOIA SCAPOCCIA DOPO LA CITAZIONE IN GIUDIZIO PER DIFFAMAZIONE DA PARTE DEL MINISTRO "PERMALOSO". LA SUA COLPA CONSISTEREBBE NELL'AVER CRITICATO, DURANTE “CHE SARÀ” DI SERENA BORTONE, UN TWEET DI VALDITARA SULLA LIMITAZIONE DEGLI STRANIERI NELLE CLASSI ITALIANE: “DAVVERO VUOLE VIVERE IN UN PAESE IN CUI CHI OSA DIRE CHE UN MINISTRO SCRIVE MALE DEVE PAGARE 20MILA EURO? SAREBBE ORRIBILE" – LA DIFFERENZA RISPETTO AL CASO RAIMO – VIDEO
Questo è il video a causa del quale il ministro Valditara vuole trascinarmi in tribunale, chiedendo 20.000 euro di danno. Giudicate voi se volete vivere in un paese in cui non si può criticare un potente in questo modo. pic.twitter.com/HAAIPdCbof
— Nicola Lagioia (@NicolaLagioia) December 17, 2024
Francesco Rigatelli per "la Stampa" - Estratti
«Davvero Valditara vuole vivere in un Paese in cui chi osa dire che un ministro scrive male deve pagare 20mila euro? Sarebbe orribile». Lo scrittore Nicola Lagioia, 51 anni, barese, ha appena vinto quattro premi Ubu con lo spettacolo teatrale tratto dal suo romanzo La ferocia (Einaudi) e tornato ieri a casa a Roma ha trovato in portineria una citazione in giudizio per diffamazione. La sua colpa consisterebbe nell'aver criticato il 30 marzo scorso, durante Che sarà di Serena Bortone su Rai 3, lo stile di un tweet del ministro dell'Istruzione sulla limitazione degli stranieri nelle classi italiane.
Come l'ha presa?
«Più che una querela l'ho trovata un'intimidazione civile. Il ministro mi chiede dei soldi per aver ironizzato su un suo tweet, tra l'altro sostenendo di avermi proposto una mediazione che non mi è mai arrivata».
In tv lei ha detto: «Molti bambini stranieri probabilmente dimostrerebbero di padroneggiare l'italiano meglio di Valditara, che ha scritto un tweet totalmente sgrammaticato di cui anche lui stesso si è scusato. Se facessimo un test di italiano, molti di questi studenti lo passerebbero e il ministro lo fallirebbe». Ha esagerato?
«No, tra l'altro ho detto che "probabilmente" lo fallirebbe. Non lo trovo eccessivo, anzi ritengo grave che il ministro si sia offeso. Ci possono essere dei figli di immigrati che sanno l'italiano meglio di lui, e anche di me. Valditara dimostra disprezzo per questo tipo di storie».
Da professore universitario è così strano che si sia offeso?
«Se fosse così peccherebbe di tracotanza. Se si è permalosi non si può fare il ministro. A me da scrittore e da direttore del Salone del libro hanno detto di tutto e non mi sono sentito diffamato. E poi io ho solo ironizzato su una vicenda commentata da tutti e da lui stesso rettificata, non l'ho insultato».
Un ministro non dovrebbe querelare mai?
«I liberi cittadini devono poter criticare e prendere in giro i potenti, altrimenti viene meno la democrazia. Valditara spiega poi che la libertà di espressione è sacra, mentre in realtà cerca di schiacciarla».
Insomma, non cambierebbe nulla del suo operato?
«Niente, ma se posso ironizzare ancora visti i dati Ocse aggiungerei che il test d'italiano dovremmo farlo tutti quanti».
E dire che la premier Meloni a ottobre aveva ritirato la querela contro Canfora...
«Lui aveva usato un'espressione molto forte, "neonazista nell'animo", ma lei ha fatto bene a toglierla».
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Non chiedo la grazia a Meloni.
Certo sono deluso, perché nel suo discorso di insediamento aveva aperto al dissenso mentre non è stata conseguente, per esempio con gli studenti».
CARLO NORDIO, GIUSEPPE VALDITARA E ALESSANDRO GIULI CON LA KIPPAH
C'è anche il caso di Christian Raimo, scrittore e insegnante sospeso tre mesi dal ministero per aver detto che «Valditara va politicamente colpito perché è un bersaglio debole, come si colpisce la Morte nera in Star Wars».
«Sì, è un po' diverso perché lui è stato sospeso in quanto dipendente del ministero. Io non ho un legame diretto con Valditara, anche se un professore che volesse invitarmi a parlare a scuola ora ci penserebbe due volte. Nella diversità dei casi si avverte un odio simile, come se fossimo pericolosi avversari. Veniamo disprezzati».
Siete anche funzionali a una certa propaganda?
«È possibile che veniamo usati come strumento di distrazione dai problemi reali, anche se mi domando come i politici occupino il loro tempo. Davvero il ministro dell'Istruzione non ha di meglio da fare che pensare a noi? Non so lui, ma io mi sento derubato del mio tempo per questa vicenda. E da autore molto tradotto comincio a fare fatica a parlare bene dell'Italia quando vado all'estero».
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Si aspetta la solidarietà del ministro della Cultura Giuli?
«Francamente sì, non so come possa tollerare che un suo collega trascini in giudizio uno scrittore».
Quando venne nominato Giuli lei aprì al dialogo con lui, com'è andata?
«C'è stato un confronto dopo la Buchmesse in cui gli ho chiesto di adoperarsi per l'editoria. Ora però deve esprimersi su queste querele, altrimenti non può essere un interlocutore autorevole per il mondo del libro. Capisco la sua situazione complicata, ma deve dimostrare di essere indipendente».
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In conclusione, si sente un martire?
«No, mi sento violato e di vivere in un Paese in cui succedono cose strane. Autori meno noti non saprebbero come difendersi, mentre io sono privilegiato».
Che Natale sarà per lei?
«La mia vita e i miei impegni sono stati sconvolti. Non ho lo staff del ministro, devo fare tutto da me: le telefonate, le interviste, gli avvocati, a discapito di affetti e regali. Valditara mi ha un po' rovinato il Natale. Questo forse lo farà godere, ma anche io godo di non essere lui. A ciascuno il proprio godimento».
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