
“IL RISORGIMENTO FU IL TEMPO DELLA NOSTRA STORIA NEL QUALE MOLTI ITALIANI NON HANNO AVUTO PAURA DELLA LIBERTÀ: OGNUNO SI SENTIVA PARTECIPE DI UNA PATRIA COMUNE” – LE PAROLE DI LUCIO VILLARI, LO STORICO SCOMPARSO A 91 ANNI - CON IL FRATELLO ROSARIO FIRMO’ UNO DEI MANUALI DI STORIA PIÙ DIFFUSI IN ITALIA COME “LA SOCIETÀ NELLA STORIA” - IL RICORDO DI GIANNI OLIVA: PER LUCIO VILLARI, SCHIERATO NEL CAMPO PROGRESSISTA E NEL 1999 CANDIDATO ALLE EUROPEE NELLA LISTA PRODI, IL RICHIAMO ALL’ITALIA UNITA CHE ENTRAVA “NELL'EUROPA MODERNA DELLE COSTITUZIONI” ERA UN PROGETTO POLITICO, “L'ORIZZONTE DELLA NOSTRA IDENTITÀ NAZIONALE E DEL…
Gianni Oliva per "la Stampa" - Estratti
A 91 anni se n'è andato Lucio Villari.
Per generazioni di studenti "il Villari" è stato il manuale di storia per antonomasia: pubblicato alla fine degli anni '60 da Laterza con un'inconfondibile copertina rossa e firmato insieme al fratello Rosario, il volume aveva un'impostazione innovativa, problematizzava gli avvenimenti anziché elencarne le tappe, ricercava le spiegazioni nelle dinamiche economico-sociali, proponeva una lettura dialettica del passato.
Per le generazioni formatesi nel '68 e nelle successive inquietudini degli anni '70, refrattarie all'erudizione tradizionale e affannosamente alla ricerca di un sapere critico, "il Villari" era la dimostrazione che la storia rappresentava una miniera di suggestioni, di domande, di interpretazioni e che nulla aveva a che vedere con le sequenze aride di date: la storia dei re e degli imperatori cedeva il passo alla storia dei movimenti delle donne e degli uomini, delle grandi trasformazioni sociali e politiche, delle loro condizioni di vita e di lavoro, e in questo modo trasmetteva un'idea nuova di società e di civiltà.
Nato a Bagnara Calabra nel 1933 e presto approdato all'insegnamento universitario, Lucio Villari è stato figlio (come molti storici della sua generazione) della scuola francese delle Annales di Marc Bloch e Lucien Febvre, con la quale ha scoperto l'importanza della cosiddetta "vita materiale" dei popoli: ma ha saputo aggiornarne l'insegnamento, proiettando quella stessa vita nella dimensione dei grandi avvenimenti epocali e cogliendo il senso profondo della indivisibilità della storia.
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Per ironia del destino, Lucio Villari se n'è andato il 16 marzo, il giorno prima di quello in cui nel 1861 il Parlamento riunito a Palazzo Carignano proclamò Vittorio Emanuele II "re d'Italia". È una data di cui pochi si ricordano e che non trova spazio nel calendario della liturgia civile, così come dimenticato è il processo risorgimentale che quel giorno si compiva. Villari ne era consapevole e in età ormai avanzata aveva affidato le sue riflessioni ad un saggio significativamente intitolato Bella e perduta, l'Italia del Risorgimento, un testo pieno di idealità e di malinconia, da rileggere alla luce del presente:
«Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura della libertà, l'hanno ricercata e hanno dato la vita per realizzarla. È stato il tempo del Risorgimento, quando la libertà significava la verità e ognuno si sentiva partecipe di una patria comune».
Villari si riferiva all'Italia dell'unità storica e culturale, che affermava la sua indipendenza politica e si affrancava dalle molte subalternità alla Chiesa del potere temporale, ma soprattutto all'Italia che «faceva il suo ingresso nell'Europa moderna delle costituzioni, dei diritti dell'uomo e del cittadino, del senso della giustizia e del valore dell'eguaglianza ereditati dalla rivoluzione francese». In quella "patria" vi erano tanti valori, dall'impostazione laica e cavouriana della «libera Chiesa in libero Stato», a quella attenta alla dignità morale insegnata da Mazzini, a quella dei democratici sensibili al tema della riforma agraria, a quella di Garibaldi e delle battaglie per l'emancipazione degli umili.
Per Lucio Villari, saldamente schierato nel campo progressista e nel 1999 candidato alle Europee nella lista Prodi, quel richiamo era in realtà un progetto politico, «l'orizzonte della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico»: perché Villari, come tutti i grandi storici, sapeva studiare il passato per leggere il presente.
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lucio villari
lucio villari foto di bacco
lucio villari nel presepe di casa dago insieme a de crescenzo, laurito, arbore, nicolini, bracardi, pepe, zaccagnini, rangeri, salvatori....