
"NON HO MAI GIRATO UN FILM PENSANDO A QUALI POTESSERO ESSERE I GUSTI DEL PUBBLICO" - NANNI MORETTI CONFERMA QUEL CHE TUTTI PENSAVANO: IL SUO CINEMA E' IL TRIONFO DELL'OMBELICO IDEOLOGICO - IL REGISTA, “SPLENDIDO SETTANTENNE”, SI RACCONTA: DA "ECCE BOMBO" ALLE COMPARSE DI "PALOMBELLA ROSSA" CHE ALLE TRE DI NOTTE VOLEVANO I CORNETTI - "LA CRITICA? CHIUNQUE PUÒ DIRE QUALUNQUE COSA DEL NOSTRO LAVORO. NON REPLICO MAI. FINE DEL CAPITOLO" – "HABEMUS PAPAM? NE "IL CONCLAVE" C’E’ TUTTO QUELLO CHE NEL MIO FILM NON INTERESSAVA RACCONTARE…” – VIDEO
Fulvia Caprara per “La Stampa” - Estratti
Nanni Moretti si guarda allo specchio, non parla di politica, anche se una settimana fa era a Roma, in piazza del Popolo, a manifestare per l’Europa, e non parla nemmeno del suo nuovo film (guai a insistere) anche se si sa che è già partito il casting, che sarà prodotto da Fandango di Domenico Procacci e che queste settimane coincidono con la fase della sceneggiatura, firmata insieme a Federica Pontremoli e Valia Santella.
A vedere e rivedere Ecce Bombo, sono arrivate, ieri mattina, nell’aria ventosa di una domenica al Sud, folle di spettatori di ogni età, che si spellano le mani durante e alla fine dell’incontro e della proiezione, che si spintonano per ottenere autografi e selfie, che scoprono, ancora una volta, grazie alla retrospettiva completa del Bif&st, il mondo conoscitivo di un autore austero e divisivo, autoironico e mai assolutorio: «Quando ho iniziato – racconta Moretti, prima di ricevere il Premio “Bif&st Arte del Cinema” -, c’erano tre cose che mi venivano assolutamente naturali.
Parlare del mio ambiente politico, sociale, generazionale, prenderlo in giro e quindi prendere in giro me stesso, stare non solo dietro la macchina da presa, ma anche davanti, non tanto come attore, ma come persona». Dividendo in capitoli carriera, modi e forme dell’ispirazione, Moretti traccia il suo autoritratto, si auto-riprende per aver allungato i tempi dell’incontro («sto un po’ sforando»), si concede ai fan, fa gli auguri a tutti: «Per l’amore, per la salute, per il lavoro».
Regista, ma anche esercente, produttore e organizzatore di una rassegna dedicata ai giovani talenti. Che cos’è il cinema per lei?
«Oltre ad essere regista faccio altri lavori, ma questo non vuol dire che mi senta un paladino investito da una missione. Faccio cose non per dovere, ma per piacere, perché amo alternare la regia con impegni diversi, perché trovo che questo sia un giusto arricchimento e completamento del mio mestiere».
(...) Io non l’ho mai pensato, non ho mai snaturato il mio cinema, Ecce Bombo e Io sono un autarchico sono due film imparentati, l’ambiente è simile, così come l’ironia e il modo di dirigere gli attori. Né allora né oggi giro film pensando a quali possano essere questi presunti gusti del pubblico».
Alcune battute di Ecce Bombo e di Io sono un autarchico sono entrate a far parte del lessico italiano. Per esempio “il dibattito no”, da dove nasceva quell’esclamazione?
nanni moretti - premiato al festival di venezia per il restauro di ecce bombo
«Nel ’73 andai a Venezia, per mostrare i miei cortometraggi, in un cinema che aveva una piccola platea e un’ altrettanto piccola galleria. Dopo la proiezione, chiesi agli spettatori se ne volevamo parlare, nessuno parlò, da quel trauma è nata la battuta “no, il dibattito no”».
Alcuni suoi film fanno parte della storia del cinema perché colgono l’aria del tempo. È così secondo lei?
«Avevo antenne piuttosto sviluppate per intercettare quello che stava succedendo, molto di più di quanto non sia oggi, facevo meno fatica a scrivere sceneggiature, forse anche perché adesso sono più esigente. Per esempio, in Ecce Bombo, c’era il racconto degli inizi delle radio libere e delle tv private. Avevo 29 anni, abitavo ancora con i miei genitori, avevo già fatto tre film, ma da lì non mi muovevo, e ricordo che di sera e di notte, a casa, con un piccolo registratore, mi mettevo vicino alla radio e registravo i dialoghi».
Certe volte è riuscito addirittura a raccontare storie profetiche. Come in Habemus papam. Quest’anno c’è stato un film, Conclave, che ha ritratto lo stesso ambiente, in un modo completamente diverso. L’ha visto?
«Si, nella sceneggiatura c’è tutto quello che, nel mio film, ho voluto mettere da parte, intrighi, pacchetti di voti, ambizioni… c’è proprio la descrizione di quello che a me, in Habemus papam, non interessava raccontare. Lì, al centro di tutto, c’era il terrore di essere eletto Papa che aveva Michel Picccoli. Detto questo, Conclave, come film di Natale, si guadagna la pagnotta…».
Sta scrivendo il nuovo film, con due sceneggiatrici. Come lavora in compagnia?
«Leggo i dialoghi ad alta voce, voglio che non rimangano sulla pagina, che vivano, attraverso il suono delle parole, che certe volte possono suonare false o troppo letterarie. Apro una parentesi… per un regista lavorare con uno come Silvio Orlando è una manna dal cielo, riesce a rendere vero anche il dialogo più finto. Se lo arrotonda, lo fa suo, lo umanizza».
Che rapporto ha con gli attori?
«Questo riguarda il capitolo recitazione. Per Ecce Bombo non ho fatto provini, mi vergognavo, la ragazza che dice “giro, faccio cose, vedo gente”, Cristina Manni, l’ho scelta dopo averne presa un’altra. Andai a trovare il regista Peter Del Monte che, aveva dieci anni più di me, gli feci vedere delle foto in bianco e nero, non avevo altro. Quando arrivò quella di Cristina, mi disse “devi prendere lei, questa è una faccia adatta al tuo cinema”. Seguii il suo consiglio e fui fortunato».
Ha diretto anche suo padre.
«Sì, lo obbligavo, insegnava all’università Epigrafia greca, ero molto più determinato di oggi, mi facevo meno scrupoli. Gli ho affidato ruoli in tanti film, come attore aveva talento, sicuramente più di me».
Gian Luca Farinelli nanni moretti
Com’è il suo rapporto con la critica?
«Chiunque può dire qualunque cosa del nostro lavoro. Io non replico mai. Fine del capitolo».
"FACCIO COSE, VEDO GENTE"
Estratti dell’articolo di Arianna Finos per la Repubblica
Per “Ecce bombo non ho fatto provini, mi vergognavo, come regista, di sottoporre attori a provini, mi imbarazzavo per loro. Andai a trovare il mio amico Peter Del Monte, dieci anni più grande di me, mi diceva ‘possiamo fare a cambio di pubblico, il mio è difettoso il tuo sano’, e gli feci vedere le foto delle attrici.
All’epoca i book li facevano due fotografi, uno metteva come sfondo di tutti un pagliaio. Mostro a Peter le foto in bianco e nero, 18 per 24, nella sua casa di Monteverde, lui indica Cristina Manni ‘è una faccia da tuo cinema, devi prendere lei’. Sono stato fortunato, è stata bravissima: ‘Faccio cose, vedo gente…’”. Moretti racconta il coinvolgimento del padre – docente di epigrafia greca – obbligato a recitare nei suoi film: “Era più bravo di me”.
La scommessa di Moretti è stata mescolare professioni e parenti, amici. Coinvolgere le comparse. “Oggi ho più affetto e solidarietà verso attori e attrici. Allora per me erano pedine di un gioco che orchestravo”. Ricorda il pubblico di comparse sugli spalti ad Acireale di Palombella rossa: “Volevo che lui giocasse in trasferta con un pubblico incontro. I figuranti erano magnifici, ma ricordo alle tre di notte che si misero a urlare: Nanni Moretti vogliamo li cornetti”.
nanni moretti al quirinale
NANNI MORETTI ASIA ARGENTO PALOMBELLA ROSSA
NANNI MORETTI TEATRO CARIGNANO TORINO 55
nanni moretti a teatro
nanni moretti - premiato al festival di venezia per il restauro di ecce bombo