IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE VA UN GRANDE CARATTERISTA DEL NOSTRO CINEMA, LUIGI LEONI, 89 ANNI, BUFFO, SPILUNGONE, SPECIALIZZATO IN RUOLI DI PRETI E PRETINI, MA ANCHE LADRO, CLOWN, BALLERINO, AMATO DA FEDERICO FELLINI, DA LUIGI ZAMPA E DA ALBERTO LATTUADA, MA RECITÒ ANCHE PER DINO RISI. FA DI TUTTO, IN QUALSIASI STRAVAGANZA, NON NASCONDE NEMMENO LA SUA OMOSESSUALITÀ, COSA CHE LO RENDE, PENSO, UNA DELLE PRIMISSIME FIGURE DI GAY NELLA NOSTRA COMMEDIA. SENZA PERÒ DIVENTARE UNO STEREOTIPO…
Marco Giusti per Dagospia
Se ne va un grande caratterista del nostro cinema, Luigi Leoni, 89 anni, buffo, spilungone, specializzato in ruoli di preti e pretini, ma anche ladro, clown, ballerino. Amato da Federico Fellini, che lo volle in “81/2”, “Satyricon”, “”I clown”, “Casanova, “Ginger e Fred”, da Luigi Zampa, che lo fece esordire in un ruolo di compare ladro di Alberto Sordi in “Ladro lui, ladra lei” e lo ripropose ne “Il vigile” e “Gli anni ruggenti”, ma anche da Alberto Lattuada, che lo scelse per “La mandragola” assieme a Totò.
Ma recitò anche per Dino Risi, ne “Il vedovo”, con Sordi, che lo aveva molto aiutato agli esordi della carriera, e ne “Il mattatore” con Vittorio Gassman. Ma in realtà fa di tutto, in qualsiasi stravaganza. Recita con Laura Betti scambiandosi i ruoli maschio/femmina nell’episodio “La terra vista dalla luna” di Pier Paolo Pasolini con Totò all’interno del film “Le streghe”. Recita con Monica Vitti e Dirk Bogarde in “Modesty Blaise” di Joseph Losey. Lo troviamo ne “La bisbetica domata” di Franco Zeffirelli con Richard Burton e Elizabeth Taylor.
Ma il film a cui teneva di più era “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini, dove interpreta finalmente un ruolo più serio e disteso come quello del maestro di Pinocchio. Nato nel 1935 a 59 km da Roma, a Casperia, quando ancora si chiamava Aspra Sabina, nel dopoguerra scende a Roma e fa il suo esordio grazie a Alberto Sordi e Luigi Zampa nel piccolo capolavoro della commedia all’italiana che è “Ladro lui, ladra lei”,, presto seguito da una serie di film con Sordi di grande popolarità. Lungo lungo, magrissimo, vestito con assurdi pullover è perfetto come socio di truffe e truffette di Alberto Sordi.
Non nasconde nemmeno la sua omosessualità, cosa che lo rende, penso, una delle primissime figure di gay nella nostra commedia. Senza però diventare uno stereotipo. "Era il primo di tutti noi", mi disse parlando di Luigi Franco Caracciolo, che invece azzardò più volte il macchiettone gay nelle commedie. Fellini lo ricostruisce come pretino in “8 ½” e ne fa un personaggio felliniano di immediata riconoscibilità. Ma negli anni ’60, nella nostra commedia, tra Zampa, Risi, Lattuada, fa veramente di tutto.
Lo ricordo anche in un ruolo più grande nel curioso, fumettistico erotico “Zenabel” di Ruggero Deodato. Con la fine della commedia classica, lo troviamo sparso un po’ qua e un po’ là, tra un “Maresciallo Rocca” in tv, apparizioni nel Pierino di Umberto Lenzi, in “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”. Ritrova Fellini in “Ginger e Fred”, finisce nel calderone di “Il nome della rosa”, perfino nel “Paganini” di Klaus Kinski.
Molto amato sia da Nino Frassica che da Stracult, dove trovate la sua unica intervista, ebbe il suo momento di gloria in tv negli assurdi premi di Nino Frassica, assieme a Mario Marenco, Tony De Bonis, il sor Clemente. Personaggio leggero di un cinema meraviglioso e ormai lontano, con il suo numero da ballerina, Luigi portava un po’ di leggerezza al programma e alle nostre pretese di fare cultura cinematografica in tv.
Mi dice Silvia Corso che era molto attivo anche negli anni d'oro del teatro underground romano e nella scena queer. Fecero assieme l'Actor Sudios sotto la direzione di Roger Beaumont e un notevole "aspettando Godot" con Massimo Sarchielli.
Luigi Leoni faceva Lucky, l'uomo cane e Silvia una sorta di pazza. Ugo Tognazzi veniva spesso a vederli, anche perché alla fine della commedia la scena si tramutava in una sorta di happening newyorkese, il primo che si facesse a Roma.
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