piero paolo villaggio

“SAREI STATO TOSSICODIPENDENTE ANCHE CON UN ALTRO PADRE. È UNA MALATTIA, COME PER LUI IL DIABETE CHE POI LO HA UCCISO” – PIERO, IL FIGLIO DI PAOLO VILLAGGIO, RICORDA IL RAPPORTO CON IL PADRE E LA PARENTESI DELLA DROGA: "GLI RICONOSCO DI NON ESSERSI VERGOGNATO DI ME. SONO ORGOGLIOSO DI TUTTO QUELLO CHE HA FATTO, COMPRESO PORTARMI DA MUCCIOLI. LO FECE CON UNA INTERPRETAZIONE DA OSCAR” – LA MORTE PER OVERDOSE DELLA FIDANZATA DI ALLORA, MARIA BEATRICE FERRI, NEL 1983: “ANCHE ALLORA MIO PADRE NON MI HA VOLTATO LE SPALLE. FORSE GLI RIMPROVERO DI AVERMI…” – LIBRO+VIDEO

 

 

Elvira Serra per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

Le piaceva di più Fantozzi, Fracchia o il professor Kranz?

piero e paolo villaggio

«Mi hanno sempre chiamato tutti il figlio di Fantozzi. Quindi direi lui: siamo cresciuti insieme».

 

Il suo film preferito?

«In assoluto, Il segreto del bosco vecchio, di Ermanno Olmi. Perché ho potuto apprezzare davvero le doti di attore di mio padre».

 

Pierfrancesco Villaggio, per tutti Piero come lo zio paterno che insegnava matematica alla Normale di Pisa («Ma nonostante abbia tentato in ogni modo di farmi appassionare, per me parlava un’altra lingua»), dopo Elisabetta è il secondogenito dell’attore, scrittore e comico scomparso nel 2017 per le complicazioni dal diabete.

 

Sessantadue anni, sposato con Elisabetta De Bernardis, hair stylist per il cinema, accetta di parlare del padre — che per tutta l’intervista chiamerà Paolo, mai papà — nella casa romana di sua madre Maura, a pochi giorni dal ritorno al cinema Barberini del primo Fantozzi (il 27 marzo), restaurato per l’occasione.

piero villaggio

In libreria, invece, sono appena tornate le Lettere di Fantozzi , per Rogas Edizioni.

 

Il primo ricordo con lui?

«Ho dei ricordi bellissimi di quando andavamo insieme allo stadio a vedere la Lazio, che tifavo io: lui è sempre stato della Samp».

 

Il calcio vi univa?

«Il calcio era solo nostro. Abbiamo girato l’Europa per vedere la Samp o il Milan, quando ci invitava Berlusconi: all’andata viaggiavamo con lui sull’aereo privato, al ritorno però non c’era mai».

Vi siete goduti i tempi di Vialli e Mancini insieme.

«Ero molto orgoglioso di mio padre, lo trattavano tutti in modo ossequioso. Vialli e Mancini provavano a fargli fare delle battute, ma lui non era molto dell’idea».

paolo villaggio cover

 

Non era divertente nel privato?

«Quando faceva lo spiritoso, lo era moltissimo. Ma non era sempre così».

 

(...)

 

Delle donne di Fantozzi, Milena Vukotic, Anna Mazzamauro e Liù Bosisio, suo padre chi preferiva?

«Le considerava tutte grandi attrici, ma la Mazzamauro gli piaceva un po’ meno. La mia preferita era la Vukotic».

 

 

 

Suo padre era molto amico di Fabrizio De André. Che ricordo ha?

«Veniva spesso a trovarci a Roma. Quando al mattino uscivo per andare a scuola, lo trovavo che dormiva vestito sul divano del salotto. Gli chiedevo perché non andasse a letto, ma a lui piaceva così».

 

Avevano scritto insieme Carlo Martello. Li ha mai sentiti cantare?

«No, questo non è mai successo. Ricordo invece che mi impressionai molto quando lo rapirono, anche perché mia madre per un momento fraintese: aveva capito che avevano sequestrato me».

 

Fellini?

«Paolo aveva per lui un rispetto reverenziale».

elisabetta villaggio pierfrancesco villaggio

 

Benigni?

«Era bello pazzariello, molto simpatico».

 

Alla prima di Fantozzi, al Barberini, lei aveva 12 anni.

«Ed ero sempre attaccato a Paolo. Quando partì il film noi sgattaiolammo in periferia per vedere le reazioni della gente comune al cinema. Lui si tranquillizzò solo quando cominciarono a ridere».

 

Le dava fastidio, se lo fermavano per strada?

«Mi infastidivo quando ci interrompevano e io gli stavo dicendo qualcosa di importante per me. Ma riconosco come un pregio che sia stato così generoso con i suoi fan. Solo alla fine si spazientiva, ma era la malattia».

luca bergamo e piero villaggio

 

E con lei e sua sorella è stato generoso?

«Con me troppo. Forse gli rimprovero di avermi viziato, anche se ai tempi mi guardavo bene dal protestare».

 

Può fare un esempio?

«Alle medie mi bocciarono e lui, che stava girando un film in Brasile, mi comprò un biglietto in prima classe per raggiungerlo. Oppure facevo l’album delle figurine, come tutti i bambini italiani, e lui due volte mi portò in edicola e comprò tutte le figurine che c’erano, togliendomi così il gusto di completarlo. Crescendo, i regali sono diventati più grandi. Se gli chiedevo una macchina, mica un libro, lui me la comprava subito».

 

paolo fresco maura albites piero villaggio

Lo ha fatto molto preoccupare. Possiamo dirlo?

«Sì, anche se in quegli anni non mi rendevo conto: la mia preoccupazione era un’altra.

Gli riconosco di non essersi vergognato di me, di non avermi nascosto. Per alcuni, anzi, si è esposto fin troppo».

 

E lei cosa pensa?

«Sono orgoglioso di tutto quello che ha fatto, compreso schierarsi con Muccioli».

Nella sua autobiografia scritta nel 2016 per Mondadori, «Non mi sono fatto mancare niente», lei però si dissocia da certi metodi del fondatore di San Patrignano.

paolo villaggio con i figli elisabetta e piero

«Sono stato lì per tre anni. Se devo fare un bilancio, alla fine è stata un’esperienza positiva perché io ne sono uscito. Pur non essendo sempre d’accordo con i suoi metodi, Muccioli ha dato una risposta a tante famiglie. All’entrata della comunità c’era un gabbiotto dove sostavano mamme disperate che volevano far entrare i figli».

 

Suo padre come riuscì a portarla a San Patrignano?

«Con un’interpretazione da Oscar».

 

Prego?

«Io vivevo a Los Angeles. Ero già entrato e uscito da due cliniche di disintossicazione in Svizzera e da altrettante in California. Venne a prendermi con mia madre, per tornare in Italia, e al rientro ci fermammo a Parigi. Poi da lì andammo a Venezia, dove mi portò a mangiare all’Harry’s Bar, che adoravo. Dopodiché noleggiò un’auto, e questo avrebbe dovuto insospettirmi. Quando arrivammo in comunità mi arrabbiai molto. Però ho scelto io di restare».

 

L’esperienza più drammatica, forse, è stata la morte per overdose della sua fidanzata di allora, Maria Beatrice Ferri. Era a casa sua, nel 1983.

«Anche allora mio padre non mi ha voltato le spalle. Quando lo chiamai per dirgli che avevo trovata morta Bea lui non capì subito cosa gli stavo dicendo, pensava a una sua amica che si chiamava come lei. I suoi genitori non mi hanno mai colpevolizzato».

MILENA VUKOTIC PAOLO VILLAGGIO

 

Si è mai chiesto se con un altro padre non sarebbe caduto nella tossicodipendenza?

«Sì, ma mi sono risposto che sarebbe successo lo stesso. La tossicodipendenza è una malattia, come lo è stato per mio padre il diabete, che poi lo ha ucciso».

 

Lo ha mai rimproverato di non essersi curato?

«Non sono mai riuscito a colpevolizzarlo, proprio perché so cosa sia una dipendenza. Purtroppo talvolta gli sono stato complice, quando ormai era in sedia a rotelle e chiedeva a me di portarlo in giro nei negozi dove c’erano i prodotti di cui era goloso. Mai dolci».

fantozzi

 

Quando lo ha visto più felice?

«Professionalmente, quando gli hanno dato il Leone alla carriera a Venezia. Quel giorno era proprio raggiante, si vedeva che per lui quel premio era importante».

 

E nella vita privata?

«Quando ho smesso di drogarmi».

 

Cosa ha preso da lui?

«Posso dire solo cosa non ho preso: la sua genialità».

fantozziFantozzi FRITTATONAMILENA VUKOTIC PAOLO VILLAGGIO

Ultimi Dagoreport

papa francesco bergoglio balcone policlinico gemelli

DAGOREPORT – QUESTA VOLTA PAPA FRANCESCO HA RISCHIATO DAVVERO DI MORIRE, ED È STATO RIPRESO PER LO ZUCCHETTO: TENERLO IN VITA  HA RICHIESTO UNA ASSISTENZA STRAORDINARIA DA PARTE DELL’OTTIMO STAFF MEDICO DEL POLICLINICO GEMELLI – BERGOGLIO RICEVERÀ LE STESSE PREMURE A SANTA MARTA? UN PRIMO PESSIMO SEGNALE SI È AVUTO NELLA MODALITÀ CON CUI IL PAPA È STATO “OFFERTO” AGLI OCCHI DEI FEDELI DAL BALCONE DELL’OSPEDALE: LO STAFF VATICANO, PER NON FARLO SEMBRARE MALCONCIO, GLI HA TOLTO I NASELLI DELL’OSSIGENO, TANTO CHE BERGOGLIO NON È RIUSCITO A CONCLUDERE LA BENEDIZIONE PER L’AFFANNO…

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - SOPRAVVIVERÀ IL GOVERNO DI GIORGIA MELONI AL VOTO, PREVISTO PER OTTOBRE, DI CINQUE REGIONI (OLTRE 17 MILIONI DI CITTADINI ALLE URNE)? - TRANNE LA TOSCANA SEMPRE ROSSA, CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA E VENETO SONO TUTTE CONTENDIBILI DAI DUE SCHIERAMENTI - IN PUGLIA LA VITTORIA DEL PD SAREBBE CERTA SOLO CON ANTONIO DECARO – IN VENETO, IL MELONIANO DE CARO SE LA PRENDE IN QUEL POSTO SE ZAIA PRESENTA UN SUO UOMO NELLE LISTE DELLA LIGA VENETA - DA ‘’VIA COL VENETO’’ A “PER CHI SUONA LA CAMPANIA”. DOVE SI È GIÀ IN PIENA SCENEGGIATA NAPOLETANA, STARRING MARTUSCIELLO, PIANTEDOSI, CIRIELLI, DE LUCA – MARCHE? QUASI PERSE - GIORGIA, QUI SI RISCHIA LA SCOPPOLA! CHE FARE? NEL DUBBIO, COME INSEGNA L’ANTICO CODICE DEMOCRISTIANO, MEGLIO RIMANDARE IL VOTO REGIONALE NEL 2026…

meloni salvini tajani palazzo chigi

DAGOREPORT - LA SITUAZIONE DEL GOVERNO MELONI È GRAVE. PROBABILMENTE NON SERIA, MA DISPERATA SÌ - SE L’ESCALATION DEL SALVINISMO TRUMPUTINIANO FA IMBUFALIRE TAJANI (“POPULISTI QUAQUARAQUÀ”), FA PRUDERE MANI E GOMITI A UNA DUCETTA MALCONCIA, FINITA NEL CONO D’OMBRA DI TRUMP-MUSK, CHE ASPETTA SOLO LA CONFERMA DI SALVINI A CAPO DELLA LEGA, IL 6 APRILE, POI “LA PAZIENZA FINISCE” - IL GIORNO PIÙ DOLOROSO DELLA MELONA ARRIVERÀ INFATTI QUATTRO GIORNI PRIMA: IL 2 APRILE, QUANDO TRUMP ANNUNCERÀ I FAMIGERATI DAZI USA E MELONI DOVRÀ DECIDERE SE STARE CON WASHINGTON O CON  BRUXELLES - IN ATTESA DEL GIORNO DEL GIUDIZIO, SI FANNO SEMPRE PIÙ FITTE E FORTI VOCI E MUGUGNI DI UNA DE-SALVINIZZAZIONE DEL GOVERNO CHE PREFIGURANO UNA PROSSIMA CRISI E IL VOTO ANTICIPATO NEI PRIMI MESI DEL 2026 - L’APERTURA DELLE URNE DIPENDERÀ PERÒ DA ALTRI DUE FATTORI: I DATI DEI SONDAGGI E IL VOTO INCERTISSIMO, PREVISTO PER IL PROSSIMO OTTOBRE, IN CINQUE REGIONI…

proteste benjamin netanyahu ronen bar gali baharav-miara

DAGOREPORT – TUTTI A GUARDARE L’UCRAINA, MA IN ISRAELE È IN CORSO UN GOLPETTO DI NETANYAHU: “BIBI” PRIMA HA PROVATO A CACCIARE IL CAPO DELLO SHIN BET, RONEN BAR, CHE INDAGAVA SU DI LUI, POI HA VOTATO LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO LA PROCURATRICE GENERALE, GALI BAHARAV-MIARA, ANCHE LEI "COLPEVOLE" DI AVER MESSO SOTTO LA LENTE I SOLDI DEL QATAR FINITI AD HAMAS MA ANCHE AI COLLABORATORI DEL PREMIER – LE “OMBRE” SULLA STRAGE DEL 7 OTTOBRE: CHE RESPONSABILITÀ HA IL GOVERNO? NETANYAHU ERA STATO O NO INFORMATO DAI SERVIZI DI  BAR DEL PIANO DEI TERRORISTI PALESTINESI? PERCHÉ NON SONO STATE PRESE LE DOVUTE CONTROMISURE?

ursula von der leyen xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LE MATTANE DI TRUMP SVEGLIANO L'EUROPA: DOPO IL VIAGGIO IN INDIA, URSULA VOLA A PECHINO A FINE APRILE - SE TRUMP CI SFANCULA, LA GRANDE FINANZA AMERICANA RISPONDE INVESTENDO NEL VECCHIO CONTINENTE (IN ACCORDO CON IL MONDO FINANZIARIO BRITISH) - DOPO AVER SENTITO PARLARE WITKOFF ("PUTIN NON È UN CATTIVO RAGAZZO") , I DIPLOMATICI EUROPEI HANNO AVUTO UN COCCOLONE: CON QUESTI STATES, PUTIN POTREBBE OTTENERE TUTTO QUELLO CHE VUOLE. E INFATTI SOGNA ADDIRITTURA ODESSA - L'UNICA NOTIZIA CHE HA IMPENSIERITO "MAD VLAD" NELLE ULTIME ORE È STATA LA POSSIBILE PARTECIPAZIONE CINESE, POI SMENTITA, ALLE OPERAZIONI DI PEACEKEEPING DEI "VOLENTEROSI" A KIEV...