
"LA SCULTURA DI RATZINGER NUDO? LO SPOGLIAI DIGNITOSAMENTE COME PER LE SUE DIMISSIONI, MA NON PIACQUE AL VATICANO" - LO SCULTORE JAGO, NOME D'ARTE DI JACOPO CARDILLO, SI RACCONTA: "ARTISTA È UNA PAROLA INGOMBRANTE, CERCO DI USARLA CON GARBO. LE DEFINIZIONI IMPEDISCONO DI CAMBIARE IDEA. SONO DIVENTATO GALLERISTA DI ME STESSO: VENDO LE OPERE DIRETTAMENTE, PRENDO UNA PERCENTUALE SUI BIGLIETTI DEL MUSEO. NON CERCO COLLEZIONISTI MA PARTNER, COSI' DA TENERE LE MIE SCULTURE AL 50%..."
Estratto dell'articolo di Francesco Rigatelli per “la Stampa”
Un museo personale nella chiesa di Sant'Aspreno ai Crociferi a Napoli, la sua opera Apparato circolatorio al Padiglione Italia del prossimo Expo di Osaka, la sua David che prende vita dal marmo in studio e quasi un milione di follower su Instagram. Lo scultore Jago, ovvero Jacopo Cardillo, 37 anni, di Frosinone, si è trasferito nella città del Vesuvio dopo New York. […]
Si sente più un artista o un intrattenitore?
«Direi uno scultore, ma le definizioni impediscono di cambiare idea. Dietro c'è pure un lavoro imprenditoriale che permette alla mia opera di resistere o di diventare altro. Artista è una parola ingombrante e imbarazzante, per cui cerco di usarla con garbo».
[…] Come riesce a guadagnare?
«Sono diventato gallerista di me stesso. Vendo le opere direttamente, prendo una percentuale sui biglietti del museo e faccio dei progetti in giro. Oggi non cerco collezionisti, ma partner così da tenere le mie sculture al 50 per cento e restarne manager. Il museo è il tentativo di proteggere un'idea di bellezza e di generare opportunità per altri. Attualmente ci sono 11 opere, in crescita, e poi vorrei aprire altri spazi simili in Italia».
Chi sono i suoi maestri?
«Ne trovo ogni giorno nei cantieri e poi c'è il nonno di mia moglie Michela, che lavora ancora la terra. I maestri migliori però sono i morti: Michelangelo, Bernini, Canova, Wildt».
[…] Come nasce il suo museo?
«Era una chiesa abbandonata e prima ne ho fatto un laboratorio e poi un museo, grazie a padre Antonio Loffredo, che ha fatto scultura con materiale umano e mi ha aiutato molto, oltre alla Fondazione di Comunità San Gennaro e alla Cooperativa Lavaranza. È nata anche una nuova cooperativa di giovani chiamata La sorte».
Lei ha denudato Ratzinger...
«Il primo mezzobusto della mia vita. Il primo blocco di marmo lavorato. Gli bucai gli occhi come Wildt, ma non piacque al committente che era il Vaticano. Sgarbi mi chiamò alla Biennale e a quel punto lo spogliai dignitosamente come per le sue dimissioni».
La sua opera più famosa è Figlio velato in omaggio al Cristo di Giuseppe Sanmartino e al bimbo siriano morto Alan.
«La realizzai a New York colpito dalla tragedia dei rifugiati e ora è nella Chiesa di San Severo fuori le mura a Napoli».
All'Expo porterà il suo Apparato circolatorio, di che si tratta?
«Sono felice che faccia questo viaggio. Sono 30 cuori in ceramica che rappresentano ognuno un momento diverso del battito cardiaco con tre video che mostrano il complesso».
A che punto è la David?
«Ci vorrà ancora un annetto. Da anni immaginavo un David di Michelangelo donna e finalmente ho lo spazio e il materiale per realizzarlo. Il riferimento è alla questione femminile. Un modello in gesso è ora alle Gallerie d'Italia di Napoli».
Di fatto lei prende spunto dai classici e li rivede in chiave contemporanea?
«Certamente provo a richiamare il fascino della classicità. Non sono interessato alle correnti, quanto affascinato da un certo tipo di linguaggio. Il corpo umano è una tavolozza che uso con disinvoltura. Certo il mondo classico è quello che più mi è vicino, anche se poi da coniugare all'attualità». […]
jago in the white
scultura di jago (3)
JAGO BUSTO DI BENEDETTO XVI
jago look down
JAGO SPHYNX
jago foto di bacco (4)
jago foto di bacco (5)
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scultura di jago (2)
jago foto di bacco (8)
scultura di jago (10)
la david di jago
apparato circolatorio di jago
la david di jago