“TONY EFFE FA MALE ALLE ORECCHIE” – LUCA DONDONI STRONCA IL BRANO CHE IL TRAPPER ROMANO PORTERA’ A SANREMO: “IL PEZZO PEGGIORE TRA I TRENTA E SOPRATTUTTO UN OMAGGIO A CALIFANO CHE, ALMENO PER INTONAZIONE, AVREBBE MERITATO UN CANTANTE. TONY EFFE VUOLE RIFARSI IL MAQUILLAGE MA HA SCELTO IL TRUCCO SBAGLIATO” - TANTO AMORE, POCO SESSO, POCHISSIMI TEMI SOCIALI NEI BRANI: "ACHILLE LAURO STUPIRÀ MOLTI. IMPERIOSA LA DISCESA IN CAMPO DI GIORGIA. DELUDENTE FRANCESCO GABBANI CON “VIVA LA VITA”. LE DUE ESPRESSIONI AFFIORATE DOPO AVERLA SENTITA? MAH? BOH? CUI PRODEST?"
Luca Dondoni per la Stampa - Estratti
È giusto spiegarlo subito, quello che state per leggere è un commento a caldo rispetto al primo ascolto delle trenta canzoni che ascolteremo al prossimo festival della canzone italiana di Sanremo (11 - 15 febbraio 2025). L’orchestra, gli arrangiamenti e le interpretazioni che vedremo in tv spesso stravolgono le prime sensazioni così come un ascolto ripetuto può confermare la bontà di un brano o sottolineare con più forza la profondità del testo.
Solo Willie Peyote con “Grazie ma no grazie”, peraltro autore di uno dei pezzi più forti tra i trenta della partita e Rocco Hunt con “Mille vote ancora” prendono di petto i temi sociali che stanno affliggendo la società in cui viviamo. Rispettivamente possono contare su ritmi interessanti e ritornelli che non faranno fatica a farsi ricordare.
(...) Si rimane un po’ di stucco quando si pensa alla bravura e alla penna felice dei Coma Cose che con la loro “Cuoricini” sembrano aver intinto il pennino in un inchiostro simpatico che fa sparire il contenuto in favor di trasparenza.
FRANCESCO GABBANI - CI VUOLE UN FIORE
(...) Delusione anche ascoltando Francesca Michielin che in questi anni ha inanellato parecchie soddisfazioni e non ha “quasi mai” sbagliato un colpo. La sua “Fango in paradiso” permette di apprezzarne l’intonazione e le corde vocali in grande forma ma a livello di contenuto nulla eccita meno di questa poesiola scritta a sei mani con Alessandro Raina e un (quasi) onnipresente Davide Simonetta. Francesca rischia di passare al festival come un’inosservata speciale e per chi è abituata a essere sempre sotto i riflettori potrebbe essere una delusione. Gaia con “Chiamo io chiami tu” non si allontana dal suo tropicalismo e regala una canzone che male non fa e segue a ruota la tipologia dei brani che finora l’hanno vista arrivare in classifica.
Applausi non per tutti, anzi, davvero per pochi.
Anche se a questi primi ascolti abbiamo rischiato di venir avviluppati da un blob che faceva percepire le canzoni come “quasi tutte uguali” in realtà qualche eccellenza c'è. Achille Lauro stupirà molti con la sua “Incoscienti giovani” ben cantata e soprattutto ben arrangiata. Imperiosa la discesa in campo di Giorgia che nella difficile “La cura di me” dimostra come le discese e le risalite dell’ugola non siano altre che un esercizio di stile da portare a casa senza il minimo sforzo.
Il pezzo si farà strada così come “Balorda nostalgia” di Olly o “La mia parola” di Shablo con Gué, Joshua e Tormento (la vera sorpresa delle sorprese). In particolare, questi due progetti entrano come coltelli nel burro dei nostri gusti musicali e non è difficile fischiettarle anche solo dopo un ascolto. Irama non sbaglia un festival e anche stavolta grazie all’ottimo apporto della penna di Blanco arriva preparatissimo con “Lentamente” interpretata benissimo.
I due oldies but goodies Massimo Ranieri (pezzo scritto da Tiziano Ferro e Nek) con “Tra le mani un cuore” e Marcella “Pelle Diamante”, fanno il loro lavoro al meglio e sono degni di un applauso maturo.
Fedez ha una canzone a orologeria che arriverà piano piano ma avrà il suo spazio mentre Bresh de “La tana del granchio” o Joan Thiele con “Eco” sono in un limbo difficilmente intellegibile. Altra delusione, al primo ascolto lo scrivo di nuovo, arriva dal solitamente prolifico Francesco Gabbani con “Viva la vita”. Le due espressioni affiorate dopo averla sentita? Mah? Boh? Cui prodest?
(...) Enorme poesia di Simone Cristicchi che parla all’anziana madre in “Quando sarai piccola” (bravissimo) e bravo come al solito Brunori SAS con “L’albero delle noci”. Noemi Ha tutto il mio rispetto e quando si mette di fronte a un microfono può tranquillamente cantare la qualsiasi e vince lei. La canzone di quest’anno “Se ti innamori muori” non è “Glicine” ma si apprezza. I The Kolors si affidano a Tropico (Davide Petrella) e Calcutta per un “fine tuning” della loro musica e il risultato è buono; lo stesso si può dire di Elodie che fa Elodie e piacerà seppur con una canzone che non la fa sterzare da nessuna parte. “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova” e per Elo si vede che va bene così.
Uno dei miei preferiti è Lucio Corsi che mette il timbro su un pezzo bello e intenso come “Volevo essere un duro” mentre non ho digerito “Damme na mano” di Tony Effe. Il pezzo peggiore tra i trenta e soprattutto un omaggio a Califano che, almeno per intonazione, avrebbe meritato un cantante. Tony Effe vuole rifarsi il maquillage ma ha scelto il trucco sbagliato. Peccato per lui e le nostre orecchie.