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“L’EQUILIBRISTA, PER DEFINIZIONE, NON È UN PROTAGONISTA” – ALESSANDRO DE ANGELIS E L’ATTEGGIAMENTO AMBIGUO DI GIORGIA MELONI SULL’UCRAINA, IN PERENNE EQUILIBRISMO TRA INTERESSI EUROPEI E TRUMPISMO: “NON È IL FAMOSO ‘PONTE’: L'AMBIZIONE E IL CALCOLO SI SONO INFRANTI SULLA REALTÀ DELL'UNILATERALISMO BRUTALE E VOLGARE” – IL DIFFICILE EQUILIBRIO "NELLA TENAGLIA NELLA QUALE LA PREMIER SI TROVA: SU SCALA MONDIALE TRA TRUMP E EUROPA; SU SCALA DOMESTICA TRA MARINA BERLUSCONI E SALVINI; SU SCALA POLITICO-ESISTENZIALE TRA LA "COERENZA" AL PROPRIO CAMPO E LA LEALTÀ A ZELENSKY, ED ENTRAMBE SONO FORME DI UNA LEALTÀ A SE STESSA”
SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)
COSÌ GIORGIA RIESCE A CAMMINARE SUL FILO
Estratto delll’articolo di Alessandro De Angelis per “La Stampa”
Bisogna ripercorrere l'intera sequenza, per comprendere il punto esatto in cui si trova Giorgia Meloni in questa temperie. La sequenza inizia dalla telefonata con Donald Trump, proprio alla vigilia del vertice londinese.
[…] Quella di Giorgia Meloni con Trump non è una mediazione ma il contatto rappresenta una carta che, dal suo punto di vista, le consente di prendere parte alla partita europea senza apparire colei che "tradisce il suo campo" pur senza indossare i panni del capo ultrà del trumpismo.
volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 6
La seconda immagine (della sequenza) è l'incontro col premier britannico Keir Starmer. Si svolge e la premier italiana viene trattata con dignità, non come la sorella povera di Emmanuel Macron perché non è interesse di nessuno lasciare l'Italia a Trump […] purché tenga sui fondamentali: se anche lei come Matteo Salvini avesse ceduto all'ebbrezza della vodka sarebbe stato un bel problema per tutti.
La terza è l'incontro con Zelensky, che ha un valore dopo il saloon dello Studio Ovale, con annessa dichiarazione per ribadire la necessità di una "pace giusta", da realizzare favorendo il dialogo tra Europa, Ucraina e Stati Uniti.
donald trump elogia giorgia meloni 1
Che poi è la linea complessiva del vertice, dove nessuno si è presentato con l'idea di un frontale con Trump. Per quanto complicato, l'interesse nazionale spinge a evitare che il conflitto tra le due sponde dell'Atlantico si radicalizzi, perché questo indebolisce l'Occidente e senza gli Stati Uniti la pace in Ucraina è impensabile. E spinge nella direzione che al tavolo ci sia l'Europa senza favorire la bi-lateralizzazione dei singoli paesi.
La sequenza racconta di una tenuta nei fondamentali, sia pur in un quadro di prudenza ed equilibrismo, in cui la premier italiana è costretta a rendere sempre più articolata la sua posizione.
E i fondamentali sono: logica europea, anche se ogni paese la interpreta ad intensità variabile e l'Italia non ha il picco più alto, e sostegno all'Ucraina. Per l'Italia si aggiunge un altro fondamentale, che è il Mediterraneo dove può avere un ruolo autonomo per contare. Lì, è stato recentemente firmato un accordo con gli Emirati che prevede investimenti per 40 miliardi di dollari, dopo il video dei resort e delle statue dorate che rappresenta un pugno nello stomaco per i paesi arabi moderati.
keir starmer giorgia meloni foto lapresse
Insomma, il vertice londinese è il quarto episodio del medesimo film: Giorgia Meloni poteva non andare a Parigi da Macron, invece alla fine è andata, sia pur col broncio; al G7, dopo lungo travaglio, si è collegata; alla convention repubblicana, sia pur nell'ambito di un comiziaccio, sull'Ucraina ha tenuto; da ultimo Londra, dove la telefonata preventiva con Trump ha consentito una partecipazione meno nascosta e malmostosa delle precedenti.
Tutto questo non è il famoso "ponte", di cui pur si parlò nell'euforia: l'ambizione da palcoscenico e il calcolo che la contiguità ideologica fungesse da facilitatore politico si sono infranti sulla realtà dell'unilateralismo brutale e volgare. Tutto questo ci racconta del tentativo di mantenere un equilibrio nella tenaglia nella quale la premier si trova: su scala mondiale tra Trump e Europa; su scala domestica tra Marina Berlusconi e Salvini; su scala politico-esistenziale tra la "coerenza" al proprio campo e la lealtà a Zelensky, ed entrambe sono forme di una lealtà a se stessa.
Contraddizioni che precipitano nel suo stesso partito, meno coeso di quanto appare perché il richiamo della foresta trumpian-putiniano ha un suo peso eccome. L'equilibrista, per definizione non è un protagonista che guida un processo, in questo caso europeo. E tuttavia al processo partecipa. E questo rivela anche la consapevolezza che in quella tenaglia rischia di finire stritolata se non tiene il punto sui pilastri di fondo dell'interesse nazionale.
VERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON
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DAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI - MEME BY EMILIANO CARLI
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI NELLA LOGGIA NERA - MEME BY EDOARDO BARALDI
DONALD TRUMP - MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI
giorgia meloni keir starmer foto lapresse
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