COSE MAI VISTE: LE BEGHE GIUDIZIARIE DEL GOVERNO MELONI FANNO CHIUDERE IL PARLAMENTO – I LAVORI DI CAMERA E SENATO SONO BLOCCATI DOPO LA CANCELLAZIONE DELL’INFORMATIVA DI NORDIO E PIANTEDOSI, INDAGATI, COME LA PREMIER, PER IL RILASCIO DEL TORTURATORE LIBICO ALMASRI - DI FRONTE ALL’INDISPONIBILITÀ DI RIFERIRE SUL CASO DA PARTE DEL GOVERNO, LE OPPOSIZIONI ABBANDONANO L’AULA FINO A MARTEDÌ – LO SCAZZO IN CDM TRA MELONI, CHE VOLEVA CHE QUALCUNO RIFERISSE, E I DUE MINISTRI…
Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini e Wanda Marra per "il Fatto quotidiano”
ALFREDO MANTOVANO. - GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - FOTO LAPRESSE
Sarà stato un “equivoco” il fatto che il governo oggi fosse pronto a mandare a riferire alla Camera il ministro per i Rapporti per il Parlamento, Luca Ciriani, come lo definisce lui stesso, buttato nella mischia in una situazione altamente a rischio.
Di certo, l’esecutivo ha cancellato le informative previste per ieri dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi. Risultato? I lavori di aula della Camera e del Senato sono fermi fino a martedì prossimo: perché fin dalla mattina i capigruppo dell’opposizione sia di Montecitorio sia di Palazzo Madama chiedono rispettivamente a Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa che l’esecutivo riferisca sulla liberazione di Almasri.
Di fronte all’indisponibilità contemporaneamente alla Camera e al Senato, le opposizioni abbandonano l’Aula fino a martedì: “Il governo deve assumersi la responsabilità di quello che ha fatto. Pensa che per gestire le politiche migratorie sia necessario scendere a patti con il regime libico? Lo dica in aula”, tuona il capogruppo dem, Francesco Boccia, al Senato. Nessun lavoro potrà riprendere prima che il governo informi il Parlamento, come poi ribadiscono le opposizioni durante le capigruppo.
Riavvolgendo il nastro, il cortocircuito del governo diventa sempre più evidente. Martedì sera, dopo la notizia dell’indagine della Procura, c’è un primo vertice a Palazzo Chigi. Meloni è convinta che qualcuno debba andare a riferire: “Lo abbiamo sempre chiesto noi quando eravamo all’opposizione”.
Ma qui si verifica un primo scontro: il ministro dell’Interno non vuole, neanche Nordio è convinto. E poi i due reciprocamente non si fidano. Motivo ufficiale: da indagati qualsiasi argomentazione potrebbe essere usata contro di loro in giudizio. Un secondo vertice si tiene a Palazzo Chigi ieri mattina, con un altro scontro. Il vicepremier Antonio Tajani alza la voce: “Qualcuno deve andare in aula, non possiamo dare l’impressione di stare muti”.
[…] Per l’ennesima volta viene rimandato anche il voto della Consulta, previsto per oggi: il Parlamento è fermo, ma sarebbe stato impensabile che maggioranza e opposizione votassero insieme.
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carlo nordio - giorgia meloni - matteo piantedosi - composizione fotografica del fatto quotidiano
Nonostante i litigi nella maggioranza, resta la volontà dell’esecutivo di andare avanti con lo scontro coi giudici. Oltre alla premier, anche la sorella Arianna Meloni lo ribadisce. Mentre entra di fretta a via della Scrofa , si toglie il casco e al Fatto dice: “Gli italiani sono con noi e noi andiamo avanti finché c’è il popolo a sostenerci. Nulla può fermarci o intimidirci, l’Italia ha alzato la testa ed è tornata ad essere una nazione orgogliosa grazie al governo Meloni”. Dal Quirinale, invece, si osserva lo scontro con le toghe con una certa preoccupazione […]