
“BISOGNA ARRIVARE A MELONI” – TUTTE LE GRANDI MANOVRE DEI SIGNORI DEL MATTONE DI MILANO - GLI INDAGATI OGGIONI E CERRI, EX MEMBRI DELLA COMMISSIONE PAESAGGIO DI PALAZZO MARINO, RIVENDICANO DI AVERE SCRITTO E FATTO AVERE A PARLAMENTARI L’EMENDAMENTO DEL "SALVA-MILANO" POI PRESENTATO COME PRIMO FIRMATARIO DALL’ALLORA CAPOGRUPPO DI FRATELLI D’ITALIA TOMMASO FOTI (OGGI MINISTRO DELLE POLITICHE EUROPEE), E DI AVER AVUTO CONTATTI CON MAURIZIO LUPI, LEADER DI NOI MODERATI, E ALESSANDRO MORELLI, SENATORE LEGHISTA - PER LA PROCURA "UN’ORGANIZZAZIONE PARALLELA" AVEVA TROVATO IL MODO DI SANARE QUALSIASI ABUSO EDILIZIO - IL TIMORE SULLE MOSSE DEL "SOLITO SALVINI" E LA MINACCIA: “SE SERVE, FAREMO CADERE LA GIUNTA SALA”
Luigi Ferrarella per corriere.it - Estratti
Alcuni tra gli indagati nell’inchiesta sull’urbanistica milanese che oggi, 5 marzo, sono stati o posti agli arresti domiciliari per corruzione (come l’ex dirigente del Comune di Milano Giovanni Oggioni), o sottoposti a richiesta di misura interdittiva per traffico di influenze illecite (come l’architetto ex componente della commissione Paesaggio del Comune, Emilio Mario Cerri),
per i magistrati milanesi avrebbero «brigato» un pressing su parlamentari della Camera di deputati per far approvare il cosiddetto Salva-Milano, cioè una legge di «interpretazione autentica» delle prassi urbanistiche milanesi che a posteriori le legittimasse e paralizzasse tutte le contestazioni penali mosse in questi mesi dalla Procura, «mettendo in scacco» i pm.
maurizio lupi atreju foto lapresse
Negli atti gli indagati giungono a rivendicare di avere scritto e fatto avere a parlamentari l’emendamento poi presentato come primo firmatario dall’allora capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti (oggi ministro delle Politiche europee, del Sud e del Pnrr al posto di Raffaele Fitto), e di aver avuto contatti con Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati ed ex ministro delle Infrastrutture, e con Alessandro Morelli, senatore leghista e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento delle politiche economiche.
(...) Il 24 ottobre al telefono con un avvocato gli aggiunge che un testo di cui sta parlando arriva «direttamente dalla Camera, cioè da Lupi», che si tratta della prima bozza, che «mi arriva da quella fonte», e che gli hanno richiesto di esprimere in merito «opinioni pareri e commenti».
giorgia meloni tommaso foti - foto lapresse
Cerri aggiunge «che ha dato lui il testo al relatore del disegno di legge, onorevole Tommaso Foti, in accordo con Guido», cioè con Guido Bardelli, assessore alla Casa del Comune di Milano (non indagato). Rivendica Cerri sull’emendamento: «L’avevo fatto io sin da febbraio! .... Adesso l'ho, semplicemente, diciamo, l'ho riguardato e nei giorni scorsi lo abbiamo mandato, ma sono... tre righe! Tre righe, tre righe. Come devo interpretare quella roba? Così, punto e basta! Cioè, lì va fatta una interpretazione di come va interpretata. Non devi dire: eh no, ma che sta già scritto nelle norme, quello che poi devi fare! Perché se tu subordini, può essere intesa nel senso ah allora, se devo fare comunque una verifica ex-novo, vuol dire che non è solo interpretativa, ma devo guardare se è sufficiente la dotazione nell'intorno. Capito? Ma la distinzione tra ristrutturazione e nuova costruzione non vanno d'accordo col testo».
MATTEO SALVINI ALESSANDRO MORELLI -
Gli inquirenti valorizzano lo scambio nel quale «Cerri invia a Oggioni in anteprima la bozza del testo del disegno di legge, ricevuta direttamente dal ministero, con la richiesta di apportarvi le modifiche che ritiene necessarie. I messaggi attestano le "due piccole correzioni" correzioni di cui parlava Oggioni, e il fatto che siano state da lui elaborate con la collaborazione di Viaroli» (altro dirigente comunale per il quale la Procura chiede l’interdizione del servizio). Così come la mattina del 21 novembre 2024, giorno in cui sarà poi approvato in prima battuta dalla Camera il Salva-Milano, gli inquirenti rilevano in effetti un contatto tra l’utenza di Cerri e quella dell’onorevole Lupi.
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“BISOGNA ARRIVARE A MELONI”
Rosario Di Raimondo per “la Repubblica” - Estratti
«Speriamo che facciano sta legge, cazzo!». Non sarà elegante, ma forse la sintesi è tutta in questa frase. La pronuncia un signore poco noto al grande pubblico eppure ritenuto «il grande manovratore», il protagonista di quella che i pm chiamano «organizzazione parallela» capace di rendere il sistema pubblico «un mero simulacro».
Si chiama Giovanni Oggioni, ha 68 anni, da ieri è ai domiciliari per corruzione.
Era ai vertici dell’Urbanistica milanese, motore di affari, soldi e molti guai, poi s’è messo a fare il vicepresidente della Commissione paesaggio, organo nominato dal sindaco e nato per dare pareri consultivi sui progetti edilizi, diventato parto la corte suprema delle pratiche sul cemento: chi indaga è convinto che questo trust di esperti avesse in mano i destini del mattone, favorendo gli amici, sfavorendo chi non era dei loro.
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Da quando scoppia la Palazzopoli milanese e la procura indaga sui grattacieli che spuntano al posto di capannoni, o sugli edifici sorti nel mezzo di un cortile che tolgono luce e aria al vicinato, o ancora sulle nuove costruzioni spacciate per ristrutturazioni con grandi sconti di oneri per gli imprenditori, i cantieri si fermano. Inizia la «paralisi». C’è chi s’inventa la soluzione: il Salva Milano.
L’ossessione è una «legge di interpretazione autentica»: tutto quello che abbiamo fatto finora va bene.
Nella stesura dei codicilli s’impegnano, e tanto, gli indagati di oggi.
Non solo Oggioni. «Questi sono pazzi. Chi è la Petruzzella (pm che indaga sull’urbanistica, ndr)? Dobbiamo fare cadere questa giunta», dice nel dicembre 2023 Guido Bardelli, già presidente della Compagnia delle Opere, dall’estate scorsa assessore alla Casa. Un altro professionista si muove: è il «facilitatore» Marco Cerri, architetto, «redattore occulto di parte del Salva Milano», indagato per traffico di influenze illecite. Il nucleo Pef della Guardia di finanza documenta due suoi viaggi a Roma a ottobre, destinazione Parlamento.
Il testo «l’avevo fatto io fin da febbraio », si vanta.
giorgia meloni tommaso foti - foto lapresse
Parla con Maurizio Lupi (il testo «arriva direttamente dalla Camera, cioè da Lupi») e il 21 novembre 2024 i due si sentono al telefono. Lo stesso giorno, viene approvata la proposta di legge sull’urbanistica: tra gli interventi in aula, anche quello dell’onorevole.
L’architetto parla con Tommaso Foti, ministro di Fratelli d’Italia, ed è al corrente che un altro ex dirigente comunale riceve notizie da Alessandro Morelli della Lega. Di una cosa è convinto, Cerri: «L’interpretazione autentica è l’unica che mette in scacco le indagini ». «Siccome quel testo l’ho scritto io, ho il terrore che questi ci mettano le mani», si rabbuia invece un esperto avvocato, consulente della potente associazione di costruttori Assimprendil-Ance, che oggi annovera due indagati per corruzione.
Il timore del legale? Le mosse del «solito Salvini», che pensava a una «riformulazione del testo».
Ma c’è chi punta più in alto. L’avvocata Ada Lucia De Cesaris – non indagata – che cura gli interessi di importanti società dell’immobiliare e che è stata assessora all’Urbanistica di Milano con Giuliano Pisapia, dialoga in chat con Regina De Albertis, numero uno di Assimprendil (non indagata e perquisita ieri).
La prima scrive che ci vuole «un colloquio riservato ma serve lei», riferendosi alla «presidente del Consiglio dei Ministri ». Il perché lo ipotizzano i magistrati: «Per fermare l’indagine».
Il gip Mattia Fiorentini, nella sua ordinanza, ripercorre «i crismi di un patto corruttivo volto a favorire una speculazione edilizia selvaggia».
Per il «grande manovratore» Oggioni, che apprezzava i giudici per il «rigore logico delle accuse», il cui contratto di consulenza con gli imprenditori annoverava la «prevalidazione dei progetti edilizi ai fini della loro successiva presentazione agli uffici comunali» (un po’ di qua e un po’ di là...), che voleva «distruggere» un architetto rivale per un articolo critico sulla gestione dell’urbanistica, «le norme ci sono già e sono chiarissime ». Lui si che aveva un sogno (o forse era nostalgia). Il ritorno del Celeste: «Con un presidente come Formigoni non sarebbe mai successa una cosa così».