CENTRO O CENTRINO? MEJO IL CENTROTAVOLA! IL 18 GENNAIO A MILANO E ORVIETO VANNO IN SCENA DUE CONVEGNI PARALLELI CON DUE ASPIRANTI LEADER: L’ESATTORE RUFFINI E PAOLO GENTILONI – A MILANO, ALL’INIZIATIVA ORGANIZZATA DA DELRIO CI SARANNO, TRA GLI ALTRI, ROMANO PRODI E PIERLUIGI CASTAGNETTI. MA IL CONVEGNO NON APPRODERÀ A UNA SVOLTA POLITICA. RESTA L'ABISSO SUL TEMA DELLA GUERRA TRA CHI (GUERINI) E' FAVOREVOLE AL SOSTEGNO ARMATO DELL’UCRAINA, E I PACIFISTI COME LA PRESIDENTE DELL'UMBRIA STEFANIA PROIETTI...
1. LIBERALI E CATTOLICI, DUE CONVEGNI PARALLELI NON FANNO UN CENTRO
Daniela Preziosi per “Domani” - Estratti
Due convegni contemporanei, anzi paralleli come le note convergenze. Uno a Milano l’altro a Orvieto, convocati lo stesso prossimo 18 gennaio: da una parte e dall’altra sono invitati papabili o aspiranti leader moderati o centristi, registi e grandi vecchi del «centro che muove verso sinistra»; per l’appuntamento lombardo la data è stata persino scelta simbolicamente nel giorno in cui, nel 1919, venne reso pubblico l’appello «Ai liberi e forti» di don Luigi Sturzo e nacque il Partito popolare italiano: come alludere alla formazione di una nuova casa politica.
E per di più, sarà il caso o il cielo, il 18 gennaio è Santa Margherita, patrona di un estinto partito centrista molto evocato (dai suoi estintori). I due eventi in questi giorni sono stati descritti come occasioni da cui può arrivare una lieta notizia a sinistra: da una parte l’intervento atteso è quello di Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle entrate (l’«esattore», lo chiama chi lo ama poco) in odore di lancio in politica, potenziale leader ancora in bilico fra una cosa centrista o tutto il centrosinistra; dall’altra quello di Paolo Gentiloni, ex commissario europeo, che i liberal Pd e Carlo Calenda vorrebbero futuro candidato premier. Ma il treno del “centro” non partirà neanche stavolta. O non arriverà, a seconda.
PAOLO GENTILONI AL MEETING DI RIMINI
A Milano c’è anche il nome, «Comunità democratica», molto evocativo. Ed è convocato un parterre de roi: tra gli altri Romano Prodi e Pierluigi Castagnetti. Ma l’organizzatore Graziano Delrio, ex ministro, cattolico democratico, dell’associazione I popolari, ieri sulla Nazione ha messo le mani avanti: nessuno si deve fare illusioni (quelli che vorrebbero che nascesse un partito), e nessuno si preoccupi (la segretaria Schlein che osserva perplessa tanto attivismo): sarà l’occasione di «creare legami, guarire la democrazia», «ascoltare i fermenti culturali espressi dalle Settimane sociali di Trieste».
Niente organizzazioni nuove, almeno per quanto riguarda lui e gli altri cattolici del Pd, sono tempi di semina, non di raccolta, «se poi qualcuno volesse fare altri esperimenti centristi, come hanno fatto Renzi e Calenda, può farlo». Come dire: auguri. Anche sulla coalizione, la leader resta Schlein, «è nello statuto del Pd». Quindi i «grandi padri» che parteciperanno, daranno una benedizione a chi vuole partecipare «alle scelte democratiche»: ma non c’è nessun battesimo.
La ragione del convegno è dunque rafforzare un cultura cattolico-democratica per contare di più, «dentro e fuori dal Pd». In cui, sia chiaro, quel «fuori» non significa affatto che chi sta dentro vuole uscire: ma sarebbe cosa buona e giusta che la segretaria lasciasse spazio anche a questa cultura politica, e non puntasse solo a espandersi a sinistra.
Ma il convegno non approderà a una stretta politica, né dentro né fuori. Si capisce dal dibattito finale: un confronto fra Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa, presidente del Copasir e peso massimo dell’ala riformista Pd, e Stefania Proietti, presidente dell’Umbria, ex sindaca di Assisi, bergogliana, da alcuni evocata (anche lei) come federatrice dell’area cattolica. Fra i due ci saranno anche comunanze confessionali, ma c’è un abisso sul tema della guerra: l’uno favorevole al sostegno armato dell’Ucraina, l’altra pacifistissima. Come del resto altri invitati: Paolo Ciani di Demos e Emiliano Manfredonia delle Acli.
Sogni proibiti dei lib Non c’è nessun intento cospirativo neanche al convegno di Orvieto, intitolato «Idee per una sinistra di governo» e organizzato fra gli altri da Stefano Ceccanti per l’associazione Libertà Eguale, cenacolo di liberali e liberaldemocratici (e di cattolici democratici) che, anche loro, «muovono verso sinistra». Anche loro sono dentro e fuori del Pd, e del Pd non sono in linea con le posizioni di Schlein, definite «massimaliste».
Qui si segnala la presenza dell’ex commissario europeo Paolo Gentiloni, chiamato a svolgere una relazione sulla sovranità europea e sul debito comune. L’ex premier si tiene alla larga dalle beghe del centrosinistra, almeno in pubblico: ma è il sogno proibito dei conciliaboli liberal che come leader del centrosinistra. Però è, appunto, un sogno proibito: innanzitutto se mai si stringerà un’alleanza, sarà difficile che la premiership non spetti a Elly Schlein, che è la segretaria del partito più grande; e poi per i Cinque stelle l’ipotesi Gentiloni non è neanche nominabile; a meno che non si scommetta su un centrosinistra senza di loro.
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2. MANOVRE AL CENTRO
Francesca Schianchi per “La Stampa” - Estratti
«Abbiamo tanto tempo davanti senza elezioni, sfruttiamolo», non fa che ripetere la segretaria del Pd Elly Schlein.
Mesi senza urne (l'unica città grande al voto, in primavera, sarà Genova), il periodo ideale per occuparsi del partito senza pensieri di campagna elettorale. E c'è già chi l'ha presa molto sul serio: il 2025 parte con un'infilata di iniziative. Organizzate, giurano i promotori, non in polemica con la segretaria: epperò, per la prima volta da quasi due anni, da quando lei guida i dem, per cominciare ad alzare la voce.
romano prodi a montagne di idee foto filippo fiorini
Provare a imporre temi e costruire relazioni, soprattutto con quegli ambienti cattolici che spesso si sono sentiti messi da parte. E cercare di accaparrarsi quello spazio al centro che sembra essersi aperto in questa fase, tra possibili federatori e ipotetici nuovi partiti.
«Ognuno deve fare quel che può per far sentire tutti pienamente a casa nel centrosinistra. Io lo faccio vestendo la maglia del Pd, altri lo faranno sentendosi parte di altre sigle», spiega l'ex ministro Graziano Delrio il senso dell'appuntamento che più ha fatto clamore, una giornata a Milano il 18 gennaio («è la data dell'appello dei Liberi e forti di don Sturzo») presenti Romano Prodi in collegamento a parlare di Europa, l'ex ministro Lorenzo Guerini e l'ultimo segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti. Previsto anche un intervento di Ernesto Maria Ruffini, l'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate che si è appena dimesso dalla carica proprio nel pieno di un gran parlare che lo voleva possibile futuro federatore di un'area di centro.
Non ci pensa nemmeno, dice lui, ma la sua presenza, ça va sans dire, non passa inosservata. Fare quel che si può per far sentire tutti a casa, nell'idea di Delrio, è allargare il perimetro di un Pd che molti di tradizione cattolica percepiscono come troppo sbilanciato a sinistra, e creare luoghi di confronto: «Dentro e fuori dal Pd», ha detto nei giorni scorsi.
Ora specifica che intendeva: cercando di coinvolgere anche esperienze civiche che non nascono dai dem. E però si è scatenata una ridda di speculazioni: vogliono forse fare un nuovo partito dei cattolici? Ma no, giurano, «per la mia esperienza so che le grandi riforme si fanno nei grandi partiti», cioè nel Pd, rassicura Delrio. È arrivata anche la smentita secca di Prodi, che in questa fase interviene e dispensa consigli, spesso e volentieri anche al telefono alla segretaria. Però insomma, questa Comunità democratica, così si chiama, che si riunisce «dopo la Settimana sociale dei cattolici», come specifica la locandina, assomiglia moltissimo a una corrente che voglia in qualche modo condizionare Schlein spingendola a dare più retta a temi e ambienti che, fin qui, non si sono sentiti ascoltati.
lorenzo guerini foto mezzelani gmt20
Ma l'attivismo dei cattolici, in silenzio e sottotraccia, è partito già da qualche tempo.
Alla Settimana sociale a cui si rifà il gruppo di Delrio, che si è tenuta a luglio a Trieste, è sbocciata quasi spontaneamente un'altra iniziativa. Promotore l'ex senatore Pd Francesco Russo, oggi vicepresidente del Consiglio regionale in Friuli Venezia Giulia. Ha provato a riunire una ventina di amministratori locali, legati ad ambienti dell'associazionismo cattolico e alle parrocchie, appartenenti a partiti diversi di destra e di sinistra: imprevedibilmente, se ne sono presentati un'ottantina.
Con la benevolenza delle gerarchie («una sorpresa dello spirito», li ha definiti monsignor Renna), hanno prodotto un documento, sono rimasti in contatto, creando una rete salita fino a 400 adesioni, la Rete di Trieste, l'hanno chiamata. Si sono incontrati in presenza un paio di volte: il 14 e 15 febbraio l'appuntamento clou a Roma.
STEFANIA PROIETTI - VITTORIA FERDINANDI - ELLY SCHLEIN
Per fare cosa? «Creare un luogo aperto e trasversale di confronto, dove portare il punto di vista dei cattolici», spiega Russo. Né un partito né una corrente, assicura. Per ora, una sorta di movimento che si occupi soprattutto di temi locali: poi si vedrà come saprà evolvere.
PAOLO GENTILONI DA GIOVANE gentiloni franceschini
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