COMPAGNI, RITIRATA! - DOPO LA CADUTA DI ASSAD, MOSCA STA PER LASCIARE LE BASI IN SIRIA: LE FOTO SATELLITARI RIVELANO I PREPARATIVI PER IL RITIRO DELL'ARMATA RUSSA, MA SECONDO DAMASCO SI TRATTA DI UN RIPIEGAMENTO PARZIALE IN ATTESA CHE SI CONCLUDA IL NEGOZIATO CON I RIBELLI - SULLA PISTA DELLA BASE IN LATAKIA SONO PRESENTI DUE GRANDI CARGO CAPACI DI TRASPORTARE MEZZI E MATERIALI PESANTI. LE BATTERIE MISSILISTICHE "S400" E I RADAR SONO STATI PREPARATI PER ESSERE SPOSTATI - OSSA UMANE EMERSE DALLE FOSSE COMUNI COSTRUITE DAL REGIME DI ASSAD...
1 - SIRIA, I RUSSI PREPARANO I CARGO PRIMI SEGNALI DI SMOBILITAZIONE
Estratto dell'articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
aerei cargo nella base russa in siria
La Russia sta per lasciare le basi in Siria? Dipende dalle versioni. Foto satellitari hanno rivelato i preparativi per un ritiro mentre fonti siriane sostengono che si tratta di un ripiegamento di alcuni reparti in attesa che si concluda il negoziato con i ribelli.
Nelle ultime 48 ore diversi segnali hanno fatto pensare a uno sgombero. Sulla pista di Hmeimim, regione di Latakia, sono presenti un paio di An-124, grandi cargo capaci di trasportare mezzi e materiali pesanti. E uno sarebbe partito ieri mattina alla volta della Libia. Sempre sulle piazzole sono stati avvistati altri velivoli da trasporto mentre negli hangar vi sarebbero ancora dei caccia.
bashar al assad e vladimir putin meme by edoardo baraldi
Un ulteriore indizio è rappresentato dalle batterie missilistiche degli S400 e dai radar preparati per essere trasferiti e sarebbe intenso il lavoro dei tecnici. Testimonianze raccontano poi del nervosismo delle sentinelle che sorvegliano il complesso anche se una tv è riuscita a far volare un drone nella zona.
Funzionari siriani, citati dalla Reuters , hanno offerto una diversa spiegazione. Mosca ha richiamato le unità che erano schierate nel resto del Paese, in particolare nella zona curda. Infatti, ieri è stato rilevato il passaggio di alcuni convogli diretti verso Hmeimim. Tuttavia, non sarebbe ancora arrivato l’ordine del «tutti a casa».
Per gli esperti una eventuale evacuazione potrebbe richiedere del tempo, con l’avvio di un ponte aereo e forse l’impiego di mercantili per imbarcare tutto ciò che non sta nella stiva degli Antonov.
bashar al assad con vladimir putin
Il secondo punto d’osservazione riguarda il porto di Tartus, l’unica vera base della Marina di Putin nel Mediterraneo. La task force, composta da alcune fregate e almeno un sottomarino, ha lasciato lo scalo da giorni e si mantiene al largo. Quando ha levato le ancore si era ipotizzato che la manovra fosse legata a esercitazioni a fuoco ma forse la mossa era un modo di attendere gli sviluppi senza correre rischi.
Una fase dove Mosca ha comunque avviato una trattativa per mantenere le installazioni con il nuovo potere a Damasco dimostrando una certa agilità diplomatica e contando probabilmente sulle necessità di Abu Mohammed al-Jolani di essere aperto al dialogo con tutti, inclusi i nemici più duri. Lo stesso leader ha dichiarato oggi di non nutrire alcuna ostilità nei confronti di Iran e Russia e ha annunciato che «ci saranno elezioni nel futuro del Paese». [...]
bashar al assad con vladimir putin
Il Cremlino, se davvero è costretto a lasciare la Siria, deve cercare nuovi approdi. E non ce ne sono tanti. È stata ipotizzata la Cirenaica del generale libico Haftar, prezioso alleato dei russi nella proiezione verso il Sahel. Già qui sono presenti i mercenari della ex Wagner e nel pieno della crisi siriana è arrivata una delegazione di alto livello della Difesa.
Negli ultimi giorni — secondo @Itamilradar — sono stati registrati i voli di aerei da trasporto russi IL 76 diretti alla base di al Khadima, a Est di Bengasi. Un eventuale «sbarco» in Libia rappresenterebbe un elemento di preoccupazione per la Nato e per l’Italia. Alcuni osservatori sono prudenti su questa opzione. Altre fonti hanno ipotizzato l’Algeria, Paese che ha ottimi rapporti con Mosca e davanti al quale c’è un «bosco marittimo», un quadrante dove si incontrano le unità russe per rifornimenti al largo e mercantili che hanno qualcosa da nascondere. [...]
“I CORPI GETTATI E POI BRUCIATI” VIAGGIO TRA LE OSSA UMANE EMERSE DALLE FOSSE COMUNI
Estratto dell'articolo di Fabio Tonacci per “La Repubblica”
A Tadamon si passeggia sul massacro. Le prove delle esecuzioni del regime affiorano ovunque, non serve neppure una pala: basta muovere le macerie con il piede. Ossa, femori, falangi. L’intero borgo della vecchia moschea Othman, disabitato, distrutto e fino a una settimana fa controllato a vista da due checkpoint dell’esercito siriano, è una fossa comune che non ha avuto bisogno di essere scavata: i resti umani sono tra la spazzatura, dieci centimetri sottoterra.
Periferia sud di Damasco. Durante la guerra civile il quartiere Tadamon è stato teatro di intensi combattimenti e di un eccidio compiuto nel 2013 da miliziani legati all’Unità 227 dell’intelligence militare: 41 persone furono bendate, gettate vive in una buca e finite a colpi di fucile. Uccisero e ripresero tutto col telefonino. Secondo gli abitanti di Tadamon, la strage non si è mai fermata.
Si avanza tra rifiuti e ruderi insieme con Fouad al Shwakh, 40 anni di cui 6 passati nelle carceri del regime, con Anas Swydani, tecnico di 42 anni, e con Shadi al Jassem, 44 anni, fornaio. Sono cresciuti qui ma da dodici anni non entravano nel borgo.
«Prima della caduta del regime era impossibile accedere, i soldati non lo permettevano», racconta Fouad, che del drappello è il primo ad avvistare le ossa. Più scava e più ne trova, in pochi secondi ha composto un piccolo mucchio. Anas Swydani si dice certo che talvolta i corpi venivano bruciati. «L’odore era inconfondibile ». Ancora Fouad: «Le uccisioni sono avvenute soprattutto dal 2012 fino al 2018, quando l’esercito riprese completamente il controllo, in seguito hanno nascosto qui i rapiti».
Luoghi così, off limits, protetti dai soldati, da cui spesso provengono spari di fucile e urla, in Siria vengono chiamati “zone del barbiere”, dove a cadere non sono i capelli tagliati ma la gente scomparsa. Shadi il fornaio ha appena scoperto altri pezzi di scheletro in un punto crollato del pavimento di un edificio. In neanche quindici minuti hanno trovato una cinquantina di ossa umane. «Era la zona del barbiere delle forze di sicurezza di Assad», ragiona Shadi, che all’improvviso si ferma. «Siamo sopra la buca del massacro del 2013», avverte. «L’hanno ricoperta. Qui sotto ci sono 41 cadaveri».
il palazzo presidenziale di bashar al assad a damasco
Si stima che siano 150 mila i dispersi durante la guerra civile, di cui 96 mila inghiottiti nei centri di detenzione e tortura per oppositori o supposti tali. Dimenticati nelle celle, sepolti senza tomba. A nord di Damasco, nei pressi di Adra Labor, c’è un enorme campo recintato dove fino a una settimana fa era impossibile entrare. Dall’esterno è anonimo, privo di insegne. All’interno ci sono centinaia di celle interrate: sono fatte in pietra, ognuna ha una lastra che le copre.
il palazzo presidenziale di bashar al assad a damasco
La conformazione del suolo smosso suggerisce una disposizione in file più o meno parallele. Nella prima che è stata aperta da alcuni abitanti di Adra sono stati trovati una quindicina di sacchi bianchi contenenti ossa umane. Ne sono stati tirati fuori due: sul primo c’è scritto “tomba 166, sacco 122, Khetam Al Hossein”, sul secondo “tomba 168, sacco 124, Nawal al Khwala”. Sono nomi di donna. Chi erano queste persone? Sono state eliminate dalla polizia del regime o sono decedute di morte naturale? E cos’è questo posto, un’immensa fossa comune o un sito cimiteriale? [...]
STATUA DI HAFIZ AL ASSAD (PADRE DI BASHAR) PRESA A CALCI DAI RIBELLI SIRIANI A DAMASCOribelli nel palazzo presidenziale di bashar al assad a damasco