
DAGOREPORT – IL GOVERNO SI INCARTA CON LE NOMINE DELLE PARTECIPATE: LA “PROMOZIONE” DI STRISCIUGLIO DA RFI A TRENITALIA È IN CONTRASTO CON LA NORMATIVA EUROPEA E RISCHIA DI ESSERE IMPUGNATA – ALTRA GRANA: I PENSIONATI, COME IL PRESIDENTE DI “ITA AIRWAYS”, SANDRO PAPPALARDO, NON POSSONO RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI. CASO SIMILE ALL’ENAC, CON L’AVVOCATO PIERLUIGI DI PALMA…
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La nomina di Gianpiero Strisciuglio entra in conflitto con una normativa europea. Come scriveva ieri sul “Foglio” Simone Canettieri: “Il decreto legislativo 112/2015, che recepisce una normativa europea, vieta il passaggio diretto tra un’azienda che gestisce l’infrastruttura (Rfi) e una che la utilizza (Trenitalia).
La regola esiste per un motivo banale: evitare conflitti di interesse. In un carteggio tra Mef e Mit, il dicastero di Via XX Settembre nelle scorse settimane ha messo in allerta Salvini sulla fattibilità dell’operazione. E si è arrivati così alla stretta finale dei pareri pro veritate richiesti dalle società interessate.
Quello commissionato dal collegio dei sindaci di Trenitalia allo studio Ubertazzi, e visionato dal Foglio, ritiene “incompatibile” la nomina di Strisciuglio per via delle normative italiane ed europee per via anche delle leggi sulla concorrenza. Tanto che la nomina tecnicamente “è impugnabile”.
Questo parere – 40 pagine – è arrivato ieri l’altro sulla scrivania di Salvini. Il quale attraverso Rfi ne ha voluto un altro, redatto da Deloitte, che al contrario darebbe l’ok all’operazione”.
Salvini se ne fotte e tira dritto. Ma è solo il primo dei tanti conflitti che il Governo si troverà ad affrontare con Bruxelles.
Un altro problema riguarda la remunerazione dei pensionati piazzati al vertice delle società partecipate. Tutta "colpa" della legge Madia del 2012, che impedisce a chi è in “quiescenza” di ricevere incarichi retribuiti dalla Pubblica amministrazione.
Ad esempio, il Presidente di Ita, Sandro Pappalardo, è pensionato e non può ricoprire l’incarico se non a titolo gratuito. Come ha riportato Carlo di Foggia sul “Fatto quotidiano”, due giorni fa, l’ad “non ha ancora potuto percepire lo stipendio che – stando a quanto filtra – sarebbe da colosso quotato in Borsa: circa 500 mila euro, tra parte fissa e variabile”.
“Il pasticcio della pensione – scrive di Foggia - è scattato quasi subito, al punto che il Mef ha dovuto chiedere un parere all’Avvocatura dello Stato per sapere se Pappalardo possa ricevere il suo (sontuoso) stipendio, peraltro senza avere le deleghe di peso che aveva il predecessore. Il parere al momento non è ancora arrivato e quindi si resta nel limbo”.
pierluigi di palma presidente enac
Un caso simile riguarda l’Enac con l’avvocato Pierluigi Di Palma, nominato nel 2021 e ora pensionato. Del suo ricco emolumento da 135mila euro si sta occupando la Corte dei Conti.
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse
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giorgia meloni giancarlo giorgetti
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
SANDRO PAPPALARDO - ENIT