donald trump volodymyr zelensky

DAGOREPORT – A CHE PUNTO È L’ACCORDO SULLE RICCHE RISORSE MINERARIE UCRAINE TRA TRUMP E ZELENSKY? IN ALTO MARE - LA CASA BIANCA CONTINUA A FORZARE LA MANO: “SE ZELENSKY DICE CHE L'ACCORDO NON È CHIUSO, ALLORA LA SUA VISITA DI VENERDI'  A WASHINGTON È "INUTILE" - IL LEADER UCRAINO INSISTE SULLE “GARANZIE DI SICUREZZA”, VALE A DIRE: LA PRESENZA DI TRUPPE  USA AI CONFINI CON LA RUSSIA (NON BASTANO LE FORZE EUROPEE O NATO) – E SULLE ''TERRE RARE", IL TRUMPONE DOVREBBE ACCONTENTARSI DI UN FONDO GESTITO AL 50% TRA USA E UCRAINA – LA MOTOSEGA DI MUSK TAGLIA I CONSENSI: IL 70% DEGLI AMERICANI NON APPROVA L’OPERATO DI MR. TESLA, CHE NESSUNO HA VOTATO MA FA CIO' CHE VUOLE - CHE ACCORDO (D'AFFARI) HA FATTO CON TRUMP? PERCHÉ NESSUNO DENUNCIA L’ENORME CONFLITTO DI INTERESSI DI MUSK? A CAPO DEL ''DOGE'', FIRMA CONTRATTI MILIARDARI CON IL PENTAGONO...

DAGOREPORT

volodymyr zelensky donald trump

La parola d’ordine della diplomazia trumpiana, più che lo “Shock and awe” (colpisci e terrorizza) è “sparala grossa e poi rimangiatela”.

 

L'ex immobiliarista prestato alla politica, da profondo conoscitore dei media e della comunicazione, sa che la prima notizia è quella che rimane. E così il suo secondo mandato sta diventando un generatore automatico di cazzate, cucinate e pronte per essere poi “mediate”, corrette, negoziate, smentite il giorno dopo.

 

Accade così anche per la triste vicenda della guerra in Ucraina: Trump sta umiliando il povero Volodymyr Zelensky, dandogli del “dittatore” e diffondendo le menzogne della propaganda russa (come quella del “consenso al 4%”), ma poi, è costretto a trattare con l’ex comico di Kkryvyi Rih, e a incontrare prima lui di Putin (nelle scorse settimane, aveva  dichiarato esattemente il contrario).

 

LA MAPPA DELLE RISORSE MINERARIE IN UCRAINA

Ieri, con il solito sprezzo che si riserva a uno scappato di casa, Trump ha commentato così la notizia del viaggio di Zelensky a Washington: “Ho sentito che viene venerdì. Per me va bene se vuole fare visita”.

 

Un modo per marcare pubblicamente le distanze da Zelensky, che notoriamente gli sta sul gozzo sin da quando, nel 2018, l’allora acerbo e appena eletto presidente ucraino si rifiutò di indagare sugli affari di Hunter Biden (figlio di Joe) nel suo Paese.

 

La realtà è che i negoziati tra Usa e Ucraina procedono, sull’unico tema caro al Caligola di Mar-a-Lago: il business.  Zelensky, che ieri aveva lasciato trapelare che l’accordo con gli Stati Uniti sulle terre rare era praticamente chiuso (al punto che sarebbe andato a firmarlo questo venerdì), oggi ha fatto il vago, segno che in queste ore anche a Kiev non si sa bene a che santo votarsi.

 

DONALD TRUMP FANTOCCIO DI PUTIN - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

A che punto siamo con i negoziati? La sintesi, come scrive la BBC, è questa: “l'accordo - se e quando sarà finalizzato - prevede la condivisione delle ricchezze minerarie dell'Ucraina con gli Stati Uniti, in cambio di aiuti passati e, eventualmente, di future garanzie di sicurezza”. Ecco, proprio le “mancate garanzie di sicurezza” sarebbero state la ragione per cui i negoziati nelle ultime ore si sono arenate.

 

A Zelensky, infatti, non basta una vaga promessa su un intervento di peacekeeping, su mandato dell’Onu o a guida europea.

 

volodymyr zelensky e joe biden bilaterale al g7 di borgo egnazia 2

Sa che di fronte alle Sturmtruppen Ue, Putin si farebbe una risata: servono i Marines. Senza la garanzia che i soldati a stelle e strisce arriveranno boots on the ground a presidiare la linea di confine con le zone occupate, l’ex comico non firmerà un bel niente. E l’ha fatto capire: “Non sono state ancora concordate garanzie di sicurezza, ed è importante che ci siano”

 

I dettagli principali dell’accordo sulle Terre Rare non sono stati resi pubblici. Ma le indiscrezioni convergono su alcuni punti, confermati dal primo ministro ucraino Denys Shmyhal: l’intesa prevede un “fondo di investimento” per la ricostruzione del Paese, che sarà gestito “a parità di condizioni”.

 

Un caro e vecchio “fifty-fifty”: gli americani incasseranno la metà dei proventi derivanti dalla futura monetizzazione di tutte le risorse naturali di proprietà del Governo ucraino, e l’altro 50% sarà incamerato dall’Ucraina per la ricostruzione.

 

trump e putin boney m meme by il giornalone la stampa

"Ucraina e Stati Uniti, con l'obiettivo di raggiungere una pace duratura in Ucraina, intendono istituire un Fondo di investimento per la ricostruzione. L'Ucraina contribuirà al Fondo con il 50 per cento dei proventi derivanti dalla futura monetizzazione di tutte le risorse naturali di proprietà del Governo ucraino".

 

Dettaglio non secondario: nelle bozze non si parla solo di terre rare, ma di “tutte le risorse naturali di proprietà del Governo. Il che significa che la quota-limite dei 500 miliardi è solo una cifra sparata a casaccio da Trump per fare notizia: in realtà, potenzialmente, il guadagno generato e condiviso da Usa e Ucraina potrà essere ben più alto.

 

Gli sherpa, sottobanco, stanno lavorando e il quadro è in continuo mutamento: venerdì Zelensky sarà a Washington e gli si presenterà davanti una soluzione? Oppure sarà schifato da Trump? Soprattutto, otterrà l’unica cosa che gli interessa, cioè le garanzie di sicurezza, in barba alle promesse trumpiane di disimpegno? La Casa Bianca continua a forzare la mano: “Se Zelensky dice che l'accordo sulle terre rare dell'Ucraina non è chiuso, allora la sua visita a Washington è "inutile"

 

xi jinping vladimir putin - vertice brics a Kazan

Zelensky, in un mese e poco di presidenza trumpiana, si è rivelato un grande incassatore: si è preso gli insulti di Trump, ha provato a forzare la mano annunciando di essere disposto a dimettersi in caso di adesione dell’Ucraina alla Nato, ha dovuto ammorbidire la sua posizione e cambiare versione più di una volta.

 

Certo è che la trattativa va per le lunghe. Se arriverà la tregua, difficilmente sarà nel giro di qualche giorno, o “qualche settimana”, come ha detto Macron alla Casa Bianca durante l’incontro con Trump.

 

guerra in ucraina - soldati

 

 

A proposito di tempo, chi ne ha più di tutti è la Cina. Xi Jinping non ha mai avuto fretta: il potere del regime comunista, fondato per l’appunto sulla “lunga marcia”, si basa sull’attesa consapevole che il proprio momento arriverà.

 

Il dominio del Dragone non è questione di se, ma di quando. E così, l’approccio strategico di Pechino si riverbera anche nella trattativa ucraina. Non a caso, di fronte all’esaltazione fuori controllo di Trump, Xi Jinping, che vuole accreditare il suo Paese come potenza stabile e affidabile, replica invocando la “calma” e, allo stesso tempo, mandando messaggi di fuoco su Taiwan: “L’aumento della spesa militare non la proteggerà”. Nel futuro, se muoveranno un dito, noi ci prenderemo anche il braccio.

 

ELON MUSK - SEGA - MEME BY EMILIANO CARLI

Ps. Donald Trump si è auto-incoronato re, e ogni volta che può, rivendica di avere un mandato popolare “terrific”, enorme. Vero, ha vinto regolarmente le elezioni e la sua presidenza è il risultato della democrazia.

 

Ciò è un po’ meno vero per quanto riguarda l’incarico a Elon Musk. Il “Doge” ha pieni poteri senza aver ricevuto alcun mandato del Congresso, e i malumori del popolo contro l’uomo più ricco del mondo iniziano a preoccupare l’inner circle del “Maga”.

 

Secondo un sondaggio del Washington Post, pubblicato due giorni fa, solo il 34% degli americani approvano l’operato di Musk. Il 66% non vede di buon occhio Elon, che a colpi di motosega sta licenziando decine di migliaia di persone e prepara, di fatto, l’azzeramento dello Stato federale (per rimpiazzarlo con cosa, non si sa).

Volodymyr Zelensky e Donald Trump alla Casa Bianca

 

In molti si chiedono: che accordo c’è tra Trump e Musk? Oltre al finanziamento della campagna elettorale, e alla 40ina di miliardi pubblici ricevuti dalle aziende di Musk, c’è qualcos’altro? Perché nessuno indaga sull’enorme conflitto di interessi dell’uomo più ricco del mondo, che ha carta bianca sulla macchina statale?

 

 

ELON MUSKguerra in ucraina situazione confini al 23 febbraio 2025finanziamenti usa e ue all ucrainaTRATTATIVE TRA DONALD TRUMP E VLADIMIR PUTIN - VIGNETTAdonald trump che bacia i piedi di elon musk foto dal video creato con l'intelligenza artificiale 3

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…