
DAZI AMARI PER SALVINI – LUCA ZAIA, GOVERNATORE DEL VENETO, REGIONE CHE VANTA UN EXPORT VERSO GLI USA DI CIRCA 8 MILIARDI, SI DICE PREOCCUPATO PER LA GUERRA COMMERCIALE DI TRUMP (DIFESO A SPADA TRATTA DA SALVINI) – “I DAZI SONO UN FLAGELLO. SE PENSIAMO DI FARE MURO CONTRO MURO LA BATTAGLIA LA PERDIAMO DI SICURO. SI DEVE MUOVERE L’EUROPA UNITA, NESSUNO PUÒ TRATTARE DA SOLO CON TRUMP CHE RAGIONA DA UOMO D’AFFARI”. COSA NE PENSA DI QUESTE PAROLE IL LEADER DELLA LEGA MATTEO SALVINI?
Cesare Zapperi per il Corriere della Sera - Estratti
«I dazi sono un flagello. Ma attenzione all’atteggiamento. Se pensiamo di fare muro contro muro la battaglia la perdiamo di sicuro». Luca Zaia, presidente leghista del Veneto, regione che vanta un export verso gli Usa di circa 8 miliardi, è preoccupato per le mosse di Donald Trump ma invita a giocare la partita.
Qual è l’atteggiamento che non le piace?
«C’è troppa gente che sta a discutere del colore dei capelli di Trump o che si perde in discorsi sofisticati. Gli americani hanno eletto il loro presidente e, piaccia o non piaccia, sarà il nostro interlocutore nei prossimi 4 anni. Ma qui bisogna capire, in fretta se possibile, che abbiamo a che fare con un uomo d’affari».
E questo cosa significa?
«Che se ipotizza dazi al 25% probabilmente il punto di caduta vero è un altro. Del resto, lo ha detto lui stesso alla Casa Bianca a Zelensky: “Non ho mai fatto un affare senza un compromesso”. Quindi, l’Europa, che con i suoi 450 milioni di abitanti rappresenta il mercato più florido al mondo per gli Stati Uniti, deve essere consapevole che ha le sue carte da giocare. A una condizione».
Quale?
«Deve presentarsi unita di fronte a Trump. Non ha senso che i singoli capi di governo o di Stato si presentino da lui per condurre trattative singole. Nessuno da solo ha la forza di trattare da pari a pari».
Nemmeno von der Leyen?
«Anzitutto, non ha gli strumenti operativi di governo per muoversi con la stessa efficacia di Trump. Ora che metti d’accordo tutti e 27 i paesi Europei stai fresco. Ma anche sulla guerra in Ucraina non mi pare che la strategia che si vuole adottare sia adeguata».
Torniamo ai dazi, gli imprenditori, soprattutto quelli veneti, temono un tracollo dell’economia.
«Li capisco. Negare la pesantezza dei dazi significa chiudere gli occhi. I veneti sono grandi esportatori in tanti settori all’avanguardia: dall’occhialeria al vino, dal fashion al food, dall’automotive alla tecnologia spaziale. Gli Usa sono un partner fondamentale per le nostre imprese».
Trump le vuole ostacolare.
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«Un momento. Noi prima di tutto dobbiamo capire cosa vuole il presidente americano. Lo ripeto: lui ragiona da businessman. Sa benissimo quanto è importante l’Europa e non può farne a meno. Tocca all’Europa confrontarsi in maniera intelligente».
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Torna a predicare la necessità di un’Europa unita?
«Per forza. Sono due le condizioni imprescindibili se si vuole stabilire un rapporto proficuo con Trump. Da un lato, marciare uniti, senza fughe in avanti né protagonismi. Dall’altro, prendere atto dell’interlocutore per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse. Trump è stato scelto dagli americani, non tocca a noi decidere se è il presidente giusto».
Però le sue mosse hanno ricadute sul resto del mondo.
«Sì, e vedo che sta serpeggiando qua e là un sentimento anti-americano. Ma gli Usa sono legati a doppio filo all’Europa. Non dimentichiamoci che ci hanno aiutato a riportare la democrazia e sono stati fondamentali nella rinascita dopo la guerra».
Tuttavia, i dazi ora rischiano di farci del male.
«Per la verità, il protezionismo americano esisteva anche quando governavano i democratici ma allora nessuno obiettava nulla».
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MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE