“I RUSSI SONO ANNIENTATI. LA REPRESSIONE FUNZIONA” - IL DISSIDENTE RUSSO OLEG ORLOV: “NESSUNO FA PIÙ POLITICA. UOMINI DEL GOVERNO A LIVELLO LOCALE CONTROLLANO PERSINO LE CONVERSAZIONI: ERA DA BREZHNEV CHE NON SI STAVA COSÌ - DOPO PUTIN POTREBBE VENIRE QUALCUNO CHE FINORA MAGARI HA SUPPORTATO IN SILENZIO LA DITTATURA: POTREBBE SALIRE AL POTERE CON L’AVALLO DI ALTRE FORZE ESTERE, DI PAESI CHE FORMALMENTE CONTINUERANNO A DIRSI PER LA LIBERTÀ IN RUSSIA MA NEI FATTI SARANNO CONTENTI DI POTER RIAVERE IL GAS E IL PETROLIO A POCO, AL PREZZO DI QUALCHE DISSIDENTE IN CARCERE. L’OPPOSIZIONE POTREBBE NON FARCELA NEMMENO SE PUTIN MUORE”
Estratto dell’articolo di Irene Soave per il “Corriere della Sera”
Quando ci incontriamo, a Berlino, l’epoca di Putin ha appena compiuto un quarto di secolo e un giorno: era il 1° gennaio 2000 quando le dimissioni di Eltsin gli consegnarono il potere. Oleg Orlov, biologo, 71 anni, ne aveva già trascorsi venti da dissidente; meglio, da «cittadino che criticava il governo. Finché farlo non è diventato un crimine». […]
Quanto è cambiato Putin in venticinque anni?
«A me, e a quelli attorno a me, era chiaro da subito che fosse un dittatore. […] i diritti vennero lesi subito; dove subito cominciarono le operazioni imperialiste nel Caucaso. L’Europa ha visto segnali preoccupanti, si è detta “non esageriamo” e ha continuato a comprare il gas».
dmitrij medvedev vladimir putin
Ci sono momenti in cui il regime ha cambiato passo?
«Il primo è il discorso di Monaco del 2007, alla conferenza per la sicurezza. C’era già tutto lì. La rabbia per gli Stati Uniti, l’attenzione per l’Ucraina e la Georgia, le armi. Poi nel 2014, l’invasione della Crimea. E le proteste del 2012. Quando riprese la presidenza molta gente scese in piazza. Quel dissenso lo spaventò, e decise di schiacciarlo».
In questi 25 anni come ha visto cambiare i russi?
«Sono annientati. Prima si è fatto largo il sentimento che dal singolo non dipenda nulla, e di qui l’abbandono della politica, il ripiego sul privato. Nel frattempo le elezioni diventano una farsa, la guerra ti porta via parenti e amici, l’economia crolla... e resta la paura. La repressione voi non credo possiate capirla, ma funziona: nessuno fa più politica se il prezzo è così alto. Uomini del governo a livello locale controllano persino le conversazioni: era da Brezhnev che non si stava così».
Molti dei prigionieri russi liberati ad agosto, come lei, vivono in Germania. Siete in contatto?
«Certo. Abbiamo una chat, ci coordiniamo per cortei o campagne. Ci siamo visti spesso. […]».
A cosa state lavorando?
«A una serie di misure pratiche che andrebbero prese se Putin morisse. Un’amnistia, una nuova legge elettorale. È fondamentale non essere vaghi, anche perché siamo già sull’orlo di una catastrofe».
Cioè?
«Dopo Putin potrebbe benissimo venire un altro Putin. Qualcuno finora anodino, un senza nome che finora magari ha supportato in silenzio la dittatura e potrebbe salire a galla nel potere magari con l’avallo di altre forze estere, di Paesi che formalmente continueranno a dirsi per la libertà in Russia ma nei fatti saranno contenti di poter riavere il gas a poco, il petrolio a poco, al prezzo irrilevante di qualche dissidente in carcere. L’opposizione potrebbe non farcela nemmeno se Putin muore. E voi, cari compagni occidentali, dovrete vedervela con qualche nuova guerra».
È sempre stato così pessimista al riguardo?
«No, ma in questi mesi è andato tutto in questa direzione. L’elezione di Donald Trump. La politica internazionale che vira a destra. La morte di Navalny. Se fosse stato vivo, lui sì avrebbe potuto federare l’opposizione e guidarla alla vittoria. Anche dall’estero».
La vedova Yulia si è offerta di guidare l’opposizione .
«Oggi non c’è una figura unica in cui l’opposizione russa possa riconoscersi». […]