“PER IL GIUDICE NON CI SONO REATI NELLA VICENDA DELLA FONDAZIONE OPEN, MA I FATTI RESTANO” – “IL FATTO QUOTIDIANO” METTE NERO SU BIANCO QUANTO È EMERSO NELL’INCHIESTA SU RENZI E ALTRE DIECI PERSONE, TUTTE PROSCIOLTE: “GRAZIE ALL’INDAGINE ABBIAMO SCOPERTO PER ESEMPIO CHE L’IMPRESA TOTO PAGAVA 800 MILA EURO IN PARCELLE ALLO STUDIO DI ALBERTO BIANCHI. QUEL COMPENSO FINIVA POI DIVISO TRA OPEN E IL COMITATO PER IL SÌ: 200 MILA A TESTA” – “I PM CONTESTAVANO IN QUESTE STORIE UN PAIO DI REATI ANCHE PERCHÉ NELLO STESSO PERIODO TOTO SI ASPETTAVA INTERVENTI FAVOREVOLI IN PARLAMENTO DAI RENZIANI…” - LA MAIL DI RONDOLINO SULLA "STRUTTURA DI PROPAGANDA ANTIGRILLINA"
Estratto dell’articolo di Marco Lillo per “il Fatto quotidiano”
matteo renzi profumiere immagine creata con l intelligenza artificiale di grok
Entro 30 giorni il Gup Sara Farini depositerà la motivazione della sua ordinanza e potremo capire perché ha prosciolto tutti. Non ci sono reati per lei nella vicenda della Fondazione Open. Ciò detto, i fatti restano.
Per esempio il 7 gennaio 2017, il segretario del Pd Matteo Renzi inoltra all’amico Marco Carrai un’email che gli ha inviato Fabrizio Rondolino, giornalista dalemiano e poi renziano nonché marito della produttrice tv Simona Ercolani, titolare di una società che lavora per la Rai e consulente per la Leopolda 2015 organizzata dalla Fondazione Open.
fabrizio rondolino simona ercolani foto di bacco
Rondolino scrive a Renzi: “Eccoti un primo appunto sulla struttura di propaganda antigrillina che ho preparato con Simona in questi giorni… P.s. Se già non lo usi, ti consiglio questo sistema di posta criptata… non dobbiamo contro argomentare sulle loro proposte, dobbiamo distruggere chi le ha avanzate”. Ci vogliono campagne “‘allusive’ e intrinsecamente diffamanti”.
Rondolino scrive di “character assassination: notizie, indiscrezioni, rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica di Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Lombardi, Raggi, Appendino, Davide Casaleggio (e la sua società), Travaglio e Scanzi”. Renzi ha sostenuto, dopo la pubblicazione della mail, di non condividere quel progetto. Comunque la mail con l’idea della macchina del fango renziana svelava un’azione disgustosa ma non illecita.
ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI
Altre mail invece per i pm provavano reati degni di un processo. Ieri il Gup Farini ha detto picche e ora bisognerà capire se abbia avuto un peso in questa decisione la sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato le corrispondenze con i parlamentari dalla scena processuale.
In ogni caso, grazie all’inchiesta abbiamo scoperto molte cose: innanzitutto i finanziatori della corrente renziana che preferivano rimanere celati dietro allo scudo della Fondazione non soggetta ai doveri di comunicazione previsti per le donazioni ai partiti.
Già la Cassazione aveva chiarito che non si può equiparare la Fondazione a un’articolazione di partito […]. La Gup Farini avrà seguito probabilmente questa linea. Il che sarebbe un’ottima notizia per Renzi, meno forse per il corretto funzionamento del sistema democratico: i finanziamenti non trasparenti alla politica tramite le Fondazioni tornano in auge con il bollino della magistratura, con buona pace di tante inchieste giornalistiche e tante battaglie politiche sul punto.
Grazie all’indagine Open abbiamo scoperto anche altre cose non proprio belle. Per esempio l’impresa Toto pagava 800 mila euro in parcelle allo studio di Alberto Bianchi, avvocato e presidente della Fondazione Open. Quel compenso, tolte le tasse, finiva poi diviso tra Open e il Comitato per il Sì: 200 mila a testa.
Abbiamo scoperto poi che un soggetto vicino ai renziani, Patrizio Donnini, ha venduto a più di un milione di euro al solito Alfonso Toto le quote di società pagate molto meno. I pm contestavano in queste storie un paio di reati anche perché nello stesso periodo Toto si aspettava interventi favorevoli in Parlamento dai renziani. Per il Gup Farini invece è tutto lecito. […] E qualcun altro a questo punto lo rifarà in futuro in tranquillità. […]