GIULI DIMEZZATO – IN CONSIGLIO DEI MINISTRI IL DECRETO CULTURA È STATO RIDOTTO DRASTICAMENTE. LE NOMINE DEI NUOVI DIRIGENTI SONO PASSATE DA SEI A TRE, DOPO I RILIEVI DELLA RAGIONERIA DELLO STATO: SI SAREBBE TRATTATO DI UNO “SPRECO DI DENARO PUBBLICO” – ALFREDO MANTOVANO HA STOPPATO IL MINISTRO BASETTONI SULLA NORMA CHE AVREBBE FATTO DIVENTARE UNA STAZIONE APPALTANTE ALES, LA SOCIETÀ IN HOUSE GUIDATA DA FABIO TAGLIAFERRI, GRANDE AMICO DI ARIANNA MELONI – LO SCAZZO E LA TELEFONATA DI FUOCO TRA MANTOVANO E GIULI
1. CULTURA, IL DECRETO DIMEZZATO SALTANO NOMINE E POTERI ALL’ALES
Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”
alessandro giuli ad atreju - foto lapresse
Un decreto Cultura dimezzato nel vero senso della parola, a cominciare dalla nomina dei nuovi dirigenti. Dovevano essere sei e invece sono diventati tre, finiti sotto la scure dei rilievi della ragioneria dello Stato: si sarebbe trattato di uno «spreco di denaro pubblico».
Il compito di prendere la parola in Consiglio dei ministri per ridimensionare i progetti di Alessandro Giuli è toccato al responsabile dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Ci ha pensato invece il sottosegretario Alfredo Mantovano a fermare sul nascere la norma che avrebbe fatto diventare Ales una stazione appaltante iscritta nell’elenco dell’Autorità anticorruzione. Lo stop, si vocifera nelle stanze del dicastero, sarebbe arrivato per il timore che la corsia preferenziale concessa alla società in house del ministero, guidata da Fabio Tagliaferri, potesse svantaggiare chi nell’elenco è già iscritto, come ad esempio Invitalia.
E secondo alcuni approfondimenti tecnici, sarebbero emersi problemi relativi ai requisiti necessari. Una forzatura che in un primo momento anche la premier Giorgia Meloni avrebbe avallato, ma che poi sarebbe andata a scontrarsi anche con profili di incostituzionalità. In sostanza, ieri il provvedimento è profondamente cambiato in corsa.
[…] Come le nomine legate al piano Olivetti. Nella bozza del decreto, anticipata da Repubblica, era stato dato ampio spazio al piano per promuovere la rigenerazione culturale delle periferie e per valorizzare le biblioteche e promuovere la filiera dell’editoria libraria.
alfredo mantovano giorgia meloni
Era prevista - ed è saltata - una struttura di missione che avrebbe operato fino al 31 dicembre 2028 e sarebbe stata guidata da un dirigente generale e da due altri dirigenti. Per le loro retribuzioni era prevista una spesa complessiva di 769.288,77 euro per ciascun anno dal 2025 al 2028. Quindi oltre tre milioni. Troppo.
E soprattutto è stato giudicata poco opportuna la possibilità - prevista in una bozza precedente - di affidare incarichi dirigenziali a figure esterne anziché valorizzare chi già lavora all’interno del ministero. Giuli non l’ha presa bene, ha provato a resistere ma si è dovuto arrendere.
Nel braccio di ferro ha ottenuto almeno la conferma della nomina dei tre nuovi dirigenti che si dovranno occupare di cooperazione con l’Africa e il Mediterraneo allargato. L’importo complessivo di 769.288,77 euro annui dal 2025 al 2028 ha, in questo caso, avuto il via libera. La Cgil giudica comunque un «fatto grave il controllo politico che si vuole esercitare sul ministero». […]
2. TENSIONE TRA ALFREDO MANTOVANO E IL MINISTRO DELLA CULTURA GIULI
Estratto dell’articolo di Federico Capurso e Ilario Lombardo per “La Stampa”
ALESSANDRO GIULI - FOTO LAPRESSE
[…] In Consiglio dei ministri, […] si è discusso il Piano Olivetti del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Tra Piano Mattei e Piano Olivetti, il rischio è di perdersi nel marketing di governo. Ma il vezzo della destra di ispirarsi ai grandi pionieri della modernità italiana non è immune dalle consuete fatiche e trattative del palazzo.
Si è arrivati persino a litigare, tra Giuli e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il progetto di investimenti culturali per rigenerare le periferie, tra biblioteche e librerie, e poi l'istituzione di una nuova sede del museo Maxxi (che Giuli presiedeva) a Messina come ponte culturale con l'Africa, oltre a vari finanziamenti a fondazioni e musei, per Mantovano non era una questione "urgente" che legittimava l'utilizzo dello strumento del decreto.
Tanto da chiederne lo stralcio in pre-Consiglio dei ministri. Una considerazione che invece il mondo dell'editoria, ansioso di ricevere un aiuto finanziario, contesta. Non trova conferma il fatto che Giuli si sia spinto fino a minacciare le dimissioni, ma è certo che abbia avuto una telefonata abbastanza tesa con Mantovano.
I due poi si sono spiegati e c'è voluto un po' più del previsto, ma alla fine il piano è stato infilato nuovamente nel menu del Consiglio dei ministri di ieri. Neanche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, però, si sarebbe mostrato entusiasta per le nuove voci di spesa che - ha fatto notare - potevano essere più contenute.