
I RUSSI SI FREGANO LE MANI E…FREGANO L'EUROPA: AL CREMLINO BRINDANO CON LA VODKA DOPO LA TELEFONATA PUTIN-TRUMP – IL FALCO MARKOV: “L’EUROPA VIENE DEFINITIVAMENTE MESSA IN DISPARTE. SI PARLA DI ‘SOLUZIONE BILATERALE’, QUINDI SPETTA A PUTIN E TRUMP DECIDERE COSA SARÀ DELL’UCRAINA” - IL RIFIUTO DI UN CESSATE IL FUOCO TOTALE VIENE SOTTOLINEATO DA QUASI TUTTI I MEDIA, E PRESENTATO COME UNA IMPOSIZIONE DI PUTIN AL NUOVO ALLEATO AMERICANO - IL VICE SPEAKER DELLA CAMERA ALTA, KONSTANTIN KOSACHEV, CHE CIANCIA OGGI DI PACE, ALCUNI GIORNI FA AVEVA DICHIARATO CHE L’UNICO VERO ACCORDO ERA QUELLO CHE CI SAREBBE STATO “SUL CAMPO DI BATTAGLIA”
Marco Imarisio per il Corriere della Sera - Estratti
L’ umore del Capo era ottimo ancora prima di cominciare.
Quando a Mosca erano le 16, l’ora in cui sarebbe dovuta cominciare la telefonata con Donald Trump, Vladimir Putin si trovava all’annuale congresso della Confindustria Russa, davanti a un pubblico composto per lo più da oligarchi, compresi quelli che tre anni fa si erano detti contrari all’«operazione militare speciale», come passa in fretta il tempo. Stava parlando, e aveva già suscitato ilarità in platea fingendo di chiedersi perché i Paesi del G7 vengano chiamati i Sette grandi.
«Ovunque si guardi, non si vedono sulla mappa», ha detto mimando il gesto del binocolo. È stato il presidente dell’associazione, Aleksandr Shokhin, a interrompere il suo discorso ricordandogli premurosamente che secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov era giunto il momento del colloquio tanto atteso. Il presidente russo ha risposto con una battuta che denotava la sua sicurezza.
«Non ascoltate Peskov. Il suo lavoro è questo».
la telefonata tra donald trump e vladimir putin
Nulla accade per caso Figurarsi lo stato d’animo degli altri. Nulla accade per caso, nella liturgia che da sempre accompagna Putin. Quel breve siparietto, unito al mancato annullamento di un intervento previsto da mesi, era già una sorta di viatico: tanto siamo noi quelli forti, business as usual , perché tutta questa agitazione mondiale?
«Nelle settimane appena trascorse, sia Trump che Putin avevano già dimostrato di essere sulla stessa lunghezza d’onda e soprattutto di considerarsi entrambi sullo stesso piano» ragiona l’ineffabile Sergei Markov, ex consigliere del Cremlino per la politica estera.
«Infatti, parlano di soluzione bilaterale, come a dire che spetta a loro e solo a loro decidere cosa sarà dell’Ucraina. L’Europa viene definitivamente messa in disparte. Una prima vendetta comune».
vladimir putin se la ride per il ritardo della chiamata con donald trump
Come capita molto spesso, la parte più moderata del coro è stata intonata da un appartenente al primo anello del Cremlino. «Oggi il mondo è diventato più sicuro» ha scritto sui social Kirill Dmitriev, responsabile per la cooperazione nel campo economico e investimenti con i Paesi stranieri, e in questa fase negoziatore con gli Usa. Ma scorrendo le reazioni, di ogni ordine e grado, la sensazione è quella di un verdetto interlocutorio, nel quale ognuno può leggere quel che più gli piace.
Sul versante istituzionale, il vicecapo della Commissione Esteri Aleksei Chepa annuncia l’inizio dell’era della distensione: «Più numerosi i punti di accordo, dai prigionieri di guerra fino a una futura partita di hockey tra i due Paesi, maggiore sarà la fiducia reciproca e migliori per noi le decisioni future che ci attendono». Sul Canale Rybar di Telegram, unico account comune dei corrispondenti di guerra, categoria diventata avamposto dell’ultranazionalismo, si ragiona in modi e termini leggermente diversi.
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«Attitudine alla pace» L’apparente rifiuto di un cessate il fuoco totale viene sottolineato da quasi tutti i media, e presentato come una imposizione di Putin al nuovo alleato americano. Con un certo pragmatismo, il vice speaker della Camera Alta, Konstantin Kosachev, personaggio politico in ascesa, lascia intendere che l’obiettivo era quello di superare l’accordo di Gedda tra Usa e Ucraina, ed è stato raggiunto. «Abbiamo confermato la nostra attitudine alla pace con una serie di passi unilaterali, a differenza di Kiev che aveva solo dichiarato la disponibilità a un armistizio male controllato e mirato solo a presentare la Russia nella luce peggiore. Senza peraltro capire che il caso ucraino è solo uno dei tanti che affronteremo insieme agli Usa». Appena sette giorni fa, Kosachev aveva dichiarato che l’unico vero accordo era quello che ci sarebbe stato «sul campo di battaglia».
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