“DANIELA HA DETTO CHE AVREBBE VALUTATO, LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE PUÒ ESSERE UN ELEMENTO” – IGNAZIO LA RUSSA TORNA A PARLARE DELLE POSSIBILI DIMISSIONI DELLA SUA CARA AMICA DANIELA SANTANCHÈ: “QUANDO HA DATTO CHE AVREBBE VALUTATO, PUÒ DARSI CHE VALUTI ANCHE SU QUESTO. LE MOZIONI DI SFIDUCIA? RAFFORZANO LO SFIDUCIATO QUANDO SONO INDIVIDUALI. QUESTA È LA STORIA DEL PASSATO” – LO SPAURACCHIO DEL VOTO SEGRETO, PREVISTO L'11 O IL 12 FEBBRAIO, SULLA MOZIONE DEI CINQUE STELLE: “NON SIAMO SICURI DI POTER REGGERE IL PARTITO…”
CASO SANTANCHÈ: LA RUSSA, DECISIONE CASSAZIONE PUÒ ESSERE ELEMENTO VALUTAZIONE
ignazio la russa e daniela santanche al concerto di elton john nel 2003
(LaPresse) - "La decisione della Cassazione? Io credo che Daniela, quando ha detto che avrebbe valutato, può darsi che valuti anche su questo, però non l'ho sentita. Certamente anche quello è un elemento di valutazione".
Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a margine di un convegno a palazzo Madama a proposito della decisone della Corte di Cassazione di confermare a Milano il processo per la presunta truffa aggravata all'Inps, che vede tra gli altri imputata la ministra per il Turismo, Daniela Santanchè. "Meglio evitare la mozione di sfiducia? Le mozioni di sfiducia rafforzano lo sfiduciato quando sono individuali. Questa è la storia del passato, quindi non è quello credo l'elemento di valutazione", ha concluso.
DANIELA SANTANCHE A BORDO DELLA NAVE AMERIGO VESPUCCI - GEDDA - ARABIA SAUDITA
SANTANCHÈ, L'INCHIESTA RIMANE A MILANO IL 10 FEBBRAIO LA SFIDUCIA COL VOTO SEGRETO
Estratto dell’articolo di Federico Capurso e Monica Serra per “La Stampa”
Non sarà un giudice romano a decidere se mandare a processo Daniela Santanchè con l'accusa di truffa ai danni dello Stato con la cassa integrazione Covid ai dipendenti di Visibilia. E la ministra non riuscirà a guadagnare altri fondamentali mesi di tempo come sperava.
Ieri, infatti, la Cassazione ha stabilito che la competenza territoriale del processo è milanese, come i pm Marina Gravina e Luigi Luzi hanno sempre sostenuto. E, già in primavera, un giudice potrebbe decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della senatrice di FdI: la prossima udienza è fissata il 26 marzo.
VISI-BILE - VIGNETTA BY MANNELLI
L'accusa di truffa all'Inps è la più delicata dal punto di vista politico per la ministra già a processo per falso in bilancio e indagata per la presunta bancarotta di Ki group. Proprio su questo processo, infatti, ha tracciato una linea: se finirà a giudizio, dovrà dimettersi. Ieri il Movimento 5 stelle è riuscito a ottenere una data per la sua mozione di sfiducia contro Santanchè.
Verrà discussa alla Camera lunedì 10 febbraio e si voterà l'11 o il 12. Il voto per le mozioni di sfiducia, è bene ricordarlo, è segreto. E su questo i fedelissimi di Giorgia Meloni iniziano a fare il loro gioco. Perché Santanchè continua a resistere alle pressioni, quasi incurante del fatto che a Palazzo Chigi, come nel partito, quasi nessuno la sostenga più. Viene considerata, ormai, una presenza indesiderata.
La premier però non vuole chiederle apertamente di lasciare, si creerebbe un precedente troppo pericoloso.
daniela santanche ignazio la russa
Così, la mozione di sfiducia dei Cinque stelle si trasforma, per gli uomini di Meloni, in uno spauracchio perfetto: «Se si vota in Aula con il voto segreto, non siamo sicuri di poter reggere tutto il partito - lasciano trapelare dal quartier generale di FdI -. Qualcuno potrebbe far mancare il suo sostegno».
Suona come una minaccia a Santanchè, ma è difficile che si concretizzi. La presidente del Consiglio regalerebbe una vittoria pesante alle opposizioni e offrirebbe l'immagine di un partito e una maggioranza deboli, senza controllo, incapaci di difendere un membro del governo. Insomma, più che un pericolo reale, somiglia a uno strumento per alzare il pressing sulla ministra.
daniela santanche giorgia meloni
Anche se nessuno, tra i Fratelli, si augura davvero che l'addio possa essere maturato in questi giorni. L'intenzione ora è quella di cavalcare politicamente l'inchiesta aperta sulla premier e sui suoi ministri per il caso Almasri. Le dimissioni di Santanchè sarebbero quindi una distrazione dannosa.
Tra l'altro, in un momento in cui la propaganda di partito usa l'inchiesta su Meloni per muovere guerra ai giudici e prepararsi al referendum sulla riforma della giustizia, quel passo indietro rischierebbe di essere letto come una resa del governo alle procure. […]
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