
“TRUMP NON HA MAI AVUTO UN ADEGUATO SENSO DELLA STORIA. È UN UOMO SENZA IDEOLOGIA” - IL POLITOLOGO JOSEPH NYE, PROFESSORE EMERITO DI HARVARD ED EX VICESEGRETARIO DI STATO: “TRUMP POTREBBE RITIRARSI DALLA NATO O RIDURRE L’IMPEGNO DEGLI USA MA SE SI CONSIDERANO I SONDAGGI, EMERGE UN GRANDE SOSTEGNO ALLA NATO IN AMERICA. L’OPINIONE PUBBLICA STATUNITENSE È ISOLAZIONISTA PER CIRCA UN TERZO. UN DATO STABILE DAL 1974. TRUMP È RIUSCITO A MOBILITARE QUESTO ZOCCOLO DURO. MA I REPUBBLICANI TRADIZIONALI NON SEGUONO QUESTO ISOLAZIONISMO - QUANTO SONO POPOLARI MUSK E IL SUO TEAM ‘DOGE’? IL SOSTEGNO STA DIMINUENDO. LA MIA PREVISIONE È CHE CON L’ANDARE DEL TEMPO MUSK VERRÀ EMARGINATO…”
Estratto dell’articolo di Mladen Gladi per “Die Welt” pubblicato da “la Repubblica”
Joseph S. Nye ha coniato la nozione del “soft power”, grazie al quale dopo la fine della Guerra fredda l’America è assurta a superpotenza cercando di governare il mondo globale anche con la persuasione basata sui propri valori. Ma ora, nota, negli Stati Uniti di Trump non c’è più nulla di “soft”. Incontriamo l’ottantottenne professore emerito di Harvard ed ex vicesegretario di Stato a Cambridge, Massachusetts.
Professor Nye, poco dopo la fine del millennio lei ha pubblicato “Il paradosso del potere americano. Perché l’unica superpotenza non può agire da sola”. Gli Usa sono ancora oggi l’unica superpotenza mondiale?
DONALD TRUMP CONTRO ELON MUSK - IMMAGINE CREATA DA GROK
«Gli Stati Uniti dispongono di capacità di esercitare la forza militare a livello mondiale superiori a quelle di qualsiasi altro Paese. Ma sotto il profilo economico americani, cinesi ed europei, quando questi ultimi agiscono unitariamente, sono su un piano di parità. […] a livello economico viviamo indubbiamente in un mondo multipolare. E in politica, […] il potere è molto ripartito».
Ma nel 2025 gli Usa non sembrano più aver bisogno di alleati. È proprio così?
«Questo non è vero per la maggioranza degli americani, se prestiamo fede ai sondaggi.
Certamente non lo è per il Partito democratico o per i repubblicani di orientamento tradizionale. Perciò, la risposta alla sua domanda è: per Trump sì, per l’America no».
[…] «[…] Trump non ha mai avuto un adeguato senso della storia. È un uomo senza ideologia. Un uomo che crede in ciò che si potrebbe chiamare personalismo. I narcisisti non hanno un buon senso della realtà o della storia, poiché valutano ogni cosa in base agli effetti sul proprio ego».
Fra dieci anni esisterà la Nato?
«Trump potrebbe ritirarsi dalla Nato o ridurre l’impegno degli Usa. Se però si considerano i sondaggi d’opinione negli Usa, emerge un grande sostegno alla Nato. E sono convinto che un governo democratico nel 2028 ripristinerebbe ciò che Trump ha demolito. […]».
Non è troppo ottimistico immaginare una sconfitta dei repubblicani Maga nel 2028?
«C’è in me una debole scintilla di cauto ottimismo».
[…] «[…] l’opinione pubblica statunitense è isolazionista per circa un terzo. Questo dato si mantiene stabile, sia pure con leggere variazioni, fin dal 1974. Questo zoccolo duro di isolazionisti è rimasto inalterato. Trump è riuscito a mobilitarlo. Avendo ottenuto il controllo del partito repubblicano, può trascinarlo in questa direzione. Tuttavia, i repubblicani tradizionali non seguono questo isolazionismo. Sarà interessante vedere se […] il partito nel suo insieme proseguirà lungo il percorso verso il quale Trump cerca di sospingerlo o se invece si riorienterà sulle sue posizioni tradizionali».
Lei è nato nel 1937, all’inizio di quello che viene chiamato “il secolo americano”. Come stanno oggi le cose a questo riguardo?
«Penso che gli americani siano ancora i numeri uno. Ma la distanza dal numero due si è decisamente ridotta. Non siamo più così dominanti. Questo potrebbe significare che il nostro primato si sta erodendo. Trump non farà che accelerare questa erosione».
Quando si parla di declino delle grandi potenze, è inevitabile riferirsi a Roma, come termine di paragone. Anche lei lo fa spesso.
«La potenza romana raggiunse l’apice con Traiano, che morì nel 117 dopo aver conquistato l’attuale Romania. Ma il crollo definitivo di Roma avvenne soltanto nel 476.
Perciò, il fatto che un Paese giunga all’apice della sua parabola non significa che il suo tramonto sia imminente. Peraltro, quando si parla di Roma, è anche importante ricordare che la potenza romana non era soltanto quella dura, militare. Essa si basava anche sul soft power derivante dalla forza di attrazione della cultura romana».
E così veniamo al concetto più influente da lei elaborato: soft power. In cosa consiste, esattamente?
«Il potere è la capacità di far fare agli altri ciò che si desidera che facciano. A questo scopo ci sono tre possibilità: coercizione, pagamento e attrattiva. Il soft power è la capacità di ottenere ciò che si vuole grazie all’attrattiva […] Il potere viene massimizzato se si è in grado di combinare tutte e tre le forme. Questo è ciò che chiamo smart power».
DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI
Un’importante fonte del soft power americano è stata la Usaid. Il Doge di Elon Musk ne ha ridotto i collaboratori da 10 mila a 300.
«Un grave errore. Ma è parte dell’ideologia dei repubblicani Maga opporsi agli aiuti finanziari ai Paesi stranieri, anche se rappresenta meno dell’1% del bilancio federale».
Quanto sono popolari Musk e il suo team?
«[…] ciò che stanno facendo piace a un terzo degli isolazionisti. Se lei crede che nel governo ci siano molti sprechi, frodi e abusi, come affermano Trump e Musk per rendersi graditi ai repubblicani Maga, allora sostenga il Doge. Perché chi altri vorrebbe appoggiare una cosa del genere? Chi però considera nel dettaglio cosa fanno e come lo fanno, vede che il sostegno sta diminuendo. La mia previsione è che con l’andare del tempo Musk verrà emarginato.Tra quattro anni potrà essere ancora lì, ma non sarà più così potente come lo è adesso». […]
DONALD TRUMP CAMERIERE DI ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON GROK