
KALLAS CANTA, L'EUROPA E' SORDA - L'ALTA RAPPRESENTANTE DELL'UE PER GLI AFFARI ESTERI, KAJA KALLAS, PROPONE UN PIANO DA 40 MILIARDI DI AIUTI MILITARI PER L’UCRAINA MA NON C’È INTESA TRA GLI STATI UE - NON C’È ACCORDO NE' SUL CENTRALIZZARE L'AIUTO NE' SULLA MODALITÀ PROPOSTA PER CALCOLARE IL CONTRIBUTO DI CIASCUN PAESE - RESTA APERTA LA QUESTIONE DELLE GARANZIE DI SICUREZZA DA FORNIRE A KIEV IN CASO DI CESSATE IL FUOCO...
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Nell'ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo, che i 27 rappresentanti stanno ancora negoziando in vista del vertice di giovedì, si legge che l'Unione europea «mantiene il suo approccio di pace attraverso la forza», il che «richiede di mettere l'Ucraina in una posizione il più forte possibile». Ma la formulazione rischia di sbattere contro due ostacoli: il primo si chiama Ungheria, che si oppone a un linguaggio di questo tipo e minaccia nuovamente di mettere il veto, il secondo è legato al fatto che l'intesa sul maxi-fondo da 40 miliardi di aiuti militari chiesto da Kaja Kallas ancora non c'è.
FRIEDRICH MERZ - KAJA KALLAS - FOTO LAPRESSE
Saranno i 27 ministri degli Esteri Ue, nella riunione prevista per questa mattina, a cercare di trovare un minimo comun denominatore sull'iniziativa dell'Alto Rappresentante.
Ma la possibilità di chiudere già oggi un accordo è ridotta al lumicino. I governi guardano con scetticismo all'idea di centralizzare un aiuto che sin qui è stato fornito in via bilaterale, non se la sentono di prendere impegni precisi in tempi brevi (Kallas chiede una risposta «entro il 30 aprile») e non sono d'accordo sulla modalità proposta per calcolare il contributo di ciascun Paese.
L'intenzione dell'Alto Rappresentante è di assegnare a ogni Stato una quota del fondo «da 20-40 miliardi» sulla base del proprio Pil. Chi può, sarà chiamato a contribuire in termini di forniture militari (soprattutto munizioni di grosso calibro, sistemi di difesa aerea, missili, droni e jet), chi invece ha le scorte vuote dovrà fare la sua parte attraverso un sostegno finanziario.
Ma l'idea di un contributo con criteri "rigidi" non piace ad alcuni Paesi, soprattutto quelli più grandi. Per l'Italia si tratterebbe di un sostegno da 5 miliardi per il solo 2025. Inoltre, c'è chi vorrebbe che si tenessero maggiormente in considerazione gli aiuti già forniti nei primi tre anni di guerra.
Resta poi aperta la questione delle garanzie di sicurezza da fornire a Kiev in caso di cessate il fuoco. Francia e Gran Bretagna stanno accelerando il lavoro della cosiddetta coalizione dei volenterosi per un contingente di pace da inviare sul terreno - ma non sulla prima linea del fronte - con l'obiettivo di assicurare il rispetto di un eventuale accordo.
«L'Unione europea e i suoi Stati membri sono pronti a contribuire ulteriormente alle garanzie di sicurezza sulla base delle rispettive competenze e capacità, in linea con il diritto internazionale» recita la bozza di conclusioni del Consiglio europeo. Anche se molti Paesi, a partire da Italia e Spagna, continuano a opporsi all'invio di uomini. «Macron e Starmer stanno fingendo di essere stupidi» è l'ennesimo attacco sferrato ieri da Dmitry Medvedev: «Di volta in volta - ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo - viene detto loro che i peacekeeper devono provenire da Stati non appartenenti alla Nato. Se volete dare aiuti militari ai neonazisti di Kiev, ciò significa guerra. Consultatevi con Trump, feccia».
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KAJA KALLAS - AUDIZIONE PARLAMENTO EUROPEO
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MA. BRE.