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L’AMERICA FIRST DEI DAZI DI TRUMP: GLI USA SONO I PRIMI A ESSERE DANNEGGIATI DALLE TARIFFE – L’INDUSTRIA DELL’AUTO A STELLE E STRISCE SI BASA SUGLI IMPIANTI IN MESSICO E CANADA E NON È COSÌ SEMPLICE SPOSTARE LA PRODUZIONE NEGLI STATES. ESEMPIO? I CAMBI AUTOMATICI: FRA LA FONDERIA IN PENNSYLVANIA, L'ACQUISIZIONE IN MESSICO, L'ASSEMBLAGGIO IN ONTARIO DI PEZZI PROVENIENTI DALL'ILLINOIS E POI LA VENDITA E LA CONSEGNA AI CONCESSIONARI CI SONO BEN CINQUE PASSAGGI DI CONFINE – L’ECONOMISTA TEDESCO DANIEL GROS: “I DAZI AMERICANI FARANNO PIÙ MALE ALL'AMERICA STESSA CHE ALL'EUROPA…”

1. TRUMP CANCELLA UN'ERA "DAZI A CANADA E MESSICO IL LAVORO TORNA NEGLI USA"

Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “La Stampa”

 

I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

[…] L'industria più toccata dall'imposizione dei dazi è quella dell'auto. Questo segmento rappresenta il 22% dell'intero volume di affari entro l'area ex Nafta. Secondo una proiezione di JP Morgan il balzello del 25% causerà l'aumento del prezzo di ogni singola vettura passeggeri di 3100 dollari in media.

 

La domanda di auto già prima delle tariffe, infatti, è calata e i prezzi dal 2015 hanno subito un'impennata. Un'auto nuova di medie dimensioni costava dieci anni fa 30mila dollari, nel biennio 2021-2022 ha raggiunto i 46 mila dollari e oggi è scesa poco sotto quota 45mila.

 

Nel 2016 sono state 16 milioni le auto importate e vendute negli Usa, una quota che rappresenta circa il 50% del totale del mercato.  La catena produttiva e logistica delle auto da 30 anni è spalmata su tre Stati.

 

DONALD TRUMP - DAZI COMMERCIALI

Alcune case sono più esposte di altre. Ben 230mila auto che Volkswagen vende negli Stati Uniti sono prodotte in Messico. Particolarmente colpite anche le Big Three di Detroit (Stellantis, General Motors e Ford) e Honda. Un terzo dei pick up del brand Ram (uno dei segmenti più profittevoli per Stellantis) viene assemblato nello stabilimento di Saltillo in Messico.

 

Nella fabbrica di Toluca vengono prodotti due modelli di Jeep; in Ontario nasce la Chrysler Pacifica. Il management di Stellantis si sta preparando a una serie di accorgimenti per limitare al massimo l'impatto delle tariffe, come ha spiegato di recente il presidente John Elkann.

 

JOHN ELKANN ALLA CENA DI GALA PER L INAUGURAZIONE DI DONALD TRUMP

Una delle opzioni potrebbe essere quella di rafforzare la produzione di Ram nelle fabbriche statunitensi spostandola da Saltillo. Ma si stanno studiando alternative a ogni livello. La scelta di Honda è trasferire la produzione di alcuni veicoli nelle fabbriche dell'Indiana.

 

È lo scopo che insegue l'Amministrazione Trump. «Vogliamo che la manifattura e i posti di lavoro tornino in America», ha detto ieri Lutnick. Ma se l'assemblamento sarà spostato entro i confini nazionali, più complesso sarà accorciare la linea supply chain.

 

Il Wall Street Journal, ad esempio, ha tracciato il percorso di un componente elettrico per i cambi automatici prodotto da una società canadese, la Linamar.

 

daniel gros

Fra la fonderia in Pennsylvania, l'acquisizione di componenti in Messico, l'assemblaggio ancora in Ontario di pezzi provenienti dall'Illinois e poi la vendita del finito e quindi la consegna ai concessionari ci sono ben cinque passaggi di confine. È un percorso che si ripete per altri componenti, come i pistoni.

 

Quel che ieri sera a Washington – e pure sui mercati – si cercava di capire era proprio la modalità di imposizione dei dazi. Il pistone che finisce poi nella Dodge comprata dal signor Smith in Kansas e che ha attraversato in diverse forme la frontiera almeno sei volte quanto volte è stato soggetto a dazi? La domanda è semplice, dalla risposta dipende una fetta d'economia Usa.

 

2. DANIEL GROS "LA POLITICA DI DONALD È SCONSIDERATA MA DANNEGGERÀ DI PIÙ L'AMERICA"

Estratto dell’articolo di  Luca Fornovo per “La Stampa”

 

donald trump al confine tra stati uniti e messico

«I dazi americani faranno più male all'America stessa che all'Europa». L'economista tedesco Daniel Gros, Director of the Institute for European Policymaking dell'Università Bocconi, riesce comunque a guardare al bicchiere mezzo pieno, senza però nascondere l'evidenza. «Trump sta attuando una politica sconsiderata, ma i dazi non ci impediranno di crescere anche se settori come l'industria dell'auto e la chimica saranno sotto pressione in Europa».

 

Oggi partono i dazi. Salvo un cambio di rotta dell'ultima ora saranno del 25% per Canada e Messico e del 20% per la Cina.

«Non escludo che si possa arrivare a meno del 25,% comunque per Messico e Canada l'impatto non sarà terribile. Per quanto riguarda l'Europa va detto che se le tariffe Usa arriveranno il 2 aprile, per almeno un mese le imprese europee godranno di un forte vantaggio competitivo rispetto alle aziende cinesi, canadesi e messicane che devono già affrontare le barriere protezionistiche».

 

Quali saranno gli effetti in Europa?

TERRE DI MEZZO - MEME BY EMILIANO CARLI

 «Dipende da quale sarà l'aliquota sui dazi. Se sarà eguale a quella degli altri Paesi i danni saranno contenuti. Se sarà più alta l'impatto sarà forte, soprattutto nel settore dell'industria automobilistica e in quello della chimica. Ritengo che sarà di portata inferiore nell'agricoltura e nel turismo».

 

[…] «[…] Trump è come un ciclope: guarda con un occhio solo».

 

In che senso?

«Guarda solo gli svantaggi, non vede i benefici che l'America ha già rispetto all'Europa: le imprese statunitensi hanno tasse più basse e l'energia è molto meno cara».

 

donald trump - muro anti migranti al confine usa messico

[…] «Un contratto con Trump vale pochissimo, basti guardare a quello che ha fatto con Messico e Canada, riformando l'accordo sul libero scambio. Un'intesa che adesso vale zero. Quello che sta facendo il presidente Usa è contrario a questo accordo, ma lui dice "non importa, ho le mie ragioni". Oggi fa e domani disfa: è inaffidabile».

 

[…] La Commissione europea sta studiando dazi mirati che potrebbero colpire prodotti come i jeans e liquori americani. Ha senso? ,

«Una risposta limitata, ma ferma ci vuole. Va detto comunque che la partita dei dazi con Trump non si gioca in campo economico ma psicologico. Il presidente Usa decide senza razionalità economica, spesso è totalmente imprevedibile. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, c'è solo una cosa da fare: aumentare il sostegno a Zelensky e investire di più nella nostra difesa». […]

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