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ANCHE L’EUROPA HA UN DONALD CHE INVOCA “DEREGULATION”: È IL PREMIER POLACCO TUSK – HA INVITATO I LEADER DELL’UE NELLA SUA DANZICA PER SUONARE LA SVEGLIA ALL’EUROPA CONTRO L’ECCESSIVA REGOLAMENTAZIONE, CHE RENDE IL CONTINENTE UN GIGANTE IMPOTENTE DI FRONTE A CINA E USA – VARSAVIA È UN ALLEATO DI FERRO PER GLI AMERICANI, ANCHE ORA CHE C'E' TRUMP (E TE CREDO: SPENDE QUASI IL 5% DEL PIL IN DIFESA), E TUSK È SEMPRE PIÙ INFLUENTE A BRUXELLES. È L’UNICO LEADER DEL PPE DI UN GRANDE PAESE, E INSIEME A MACRON, SANCHEZ E CIÒ CHE RESTA DI SCHOLZ, È L’ARGINE CONTRO LE SIRENE SOVRANISTE (GIORGIA MELONI È AVVISATA)
1. TUSK VUOLE SVEGLIARE L'UE SU DIFESA E BUROCRAZIA
Estratto da “il Foglio”
donald tusk ursula von der leyen
[…] Tusk ha avviato il semestre europeo con toni battaglieri e rivoluzionari, ponendo l’accento soprattutto sulle necessità di sicurezza europee.
Qualche giorno fa ha scritto su X: “La rivolta contro le normative è inevitabile! Che piaccia o no a qualcuno nell’Ue. Il momento è adesso!”. Il messaggio era per la maggior parte dei suoi colleghi europei.
Il premier polacco si sta proponendo come il faro di un’Europa in grado di rinnovarsi, dal punto di vista della difesa e anche da quello della sua regolamentazione, tanto che a Danzica, il cuore delle rivolte polacche, Tusk ha chiamato i commissari per parlare di riforme urgenti, dalla sicurezza alla tecnologia, passando per la necessità di tagliare la burocrazia. Senza sparate e minacce, Tusk si è trasformato nel promotore di una visione dell’Europa accelerata.
donald tusk volodymyr zelensky
E’ la versione giusta delle pretese muskiane e trumpiane, portata avanti con competenza e senza demagogia. L’Ue sembra ancora paralizzata di fronte ai cambiamenti nell’Amministrazione americana, attende i dazi con tremore e non ha accolto la sfida di cambiare se stessa. Non dovrebbe farlo perché il nuovo capo a Washington lo impone, ma per assumersi le proprie responsabilità e salvarsi nello scontro tra potenze. La ricetta di Tusk è un inizio, ancora sono pochi però gli entusiasti pronti a svegliarsi e seguirlo.
2. L’EUROPA GIRA A EST. ORA TUSK PESA DI PIÙ, E VUOLE MENO REGOLE
Estratto dell’articolo di Francesca De Benedetti per “Domani”
Il vuoto lasciato da Germania e Francia, politicamente infragilite, viene riempito da una Polonia che prende sempre più spazio nella politica europea. Ma per fare cosa?
[…] Donald Tusk a Danzica ci è nato […] e ha invitato proprio qui la squadra di Ursula von der Leyen: il collegio dei commissari è riunito a Danzica fino a venerdì assieme al governo polacco per concertare le priorità della presidenza di turno polacca. E stando ai discorsi coi quali Tusk l’ha presentata, ci si dovrebbe aspettare una visione di Europa «orgogliosa e forte».
[…] Bruxelles considera Tusk un interlocutore affidabile […]. Ma fino a che punto l’attuale premier promuove l’integrazione politica e democratica europea? Le contraddizioni erano emerse già un mese dopo la vittoria elettorale, quando in sede Ue i tuskiani si erano opposti alla riforma dei trattati, tema caro ai federalisti europei.
emmanuel macron donald tusk foto lapresse.
L’uscita più recente è la dichiarazione del governo polacco sulla sua indisponibilità a rispettare il patto Ue sulle migrazioni nella parte sulla riallocazione degli arrivi, ma già prima c’era stata la sospensione del diritto di asilo, reazione tuskiana agli arrivi alla frontiera est del tutto affine a quella dei predecessori del Pis.
[…] il premier polacco spinge anche per la deregolamentazione sociale e ambientale che von der Leyen stessa sta inserendo sotto il cappello della “bussola per la competitività”.
[…] Donald Tusk non ignora di certo che la Casa Bianca – ma pure i suoi frequentatori, come i ricchissimi del tech – vede con entusiasmo un abbattimento delle regole europee. Ma è anche su altri dossier che il premier polacco va decisamente incontro ai desiderata di Washington. Non è solo un gran sostenitore dell’aumento delle spese per la difesa da parte degli europei, ma pure degli acquisti dagli Usa: nel “ritiro” di lunedì scorso, mentre il presidente francese spingeva per la preferenza europea, Tusk con Scholz sosteneva invece con disinvoltura l’opzione di armi e dispositivi statunitensi.
Già il Pis faceva incetta di materiale bellico dagli Usa, e il nuovo governo va sulla stessa linea. [...] Tusk guarda a Washington e inoltre interpreta un’Europa con il baricentro slittato a est, inaugurando anche un dialogo coi paesi nordici e baltici, i “falchi” della difesa.
Se già il suo partito era diventato un azionista di maggioranza dentro i Popolari europei […] ora la Polonia stessa rivendica un ruolo strategico: Varsavia è stata invitata di recente a prender parte a un formato con Estonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia e Islanda (NB8… +1), e al contempo partecipa a quello di Weimar con Francia e Germania, facendo convogliare lì le istanze di quel pezzetto di Europa.
3. TRUMP E TUSK NON SI AMANO, MA HANNO INTERESSI IN COMUNE. IL PESO AMERICANO SULLE ELEZIONI POLACCHE
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio” – 29 gennaio 2025
Nell’agenda del presidente americano, Donald Trump, è previsto anche un viaggio in Polonia che potrebbe realizzarsi tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, a poche settimane dalle elezioni presidenziali che realizzeranno o ostacoleranno i piani di riforma del premier Donald Tusk.
Gli Stati Uniti hanno un ruolo da protagonisti nella politica polacca, rivendicare i buoni rapporti con la Casa Bianca è un ottimo argomento da campagna elettorale e infatti il PiS, il partito che in Polonia ha governato fino al 2023, ne sta approfittando per stilare la lista di tutte le dichiarazioni contro Trump fatte da Tusk. La lista è in effetti lunga e quando ormai una vittoria di Trump sembrava sempre meno improbabile il compito di avvicinarsi al candidato del Partito repubblicano americano è stato affidato al ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski.
Tusk è rimasto in disparte, dopo la vittoria di Trump si è congratulato, ma è ben consapevole di quanto il presidente americano sia permaloso e di quanto possa essersi legato al dito certe affermazioni come: “Cari senatori repubblicani d’America. Ronald Reagan, che ha aiutato milioni di noi a riconquistare la nostra libertà e indipendenza, deve rivoltarsi nella tomba oggi. Vergognatevi”.
Il PiS invece può rivendicare un rapporto idilliaco con il presidente americano, al quale il capo di stato uscente, Andrzej Duda, aveva promesso la realizzazione di una base militare da chiamare “Fort Trump”: al capo della Casa Bianca l’idea era piaciuta tantissimo, aveva lasciato la Polonia soddisfatto e lodando i polacchi per la loro determinazione e la spesa nella Difesa. […]
[…] La Polonia guiderà il semestre europeo fino a giugno e Tusk ha inaugurato i lavori con un discorso in cui ha parlato di spese per la sicurezza, di un’Unione che deve smetterla con la sua ossessione per la regolamentazione, di investimenti, di responsabilità: di un’Europa leader, autonoma, pronta a pensare a se stessa. Tusk vuole svegliare Bruxelles, non è facile, ma dagli altri leader è molto ascoltato.
Trump vuole che Bruxelles si svegli, ha detto di ammirare Giorgia Meloni, ma sulla sicurezza e le spese per la Difesa l’Italia non è certo un modello; in Germania le elezioni di febbraio porteranno a un nuovo cancelliere, ma la situazione politica tedesca è instabile e il miliardario interno all’Amministrazione trumpiana, Elon Musk, ha scelto di puntare sull’AfD e non su Friedrich Merz, il possibile vincitore della Cdu; con il presidente francese, Emmanuel Macron, Trump non ha mai avuto un buon rapporto, anche Parigi sta sperimentando un periodo lungo di incertezza; e per ora il volto di un’Europa con le idee chiare siede a Varsavia.
emmanuel macron donald tusk foto lapresse
La Polonia è preoccupata della possibile ingerenza russa nelle elezioni, alcuni temono anche che Musk decida di sostenere un candidato e Trump potrebbe arrivare proprio nel momento in cui la campagna elettorale sarà più rovente a esprimere l’una o l’altra preferenza. Se finora il governo di Tusk non è riuscito a fare tutto ciò che aveva promesso in fatto di riforme è perché il presidente Duda, che firma le leggi, lo ha ostacolato. Il voto presidenziale è cruciale per il cambiamento e l’alleato americano, diventato tanto imprevedibile, ha storicamente un peso.
Piotr Serafin Donald Tusk
EMMANUEL MACRON PEDRO SANCHEZ DONALD TUSK ANGELA MERKEL
donald tusk al congresso del ppe
donald tusk
Rafal Trzaskowski Donald Tusk