“L’ARRESTO DI CECILIA SALA? È MANCATA LA PREVENZIONE” – ANCHE L’EX 007 MARCO MANCINI METTE NEL MIRINO LE FALLE TRA FARNESINA E PALAZZO CHIGI: “È SALTATA LA POSSIBILITÀ DI INFORMARE LA NOSTRA CONCITTADINA DEL RISCHIO REALE CHE STAVA CORRENDO. ABEDINI VIENE ARRESTATO IL 16, LEI IL 19. IN QUEI DUE GIORNI – IN CUI LEI È DIVENTATA UN TARGET NON PIÙ SOLO POTENZIALE, MA PROBABILE – NESSUNO È RIUSCITO AD EVACUARLA, A INDIRIZZARLA VERSO UN AEROPORTO SICURO? BISOGNAVA FARLE RAGGIUNGERE BAGHDAD O LA TURCHIA, ANCHE CON UN VOLO PRIVATO. SI POTEVA FARE IN DUE ORE” – “E SE GLI AMERICANI – COME PARE – NON HANNO AVVISATO I SERVIZI ITALIANI, MA SOLO LA POLIZIA, È UN’ALTRA COSA MOLTO RILEVANTE. SI FIDANO ANCORA DI NOI? DOPO IL CASO ARTEM USS…”
marco mancini a quarta repubblica 6
Estratto dell’articolo di Aldo Torchiaro per www.ilriformista.it
Marco Mancini, a lungo ai vertici dell’intelligence italiana, ha partecipato alle più importanti azioni di controspionaggio del Sismi e dell’Aise, di cui è stato il numero due. È stato responsabile amministrativo al Dis fino al 2021. Oggi è […] autore di un best-seller nel quale racconta aspetti inediti del suo lavoro: “Le regole del gioco”.
Ci aiuta a inquadrare i fatti? Cosa è avvenuto e cosa si poteva fare?
«L’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi aveva un volo Teheran-Malpensa con scalo in Turchia. Quando lui arriva alle 18 del lunedì 16 dicembre, è già atteso dalla polizia italiana. Che lo arresta seduta stante».
Era atteso al varco.
«Sapevano che stava arrivando, gli americani avevano chiesto il mandato di arresto con tre capi di imputazione precisi: associazione per delinquere, fornitura e supporto di materiale per organizzazioni terroristiche. Capi di imputazioni emessi dal Massachusetts che prevedono la pena dell’ergastolo, da scontare negli Stati Uniti. Nel braccio della morte. E questo arresto è avvenuto a seguito di quello di Mohammed Sadeghi. Che viene arrestato negli Usa per gli stessi capi di imputazione».
Erano civili o agenti segreti?
«Io ritengo che queste persone facciano parte della struttura capillare del procurement che l’Iran ha nel mondo. Lavorano per i pasdaràn, soprattutto per procurare componentistica per la costruzione di droni e di elicotteri. Fanno parte dei pasdaràn: delle Guardie della rivoluzione islamica iraniana. […]».
Si poteva operare diversamente da come è stato fatto?
«Si doveva poter accertare, in Italia e in Svizzera, tutti i contatti che aveva quest’uomo. E puntare a smantellare la rete, più che a fermare soltanto lui. Lo si poteva arrestare due, tre, quattro ore dopo. Un giorno dopo. Magari si trovava il modo di ritardarne l’arrivo al confine svizzero».
ali khamenei con in mano un fucile prega per nasrallah a teheran
Per verificare gli eventuali complici, capirne meglio le connessioni?
«Per diversi motivi, ma una su tutte: la nostra connazionale Cecilia Sala aveva già svolto attività a favore delle donne iraniane, si era già esposta. Era attenzionata dai pasdaràn, lo dico per esperienza: era certamente già un target.
Quando ha chiesto il visto di ingresso come giornalista, la richiesta di visto è andata direttamente alla sezione dei pasdaràn che controllano chi lavora contro il governo iraniano. In quella sede nascono tutti gli arresti-sequestri del regime. E l’hanno sicuramente messa nel mirino. Queste cose però […] dovevano dirle per tempo gli organismi preposti alla sicurezza dei nostri connazionali».
C’è stato un difetto di tutela?
«Non dico questo. Dico che è saltata la possibilità di informare preventivamente la nostra concittadina del rischio reale che stava correndo. L’intelligence italiana aveva notizie che questa donna era diventata un target dei pasdaràn, vista la natura del suo lavoro?
Abedini Najafabadi viene arrestato il 16, lei il 19. In quei due giorni – in cui lei è diventata un target non più solo potenziale, ma probabile – nessuno è riuscito ad evacuarla, a indirizzarla verso un aeroporto sicuro?
Bisognava farle raggiungere Baghdad o la Turchia, anche con un volo privato. Si poteva fare in due ore. Che non sia stato fatto in due giorni è gravissimo. È mancata la prevenzione. E se gli americani – come pare – non hanno avvisato i servizi italiani, ma solo la polizia, è un’altra cosa molto rilevante. Si fidano ancora di noi?»
Non c’è stato un coinvolgimento diretto Cia-Aise?
«Non mi risulta. So che ad attendere l’iraniano c’era la polizia di Stato. Non c’erano agenti dei servizi. Il Tribunale di Boston ha scritto alla Procura di Milano e da lì è partito l’ordine che è stato eseguito dalla polizia di Stato. […]».
Sospetta che qualcuno, in America, non si fidi più tanto dei nostri servizi di intelligence?
«Questo non lo so, ma dopo il caso Artem Uss… Quel caso ha mostrato la debolezza del sistema di sicurezza italiano».
Torniamo agli iraniani?
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«Sì, per ribadire che in quei due o tre giorni tra l’arresto di Nafajabadi e quello di Cecilia Sala, noi dovevamo metterla in condizioni di mettersi in salvo. E poi perché è venuta fuori così, subito, la notizia dell’arresto dell’iraniano alla Malpensa? Doveva essere fatta un’operazione diversa, seguirlo quando usciva dall’aeroporto e vedere, ad esempio, chi incontrava».
Ha una pista, qualche sospetto?
«[…] Abedini Najafabadi aveva un Gps con sé per essere localizzato con esattezza. Sicuramente aveva contatti con altre persone. Ipotizzo, con altri agenti dell’intelligence iraniana che dovevano localizzarlo e probabilmente aiutarlo a nasconderlo o a farlo arrivare in Svizzera […]. […] Avremmo potuto quindi arrivare ad un intero gruppo di agenti al servizio dei pasdaràn. Invece lo abbiamo arrestato su due piedi, creando il caso internazionale».
Anche perché Cecilia Sala rischia, adesso.
«Cecilia Sala non ha fatto nulla, se non il suo lavoro [...] Ma sa cosa sta succedendo ora a Teheran? Stanno costruendo artatamente, adesso, le prove d’accusa contro di lei. E le prove d’accusa le costruiranno in base a quello che succederà con la decisione della Corte d’Appello di Milano sulla richiesta di estradizione americana. Ma la scelta di estradare o di lasciare libero l’iraniano è una decisione politica che spetta al ministro Nordio».
CECILIA SALA MARIO CALABRESI CECILIA SALA IL POST INSTAGRAM DI DANIELE RAINERI, COMPAGNO DI CECILIA SALA ali khameneikhamenei guida la preghiera per nasrallah a teheran CECILIA SALACECILIA SALACECILIA SALAmarco mancini a quarta repubblica 8marco mancini a quarta repubblica 4