
MATTARELLA S’È ROTTO IL DAZIO – L’INTEMERATA DI SERGIONE CONTRO IL PROTEZIONISMO E LE GUERRE COMMERCIALI È UN AVVERTIMENTO PER GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI, CHE FLIRTANO CON TRUMP MENTRE DA “SOVRANISTI” DOVREBBERO TUTELARE IL MADE IN ITALY – UGO MAGRI: “IL PRESIDENTE NUTRE TIMORI CHE IL PERICOLO NON VENGA ABBASTANZA CONSIDERATO; O CHE PREVALGA L'ASPETTATIVA CHE L'ITALIA VENGA RISPARMIATA IN VIRTÙ DEI BUONI RAPPORTI DELLA PREMIER CON LA NUOVA AMMINISTRAZIONE USA. IL PERICOLO È DI GENUFLETTERCI AI NUOVI PADRONI DEL MONDO, SENZA NEMMENO OTTENERE LA LORO MISERICORDIA…” - VIDEO
Estratto dell'articolo di Ugo Magri per “La Stampa”
SERGIO MATTARELLA AL FORUM DELL OLIO E DEL VINO
Di dazi possiamo morire, letteralmente. Perché si comincia così, con i protezionismi, […] finché il conflitto dilaga, va fuori controllo e le ripicche commerciali sfociano in una guerra guerreggiata. È la storia che lo insegna, insistere su questa strada mette l'umanità in pericolo: Sergio Mattarella va ripetendolo quotidianamente da quando Donald Trump impugna le tariffe come un randello nei confronti dei vecchi amici vicini e lontani.
Anche ieri il presidente vi è tornato su, puntuale. Ma alle ragioni nobili della pace stavolta ha aggiunto una considerazione che può suonare più prosaica, quasi terra terra. I nostri produttori agricoli sono sulle spine e ne hanno motivo, ha riconosciuto. «Legittimamente esprimono preoccupazione», sono le parole testuali.
Anche Mattarella vivrebbe i dazi allo stesso modo se si trovasse nei loro panni e fosse, ad esempio, esportatore di olio o di vino negli Stati Uniti. Non ci dormirebbe la notte. Interi business messi in piedi con fatica e decenni di intrapresa rischiano di essere spazzati via con danni economici irreparabili.
Il presidente si rivolgeva a una platea di operatori oleari e vinicoli riuniti nel quarantaquattresimo Forum di Bibenda. Tuttavia quel suo richiamo può essere esteso all'intero Made in Italy […]. […]
Un orgoglio tricolore di cui sovranisti per primi dovrebbero farsi portabandiera. L'arte, la cultura, il design, la tecnologia e l'agro-alimentare appunto. Il capo dello Stato non entra, ci mancherebbe, nel merito delle trattative tra le due sponde dell'Atlantico; tantomeno discute le tattiche negoziali da adottare contro i dazi, dunque se sia più efficace una risposta ferma e unitaria in chiave europea ovvero la linea di cauto attendismo come quella che sembra avere imboccato Giorgia Meloni.
Certe scelte non competono al Quirinale. Il presidente però mette in guardia che un problema esiste, né può essere aggirato; tanti rischiano di finire sul lastrico; indirettamente, con i suoi accenti, Mattarella denuncia quanto suonano false le narrazioni che minimizzano o, addirittura, presentano i dazi non per quello che sono ma come un'occasione per promuovere la nostra domanda interna, quasi un regalo di Trump ai nostri consumatori.
SERGIO MATTARELLA AL FORUM DELL OLIO E DEL VINO
Il super-miliardario nelle improbabili vesti del benefattore. Ecco: Mattarella non ci sta. «Produrre per l'autoconsumo ricondurrebbe l'Italia all'agricoltura dei primi anni del Novecento», torneremmo indietro di un secolo, avverte. Perderemmo fette di mercato mondiale forse irreparabilmente, perché certi sapori unici che all'estero hanno imparato ad amare per effetto dei dazi verrebbero rimpiazzati con prodotti locali dal cosiddetto «Italian sound», che richiamano i nostri nomi senza nemmeno avvicinarsi sul piano della qualità, semplicemente perché costano meno.
Se Mattarella lancia così forte l'allarme, un motivo dovrà pur esserci. Il presidente non parla a caso. Evidentemente nutre timori che il pericolo dei dazi non venga abbastanza considerato, che l'opinione pubblica sottovaluti il rischio dei protezionismo nell'illusoria […] la speranza che pure stavolta riusciremo a farla franca; o che infine prevalga l'aspettativa che l'Italia venga risparmiata in virtù dei buoni rapporti stabiliti dalla premier con la nuova amministrazione americana. Il pericolo è di genufletterci ai nuovi padroni del mondo, senza nemmeno ottenere la loro misericordia.