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NETANYAHU HA IN TESTA SOLO LA SOPRAVVIVENZA POLITICA – IL SUO GOVERNO È APPESO ALL’ULTRADESTRA DI SMOTRICH (DOPO L’ADDIO DI BEN GVIR), OSTILE A OGNI POSSIBILE INTESA SUI DUE STATI (OGGI HA DETTO “SEPPELLIREMO L’IDEA DI UNO STATO PALESTINESE”). E VUOLE AFFIDARE AL SUO YES MAN RON DERMER, CON OTTIMI RAPPORTI A WASHINGTON, IL PALLINO DEI NEGOZIATI – LO STORICO BENNY MORRIS: “LE MINACCE DEI PARTITI RELIGIOSI SONO UN BLUFF. LA LINEA ROSSA È LA PROSPETTIVA DELLA NASCITA DI UNO STATO PALESTINESE. MA SEMBRA CHE ANCHE I SAUDITI NON LO STIANO CHIEDENDO CON TROPPA CONVINZIONE…”

SMOTRICH, 'SEPPELLIREMO L'IDEA DI UNO STATO PALESTINESE'

BEZALEL SMOTRICH

(ANSA-AFP) - Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha promesso di fare di tutto per "seppellire definitivamente" l'idea di uno Stato palestinese, all'indomani dell'annuncio da parte di Donald Trump di un piano per l'occupazione americana di Gaza.

 

"Il piano presentato ieri dal presidente Trump è la vera risposta al 7 ottobre", ha affermato Smotrich, riferendosi all'attacco di Hamas contro Israele che ha scatenato la guerra. "Ora lavoreremo per seppellire definitivamente (...) la pericolosa idea di uno Stato palestinese", ha aggiunto sul suo account Telegram.

 

BIBI VUOLE AFFIDARE I NEGOZIATI AL FEDELISSIMO DERMER (CON LA SPINTA DEL PRESIDENTE)

Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”

 

Ron Dermer

Gli avversari ai mondiali di «flag football» non dimenticano quanto il regista e lanciatore della nazionale israeliana cercasse di imporre la sua stazza con «ferocia», anche se in questa versione dello sport americano i placcaggi non sono ammessi, basta strappare il fazzoletto portato addosso dagli avversari. A Ron Dermer non bastava. Perché — racconta un vecchio amico alla rivista Tablet — «non lascerebbe vincere a ping pong neppure un bambino di tre anni».

 

È a questo diplomatico cresciuto in Florida, con laurea anche all’università di Oxford, che Benjamin Netanyahu vorrebbe affidare la seconda fase dei negoziati con Hamas, di fatto ridimensionando il ruolo di David Barnea, il direttore del Mossad, e addirittura estromettendo dalle trattative Ronen Bar, il capo dei servizi segreti interni.

 

benjamin netanyahu donald trump foto lapresse

Bibi considera Dermer, 53 anni, un fedelissimo: già nel 2019 lo aveva vagheggiato come successore a leader del Likud e del governo. Si muovono a Washington con la stessa familiarità, soprattutto tra i repubblicani: Netanyahu lo ha nominato ambasciatore negli Stati Uniti nel 2013, ci è rimasto a lungo ed è stato lui a intrattenere il dialogo con Donald Trump. Ha premuto — da quarterback d’attacco — perché la Casa Bianca supportasse un bombardamento contro i centri nucleari iraniani, è volato in segreto nel gelo dell’Alaska per assistere ai test missilistici necessari al raid.

 

Da ministro per gli Affari strategici, i suoi rapporti con Trump e con Steve Witkoff, inviato per il Medio Oriente, sono così buoni da spingere l’analista Yossi Melman a speculare sul quotidiano Haaretz che sia stato il presidente a imporlo come capo-negoziatore […]

 

benjamin netanyahu donald trump foto lapresse. 4

«L’amministrazione — spiega Melman — vuole velocizzare le trattative e il premier non ha mai garantito agli 007 la libertà di agire o prendere l’iniziativa». Fonti vicine ai due uomini — che pure hanno ottenuto il risultato di questo primo accordo — avevano lasciato trapelare nei mesi scorsi: «Ormai la questione degli ostaggi è diventata politica e personale, il premier punta solo a conservare il potere».

 

Una paura che resta ad angosciare i parenti dei rapiti tenuti a Gaza, soprattutto di quelli da rilasciare nella seconda fase. Un sospetto che ha toccato anche Trump e i suoi. Sanno che Netanyahu ha promesso a Bezalel Smotrich di riprendere la guerra agli inizi di marzo, finita questa prima parte del patto. Il ministro oltranzista e messianico vuole, quanto Bibi, la distruzione totale di Hamas e in più riprendere il controllo sulla Striscia per ricostruire le colonie evacuate nel 2005.

 

BENNY MORRIS

Quando Trump aveva visitato Israele nel 2017 — ricorda l’ Economist — Netanyahu proclamava: «Le nostre idee sono così vicine che sembriamo citarci a vicenda». Otto anni dopo — commenta il settimanale britannico — «non è così ovvio se parlino ancora la stessa lingua».

 

BENNY MORRIS: “È THE DONALD CHE DÀ LA CARTE, BIBI DOVRÀ STARE AL SUO GIOCO”

Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “La Stampa”

 

 

[…]  Poche ore prima dell’incontro tra i due leader alleati, abbiamo chiesto allo storico israeliano Benny Morris qual è la sua prospettiva sugli sviluppi che attendono la regione in senso più ampio.

 

[…] Pensa che Netanyahu sarà costretto a scegliere: la normalizzazione con i sauditi o l’unità della sua coalizione di governo, come appare dagli annunci dei leader della destra più radicale dell’esecutivo?

«Le minacce dei partiti religiosi di destra di lasciare il governo sono un bluff. Non avrebbero convenienza a rompere la coalizione nemmeno se Netanyahu dovesse decidere di non proseguire la guerra a Gaza.

 

benjamin netanyahu donald trump foto lapresse

A loro conviene mantenere le posizioni nel governo. E di certo non vogliono spingere Netanyahu tra le braccia di partiti più moderati. Smotrich ha già detto di non avere problemi a fare un accordo con l’Arabia Saudita purché Israele non si impegni con i sauditi su misure immediate per raggiungere la soluzione a due Stati. In altre parole, la linea rossa è la prospettiva della nascita di uno Stato palestinese. Ma sembra che anche i sauditi non lo stiano chiedendo con troppa convinzione. Si accontenterebbero di una sorta di promessa che, in un futuro molto lontano, Israele potrebbe ammettere uno Stato palestinese. Si tratta, in sostanza, di produrre una formula accettabile anche per la destra religiosa in Israele».

 

[…]

BEZALEL SMOTRICH donald trump foto lapresse

 

benjamin netanyahu donald trump foto lapresse benjamin netanyahu donald trump foto lapresse. 1BEZALEL SMOTRICH

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