RENZI CASCA SEMPRE IN PIEDI – CON LO STOP ALLA NORMA CHE EQUIPARAVA L’INDENNITÀ DEI MEMBRI DEL GOVERNO NON PARLAMENTARI, CAMBIA ANCHE LA NORMA SUL DIVIETO DEI COMPENSI EXTRA UE, PENSATA PER LIMITARE I GETTONI CHE RICEVE MATTEONZO PER LE SUE CONFERENZE ALL’ESTERO: I MEMBRI DEL GOVERNO SARANNO ESCLUSI DAL DIVIETO – L’AIUTINO DI FORZA ITALIA ALL’EX PREMIER: HANNO PRESENTATO UN SUBEMENDAMENTO CHE RENDE POSSIBILE INCASSARE PREBENDE ANCHE AI PARLAMENTARI PREVIA AUTORIZZAZIONE…
DIVIETO DEI COMPENSI ESTERI, ESCLUSI I MEMBRI DEL GOVERNO
(ANSA) - Cambia la norma sul divieto ai compensi extra Ue, la cosiddetta norma anti-Renzi. Un emendamento riformulato dei relatori alla manovra esclude i componenti del governo (inclusi inizialmente), introduce il vincolo di un'autorizzazione e fissa un tetto ai compensi.
La norma riguarda solo presidenti di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano e i parlamentari, fatta eccezione per coloro che sono stati eletti all'estero: non potranno "accettare, durante il proprio mandato, contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati, direttamente o indirettamente, da parte di soggetti pubblici o privati, anche mediante interposizione di persona o di società o enti, non aventi sede legale e operativa" nell'Ue o paesi dello spazio economico europeo. Il divieto "non si applica in caso di preventiva autorizzazione" degli organi di appartenenza, solo nel caso in cui il compenso percepito non superi i 100.000 euro l'anno.
MANOVRA, CAMBIA LA NORMA “ANTI-RENZI”: OK AGLI INCARICHI RETRIBUITI PER MEMBRI DEL GOVERNO E PER PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO
Cambia in manovra la cosiddetta norma “anti-Renzi”, ovvero il divieto di percepire compensi per incarichi da paesi extra Ue. Nella nuova formulazione il divieto vale soltanto per i presidenti di Regione e delle Province autonome di Trento e Bolzano oltre che per i parlamentari, fatta eccezione per coloro che sono stati eletti all’estero. Il divieto, quindi, non vale più per i membri del governo.
Secondo quanto prevede il testo, presidenti e parlamentari ”non possono accettare, durante il proprio mandato, contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati direttamente o indirettamente da parte di soggetti pubblici o privati, anche mediante interposizione di persona o di società o enti, non aventi sede legale e nell’Unione Europea nei paesi aderenti allo spazio economico europeo”.
Il divieto si potrà però superare in caso ci una “preventiva autorizzazione” che dovrà essere rilasciata dagli organi di appartenenza e solo “nel caso in cui il compenso percepito non sia superiore a 10omila euro all’anno”. In caso di inosservanza, il compenso percepito deve essere versato entro 30 giorni dall’erogazione dell’erogazione.
Nella formulazione originaria, la norma prevedeva il divieto per membri del governo, parlamentari, europarlamentari e presidenti di Regione di “svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale o operativa nell’Unione europea”. Il testo avrebbe impedito, tra gli altri, al leader di Italia viva di percepire i lauti compensi per consulenze e conferenze versati dal regime saudita di Mohammed bin Salman (grazie ai quali, nel 2022, ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni).
L’iniziativa del governo aveva fatto infuriare Italia viva, che aveva accusato la maggioranza di deriva illiberale: “L’emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico, dà il segno dell’aggressione ad personam – si leggeva in una nota -. Si legifera per la prima volta nella storia fiscale italiana l’esproprio ad personam, con l’obbligo di versare il 100% del fatturato allo Stato, ovviamente a condizione che il fatturato sia quello di Matteo Renzi”.
SOLDI A RENZI: LA NORMA DIVENTA UN PASTICCIO NELLA MAGGIORANZA
Estratto dell’articolo di Ilaria Proietti per “il Fatto quotidiano”
Manovre, segnali, forse abboccamenti. Ieri sul divieto mignon di compensi esteri per i politici – la cosiddetta norma anti-Renzi – contenuto nella Finanziaria si è consumata una guerra di posizionamenti a suon di reciproci sospetti.
Con il Movimento 5 Stelle a provare a stanare Fratelli d’Italia sulla serietà della stretta imposta ai parlamentari e Forza Italia a provare ad allargare le maglie per ottenere una possibile sanatoria per deputati e senatori e almeno così par di capire anche per i membri del governo con la passione per gli incarichi extra. E Matteo Renzi? Ieri ostentava tranquillità.
“Cambiano leggi per farmi fuori? Non ci riusciranno”, ha detto quando doveva ancora iniziare la seduta notturna sulla manovra che nel ricco menu contiene anche la norma che potrebbe far dimagrire il suo 730, anche se non è affatto detto.
Il partito di Giuseppe Conte […] ha presentato un subemendamento tappabuchi con l’intenzione di allargare il divieto fino a coprire ogni ipotesi di compenso a favore degli eletti in modo: i parlamentari non potranno accettare durante il mandato e anche nell’anno successivo alla cessazione dello stesso “contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati, direttamente o indirettamente, da governi o da enti pubblici di Stati esteri o da persone fisiche o giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettati a obblighi fiscali in Italia, anche mediante interposizione di persona o di società o enti”. E non è tutto.
GIORGIA MELONI E MATTEO RENZI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
La proposta pentastellata punta anche a cancellare la deroga al divieto previsto dall’articolo 111 della manovra ossia la possibilità che gli incarichi possano essere autorizzati dalle giunte di Camera e la tagliola del divieto salva autorizzazione rilasciata dalle giunte di Camera e Senato.
Su questo fronte sempre ieri si è segnalata un’iniziativa di segno contrario da parte di Forza Italia: un subemendamento volto ad alleggerire il divieto rendendo nei fatti possibile incassare prebende anche ai membri del governo, ai presidenti di regione, agli eurodeputati e naturalmente ai parlamentari: “i percettori” di quegli emolumenti devono “entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge richiedere l’autorizzazione agli organi di appartenenza” recita la proposta che fa riferimento anche ministri e sottosegretari e che di certo non dispiace neanche a tutti gli altri che potranno beneficiarne come per esempio Matteo Renzi.
Segnali di fumo a Renzi? Ieri il leader di Forza Italia Antonio Tajani, a proposito del divieto, ha usato parole di pace sottolineando come il divieto non sia stato farina del suo sacco. […]
Epperò, l’emendamento forzista ieri ha dato adito anche a un’altra interpretazione. “Per come è scritto sembrerebbe quasi un messaggio in bottiglia: l’obbligo di dichiarare immediatamente incarichi che siano attualmente in corso, che si tratti di membri di governo o di parlamentari” spiega una fonte vicina al dossier che apre tutt’altro scenario.
Inevitabile a questo punto chiedere chiarimenti per illuminare l’iniziativa dei berlusconiani. “Si dovrebbe applicare solo agli incarichi futuri” dice Roberto Pella (il deputato che ha presentato materialmente il subemendamento) dopo aver consultato l’ufficio legislativo di Foza Italia.
[…] Sempre ieri invece Giovanni Cannata di Fratelli d’Italia ha presentato un altro subemendamento alla norma: prevede che l’autorizzazione agli incarichi sia possibile unicamente nel caso in cui il compenso percepito non sia superiore a 100 mila euro all’anno. E il Pd? Voteranno no sicuramente all’articolo 111 così come predisposto dai relatori e che contiene anche l’aumento degli stipendi per ministri e sottosegretari.