
PRONTI, PARTENZA, STOP! LA DISCUSSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO SUL PIANO DA 800 MILIARDI PRESENTATO DA VON DER LEYEN VIENE RINVIATA A GIUGNO (PUTIN SE LA RIDE) - INOLTRE "REARM EU" POTREBBE CAMBIARE NOME IN "PRONTI PER IL 2030" PER ANDARE IN CONTRO AI "PACIFINTI" - I PAESI SONO DIVISI SU COME FINANZIARE IL PIANO: ITALIA, FRANCIA, OLANDA, SVEZIA E SPAGNA NON VOGLIONO ATTIVARE LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA PER AUMENTARE IL DEFICIT DELL'1,5% PER SOSTENERE LE SPESE MILITARI, A DIFFERENZA DELLA GERMANIA - IL PPE APRE A "STRUMENTI DI DEBITO COMUNE", COME AVVENUTO PER IL RECOVERY FUND
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IL RIARMO FA SCOPPIARE LA GUERRA IN EUROPA (OGNUNO PENSA AL PROPRIO ORTICELLO) - IL PIANO DA 800....
Estratto dell'articolo di Claudio Tito per "La Repubblica"
DONALD TRUMP URSULA VON DER LEYEN
Tutto rinviato. A giugno. O comunque alle prossime settimane. L'urgenza dunque è svanita. In una giornata la necessità di rispondere con rapidità alle minacce russe e al disimpegno americano si dissolve nei dubbi che diversi Paesi, tra cui l'Italia, Francia e Spagna, esprimono sul pacchetto "RearmEu" al Consiglio europeo.
Basta leggere le conclusioni per capire che la difesa europea può attendere: si invita «a portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione. Il Consiglio europeo chiede che l'attuazione delle azioni individuate nelle sue conclusioni del 6 marzo 2025 nel campo delle capacità inizi con urgenza e che si continui a lavorare sulle pertinenti opzioni di finanziamento».
giorgia meloni al consiglio europeo 9
Il punto è che nessuno sa quanti Stati, oltre alla Germania, attiveranno ad aprile (il termine potrebbe però slittare almeno a maggio) la clausola di salvaguardia che consente di aumentare il deficit dell'1,5%. Senza considerare che il titolo "RearmEu" sta convincendo pochissimo, al punto che la stessa Commissione sta valutando di cambiarlo in "Readiness 2030", cioè pronti per il 2030. E il concetto di "prontezza" accompagna tutta la dichiarazione finale.
Ma la paura in relazione all'uso delle attuali misure tocca chi, come il nostro Paese o la Francia, ha casse pubbliche già indebitate. E allora se saranno in pochi a utilizzare lo strumento messo a disposizione da von der Leyen, l'obiettivo di spesa di 800 miliardi sarà un miraggio. A quel punto cosa accadrà: «Nessuno lo può sapere», ammettono funzionari del Consiglio e della Commissione. Tanto che l'esortazione è a lavorarci ancora e a studiare altre forme di finanziamento. Formula che fa riferimento al debito comune, agli eurobond e in sostanza ad un nuovo Recovery Fund per la Difesa.
ursula von der leyen - 100 giorni della nuova commissione ue
Ipotesi contrastata dai cosiddetti "frugali", compresa la Germania soddisfatta – lei che può - dalla possibilità di fare altro debito. «Il debito sostenibile – ha detto il premier olandese Schoof - è importante. E ci opponiamo agli eurobond». Ma la porta non può che rimanere aperta.
«Ogni soluzione è sul tavolo – ha ripetuto una portavoce della Commissione – ma ora sono in discussione gli strumenti più rapidamente utilizzabili». Anche se il tempo sembra ormai dilatarsi. E persino il Ppe, guidato dal tedesco Manfred Weber, lascia la porta socchiusa: «Si può ricorrere a strumenti di debito comuni se necessario, purchè siano chiaramente mirati a rafforzare la difesa europea».
giorgia meloni al consiglio europeo 5
«Oggi – è la posizione della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola - c'è su questo un consenso molto largo, dobbiamo esplorare diverse possibilità. Circostanze straordinarie chiamano decisioni straordinarie. Nulla sia fuori dal tavolo». Nonostante, dunque, von der Leyen abbia confermato ieri che c'è pieno accordo, che l'obiettivo è «spendere di più tutti insieme» e che questi «sono giorni decisivi per l'Europa», l'Ue si muove al rallentatore.
Ipotizzando un altro summit straordinario a maggio per provare a dare una spinta concreta. Anche perché tra i temi che dividono i 27 c'è anche il principio di comprare armi "made in Europe". Che per la Francia significa solo Ue, per altri significa tutto il Continente, comprese Gran Bretagna e Norvegia. [...]
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