
“PER QUANTO TEMPO LA MAGGIORANZA POTRA’ FARE FINTA DI NON AVERE ALL’INTERNO UNO CHE È FORMALMENTE ALLEATO CON PUTIN?” - CALENDA AZZANNA LA MELONI DOPO CHE IL TRUMPIANPUTINIANO SALVINI HA DATO DEL MATTO A MACRON PROVOCANDO LA REAZIONE DELL’ELISEO CHE HA PROTESTATO CON PALAZZO CHIGI CON UNA NOTA VERBALE - FDI STRONCA IL RAGIONAMENTO “DEMAGOGICO” DI SALVINI – QUEL SEMOLINO DI TAJANI FA IL POMPIERE: “IL GOVERNO NON E’ UNA CASERMA”
macron salvini immagine creata con l'IA
Marco Cremonesi per corriere.it - Estratti
Il giorno dopo il varo a Bruxelles del piano Rearm Europe , i sobbollimenti nella maggioranza (come nell’opposizione) non si fermano.
Con Matteo Salvini che arriva a dare del «matto» al presidente francese Macron e lancia la mobilitazione «per la pace», oggi e domani, con un migliaio di gazebo. Mentre Andrea Stroppa, l’uomo di Elon Musk in Italia, torna a elogiarlo ma irride il ministro alle Imprese Adolfo Urso.
Il vicepremier leghista parte con l’elogio del presidente ucraino: «Mi sembra che Zelensky, riconoscendo il protagonismo di Trump, abbia fatto una cosa saggia». Dove il ministro vada a parare è presto chiaro: «Il mondo vuole la pace, Zelensky chiede la pace, Trump lavora per la pace, Putin vuole la pace e a Bruxelles e a Parigi c’è qualche matto».
E cioè il presidente francese Macron che «per convenienza e per sopravvivenza politica ha una disperata esigenza di dare un senso alla sua ancor breve permanenza alla guida della Francia». Parole che hanno provocato la reazione dell’Eliseo, che ha protestato formalmente con Palazzo Chigi con una nota verbale.
Su Rearm Ue Antonio Tajani risponde a lui e anche al ministro Giorgetti: «Il governo italiano — dice il vicepremier — ha approvato ieri il piano attraverso il presidente del Consiglio, che decide la politica estera insieme al ministro degli Esteri». Poi, prosegue il ministro, «tutti i contributi sono utili anche all’interno del governo. Non è una caserma».
Giorgia Meloni, in un messaggio a una scuola, parla a sua volta di pace. La cui «ricerca deve necessariamente coniugarsi con il diritto alla libertà di tutti contro i soprusi e le violenze.
Mentre l’europarlamentare FdI Carlo Fidanza, scuote la testa: «Il ragionamento di Salvini non mi convince, anche se non è l’unico a farlo. È demagogico contrapporre le spese sociali al tema delle armi». Carlo Calenda, Azione, chiede a Tajani e Meloni «per quanto tempo ancora potrete fare finta di non avere all’interno uno che è formalmente alleato con Putin?».
Le divisioni affiorano anche nelle opposizioni. Dopo i dubbi su Rearm Europe espressi da Elly Schlein (la difesa comune «è una cosa diversa rispetto all’agevolazione al riarmo come fa il piano von der Leyen»), il suo predecessore alla guida del Pd, Enrico Letta, pare d’altra opinione: «Gli ultimi dieci giorni hanno dimostrato che l’Europa è in grado di mettersi insieme molto più rapidamente e con maggiore forza di quanto ci si immaginasse». E il piano «va nella buona direzione».
(…)