
TOH, ANCHE QUEL SEMOLINO DI TAJANI S’È ROTTO IL CAZZO DI ESSERE SCAVALCATO: “UN PARTITO QUAQUARAQUÀ PARLA E DICE SENZA STUDIARE E RIFLETTERE, SONO I PARTITI POPULISTI. MA CHI STRILLA CONTA E COMANDA POCO, NOI PREFERIAMO LAVORARE” – IL RIFERIMENTO, OVVIAMENTE, È ALLA LEGA (MAI NOMINATA), DOPO LE ULTIME SPARATE DI SALVINI E DEI SUOI GRAN “CIAMBELLONI” – LA STRATEGIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI COORDINATA CON GIORGIA MELONI: “VA BENE CHE C’È IL CONGRESSO DELLA LEGA, MA NON BISOGNA ESAGERARE” – LA PREMIER TEME CHE DIETRO L’ATTIVISMO DEL FU TRUCE DEL PAPEETE CI SIA LA SPINTARELLA DI MUSK…
1. TAJANI DOPO GLI ATTACCHI “QUAQUARAQUÀ POPULISTI URLANO SENZA COMANDARE”
Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
ANTONIO TAJANI - MATTEO SALVINI
La conferenza per i giovani di Forza Italia a Milano, la scuola politica della Lega a Roma: in mezzo 600 chilometri di temporali, con i due partiti della coalizione che fanno apertamente a sportellate […]. Un crescendo […] a cui Fratelli d’Italia assiste in silenzio, ma che rischia seriamente di mandare in pezzi il centrodestra.
All’evento milanese degli azzurri, voluto e benedetto a distanza da Marina Berlusconi, il titolo è tutto un programma: “Forza Europa”. Il segretario Antonio Tajani, come tutti in sala, ha letto le parole del vicesegretario leghista Claudio Durigon che, su Repubblica , lo invitava a farsi dare una mano dal Carroccio in politica estera.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Ma fedele al proprio registro di questi mesi non nomina mai la Lega, anche se gli astanti hanno ben chiaro a chi si rivolga: «A volte ci attaccano anche aspramente, “non ragioniam di lor ma guarda e passa”»; oppure, «pensavano che ci saremmo sciolti come neve al sole, pensavano di saccheggiare i nostri pascoli.
Ma abbiamo saputo difendere le nostre pecorelle e i nostri elettori sono aumentati»; e ancora, «un partito quaquaraquà parla e dice senza studiare e riflettere, sono i partiti populisti. I partiti seri studiano, approfondiscono, poi decidono e fanno quello che dicono, e non rinnegano quello che dicono cambiando idea»; infine, «chi strilla conta poco e comanda poco. Noi preferiamo lavorare e non strillare».
antonio tajani matteo salvini meme by edoardo baraldi
[…] Sempre il vicepremier, in apertura di evento, ricorda proprio il Cavaliere: «Dal suo letto d’ospedale spiegava due cose: serviva una difesa comune europea e superare il diritto di veto», un testamento politico valido ancora oggi che da sé, solo a citarlo, vale due dita in un occhio alla Lega ovviamente, che invece sostiene esattamente il contrario.
«Consiglierei di studiare un po’ di più a quelli che dicono “usciamo dall’Europa” o cose del genere, quando si fanno delle scelte bisogna capire perché si fanno, non di pancia», aggiunge Tajani. Il quale, a margine, difende pure il manifesto di Ventotene attaccato frontalmente da Giorgia Meloni («come FI abbiamo dei riferimenti popolari ma è comunque uno dei testi fondativi»).
ONLYVANCE - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Dopodiché il protagonismo del Carroccio in politica estera […] è rivendicato nuovamente da Claudio Borghi, senatore e membro del Copasir, lui ospite della due giorni formativa del partito nella Capitale. Se l’altro vicepremier Salvini sente il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance «non c’è nessun problema, anzi uno dovrebbe essere contento, se si ha a cuore l’interesse dell’Italia. Se invece uno ragiona sullo 0,5 per cento in più alle Regionali, allora alzo le mani...». Idem fa Alberto Bagnai, vicecapogruppo leghista alla Camera: «Il prestigio degli interlocutori, da Netanyahu a Vance, conferma la credibilità di Salvini […]»
2. MELONI SENTE IL LEADER DI FI: “SALVINI DEVE ABBASSARE I TONI”
Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/politica/2025/03/24/news/meloni_scontro_fdi_lega_durigon-424081833/
«Va bene che c’è il congresso della Lega, ma non bisogna esagerare ». Di domenica mattina Giorgia Meloni e Antonio Tajani si sentono al telefono. La premier e il ministro degli Esteri discutono a lungo […].
Tajani finora ha sopportato, ma da ieri ha deciso di replicare a muso duro. Il vicepremier forzista, prima d’intervenire pubblicamente a Milano, discute la strategia con la presidente del Consiglio. Le espone la sua frustrazione. Evoca un «chiarimento» di governo, se dopo il 6 aprile, data dell’assise salviniana, l’alleato non cambierà toni.
Meloni un po’ predica calma e gesso, consapevole che il vicelumbard sia in piena campagna per la riconferma nel partito. E che i patti da settimane erano questi: fino all’assise, qualche uscita sopra le righe sarà tollerata. Quello che la premier però non può accettare è che le divisioni della maggioranza diventino così marcate «da creare problemi », riportano diversi big della fiamma.
Sul piano comunicativo, con l’opposizione che ieri evocava la crisi di governo. Sul piano pratico: a destra va ancora trovata l’intesa su alcuni provvedimenti delicati. Sul ddl sicurezza da ritoccare […] . O sul ddl Spazio, che dovrebbe essere rivisto in Senato.
Per non dare l’idea che il problema esista, nella cerchia della premier prevedono che anche questa settimana salti il vertice tra i leader. Non c’era stato nemmeno la settimana scorsa. Mettere davanti a Meloni, Tajani e Salvini, in questa fase, sarebbe la conferma che il nodo della politica estera è grosso. Il Cdm è stato rinviato al 31 marzo.
Meloni preferisce gestire i dissidi dietro le quinte. Con Tajani potrebbe vedersi prima del vertice di giovedì a Parigi. Con il capo della Lega si sente al telefono. […]
Più che le scelte comunicative della Lega, a impensierire l’entourage di Meloni è semmai il sospetto che un pezzo dell’amministrazione Usa possa puntare su Salvini, totalmente allineato con The Donald e ostile a Bruxelles. Sospetto che investe anche Elon Musk, ora che la partita italiana su Starlink si è inceppata.
Il timore di alcuni meloniani […] è che il magnate di Tesla possa sperimentare con Salvini il «modello Afd», cioè garantirgli un battage sovradimensionato. Meloni naturalmente non ha alcuna intenzione di rompere con gli Usa, tutt’altro. Ma non può nemmeno strappare con l’Ue. «[…]