LA MESSA A TERRA DEL PNRR È IN RITARDO E IL GOVERNO CHIEDE DI ANDARE AI "SUPPLEMENTARI"? - TOMMASO FOTI SMENTISCE L'IPOTESI DI CHIEDERE UNA PROROGA A BRUXELLES PER FAR CONFLUIRE, IN UNO O PIÙ FONDI, I SOLDI CHE NON SI RIUSCIRANNO A SPENDERE ENTRO LA SCADENZA DEL 30 GIUGNO 2026: "E' EVIDENTE CHE ABBIAMO ASSUNTO DEGLI IMPEGNI E DOBBIAMO ESSERE COERENTI. VERIFICHEREMO SE ALCUNE MISURE HANNO LA POSSIBILITA' CONCRETA DI REALIZZARE GLI OBIETTIVI CHE CI SIAMO PREFISSATI"
++ Foti, non chiediamo nessuna proroga per il Pnrr ++
Su alcune misure proporremo modifiche al Parlamento entro aprile
BRUXELLES
(ANSA) - BRUXELLES, 29 GEN - "Circa il prolungamento del Pnrr nel 2026 ho già detto che noi non chiediamo proroghe perché è evidente che avevamo assunto degli impegni e dobbiamo essere coerenti con gli impegni che abbiamo assunto. Per quanto riguarda alcune misure, sono all'attenzione mia e del Governo, e verificheremo se hanno la possibilità concreta di realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi o meno".
Lo ha detto il ministro degli Affari europei, Tommaso Foti, incontrando i cronisti al Parlamento europeo. Per le effettive situazioni che non possono portare a rispettare il termine del 30 giugno 2026, "proporremo al Parlamento eventuali modifiche che possono essere le ultime, voglio essere chiaro, che possiamo presentare in una scansione temporale che deve chiudersi possibilmente entro il mese di aprile".
Estratto dell'articolo di Giuseppe Colombo per "La Repubblica"
il video di giorgia meloni sul pnrr 1
Uno o più fondi dove far confluire i soldi che non si riusciranno a spendere entro la scadenza del 30 giugno 2026. Ecco il salvagente del governo per il Pnrr. L’idea è al centro delle interlocuzioni in corso tra la Struttura di missione di Palazzo Chigi e i tecnici della Commissione europea che a febbraio aspettano la nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Per non rinunciare «neppure a un centesimo» dei 194,4 miliardi del Piano, come ha garantito il ministro Tommaso Foti, l’idea è creare una riserva con il consenso dell’Europa. Avrà la forma di una nuova milestone che sarà collocata all’interno del cronoprogramma proprio a ridosso della deadline: il via libera alla costituzione dei veicoli- casseforti salverebbe le risorse inutilizzate, che potrebbero essere così impiegate anche oltre il 2026.
Il condizionale è d’obbligo perché Bruxelles deve dare ancora il suo benestare. Intanto ha già fatto sapere all’Italia che il meccanismo potrà essere circoscritto a pochi interventi: un perimetro ampio, infatti, trasformerebbe l’opzione allo studio in una proroga di fatto del Pnrr. Uno scenario che anche il governo italiano vuole evitare perché la richiesta di un allungamento dei termini significherebbe ammettere l’incapacità di spendere le risorse prenotate nel 2020.
Anche la versione ridotta del meccanismo non potrà comunque configurarsi come un allungamento degli investimenti del Piano: le risorse utilizzabili dopo la scadenza dovranno finanziare nuovi progetti. In linea con i principi del Recovery, ma diversi da quelli che non si riuscirà a portare a compimento.
Il conteggio delle risorse che confluiranno nel veicolo è già iniziato. Va di pari passo ai progetti che saranno definanziati perché procedono troppo lentamente: tra quelli cerchiati in rosso ci sono i nuovi alloggi pubblici che fanno riferimento al Pinqua, il programma innovativo della qualità dell’abitare. Il ritardo accumulato da alcuni Comuni ha convinto il Mit, che gestisce il programma, a ridurre lo stanziamento iniziale: circa 700-800 milioni dei 2,8 miliardi complessivi verranno travasati nel veicolo che conterrà i residui del Pnrr. [...]
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