“IL CASO DI CECILIA SALA, DETENUTA IN IRAN, STA DIVENTANDO UN BANCO DI PROVA PER IL GOVERNO ITALIANO” - IL “WALL STREET JOURNAL” MANDA UN AVVISO A GIORGIA MELONI, PER CONTO DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA: “IL GOVERNO ITALIANO SI RITROVA COINVOLTO NELLA GUERRA OMBRA DELL'IRAN CON GLI STATI UNITI, ED È SOTTO UNA CRESCENTE PRESSIONE INTERNA PER NEGOZIARE UNO SCAMBIO DI PRIGIONIERI, MA RISCHIA DI IRRITARE WASHINGTON" – ANCHE L’IRAN AVVISA LA DUCETTA E CHIEDE LA LIBERAZIONE DI ABEDINI: “ROMA RESPINGA LA POLITICA STATUNITENSE DI PRESA DI OSTAGGI IRANIANI E LIBERI L’INGEGNERE, IMPEDENDO AGLI STATI UNITI DI DANNEGGIARE LE NOSTRE RELAZIONI BILATERALI”
il videomessaggio di giorgia meloni per la7 4
WSJ, 'IL CASO SALA BANCO DI PROVA PER IL GOVERNO ITALIANO'
(ANSA) - WASHINGTON, 03 GEN - Il caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran, "sta diventando un banco di prova per il governo italiano, che si ritrova coinvolto nella guerra ombra dell'Iran con gli Stati Uniti". Lo scrive il Wall Street Journal in una corrispondenza dalla capitale italiana. Roma, secondo il quotidiano, "è sotto una crescente pressione interna per negoziare uno scambio di prigionieri, ma rischia di irritare Washington".
Se l'Italia libera l'uomo d'affari iraniano Mohammad Abedini, arrestato il mese scorso a Milano per conto degli Stati Uniti, scrive il Wsj, "rischia di far arrabbiare il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump - che dovrebbe rinnovare la sua strategia di 'massima pressione' sull'Iran - e di danneggiare lo sforzo di Meloni di posizionarsi come uno degli interlocutori preferiti di Trump in Europa".
Per la premier italiana, prosegue il giornale, "l'esito più conveniente sarebbe un accordo rapido per liberare Sala in cambio del rilascio di Abedini, prima che Trump entri in carica il 20 gennaio, dicono molti osservatori a Roma. Ma né il lento sistema giudiziario italiano, che deve valutare la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, né i meccanismi interni del regime iraniano potrebbero raggiungere un risultato in tempo".
AVVERTIMENTO DELL’IRAN ALL’ITALIA “NON SEGUA GLI USA SUGLI OSTAGGI”
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini,Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Un nuovo tassello diplomatico si aggiunge al caso di Cecilia Sala, la giornalista di Chora Media e del Foglio detenuta nelle carceri iraniane. La mossa, stavolta, è di Teheran. Ed è a suo modo simmetrica, dopo la convocazione dell’ambasciatore iraniano, ricevuto alla Farnesina giovedì scorso: stavolta è il ministero degli Esteri dello Stato islamico a chiamare l’ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei.
Al termine, diffonde una nota attraverso l’agenzia di stampa ufficiale Irna in cui torna a reclamare la liberazione di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano detenuto nel carcere di Opera in seguito al mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti. «Il suo arresto — si legge — è un atto illegale, che avviene su richiesta del governo degli Usa e in linea con i comprovati obiettivi politici e ostili di questo Paese di tenere in ostaggio i cittadini iraniani in ogni angolo del mondo, imponendo l’attuazione extraterritoriale delle leggi interne di questo Paese».
Sono parole che complicano il percorso di mediazione che mira a riportare in Italia Cecilia Sala. Gli Stati Uniti, infatti, spingono per l’estradizione di Abedini, accusato di essere l’ingegnere che fornisce la strumentazione per costruire i droni a disposizione della Repubblica islamica. L’Iran invoca invece la sua liberazione, legando il caso a quello della giornalista italiana. Il messaggio consegnato all’ambasciatrice italiana Amadei dal direttore generale per l’Europa occidentale del ministero degli Esteri iraniano è, d’altra parte, assai netto: Roma «respinga la politica statunitense di presa di ostaggi iraniani» e liberi l’ingegnere, «impedendo agli Stati Uniti di danneggiare le relazioni bilaterali tra Teheran e Roma».
Rapporti «di lunga data», si sottolinea, violati da un fermo che secondo lo Stato islamico «contraddice anche i principi e gli standard del diritto internazionale, comprese le norme sui diritti umani, e può essere considerato una forma di detenzione arbitraria». Teheran, si diceva, lega la vicenda dell’ingegnere a quella di Sala, arrestata il 19 dicembre, soltanto tre giorni dopo il fermo di Abedini. […]