DAL CASO BOVE ALLE ALTRE PATOLOGIE CARDIACHE DEI GIOVANI ATLETI - I MAGGIORI ESPERTI MONDIALI DI PADOVA: "DAL REGISTRO DELLE MORTI IMPROVVISE GIOVANILI EMERGE CHE UN’AMPIA PERCENTUALE È DOVUTA ALLA LESIONE DEL VENTRICOLO SINISTRO CHE PUÒ AVERE DUE CAUSE TRA CUI L’ESITO CICATRIZIALE DI UN’INFEZIONE DEL CUORE (MIOCARDITE) MA ANCHE MALATTIE GENETICHE POTENZIALMENTE EREDITARIE – LA MORTE DI ASTORI NEL 2018 A CAUSA DI UNA…
Ilaria Ulivelli per La Nazione - Estratti
L’importanza dello screening medico sportivo nella prevenzione delle morti improvvise dei giovani atleti. Il modello italiano - molto rigoroso - consente di salvare la vita a molti sportivi.
Nel 2023 il dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova ha condotto uno studio in collaborazione con l’Aulss2 sull’importanza dello screening dal quale emerge che, proprio grazie alla prevenzione fatta su ragazzi con meno di 16 anni sono state potenzialmente salvate le vite di 69 giovani atleti.
«E il dato che risalta nello studio – spiega Alessandro Zorzi, cardiologo responsabile dell’ambulatorio di Cardiologia dello sport dell’azienda ospedaliero universitaria di Padova - è il ruolo fondamentale della prova da sforzo nella valutazione medico-sportiva. In Italia il test viene eseguito sempre durante la visita medico-sportiva mentre all’estero di solito ci si ferma all’elettrocardiogramma a riposo».
Perché è così importante la prova da sforzo? «Nel nostro studio si dimostra che, particolarmente per la valutazione delle aritmie, ha consentito di sospettare una patologia cardiaca in diversi giovani sportivi con elettrocardiogramma di base normale e che sarebbero altrimenti sfuggiti».
«All’inizio del 2024, in uno studio in collaborazione con la medicina dello sport della Aulss6 e pubblicato sulla maggiore rivista mondiale di cardiologia dello sport (British Journal of Sports Medicina), abbiamo confermato questi dati su una popolazione pediatrica sottolineando come lo screening sia particolarmente utile sopra i 12 anni», conclude Zorzi.
Ma quali sono le patologie maggiormente frequenti che possono dar luogo a morti improvvise nell’atleta? Il caso Bove ha riportato al centro del dibattito scientifico il tema della lesione non ischemica del ventricolo sinistro «che possono avere diverse cause, tra cui l’esito cicatriziale di un’infezione del cuore (miocardite) ma anche malattie genetiche potenzialmente ereditarie. Ecco perché di fronte a questi casi, è sempre importante una valutazione approfondita mediante screening dei membri familiari ed esecuzione del test genetico», spiega la professoressa Barbara Bauce, cardiologa responsabile del Centro regionale specializzato per le Cardiopatie aritmiche eredo-familiari dell’Aoupd.
«Per quanto riguarda la lesione non ischemica del ventricolo sinistro – dice Cristina Basso, docente di Anatomia patologica e direttrice dell’Unità Operativa di patologia cardiovascolare all’azienda ospedaliero universitaria di Padova – si tratta di una causa emergente di arresto cardiaco nell’atleta che, come suggerisce la parola stessa, si forma a causa di un danno al muscolo cardiaco di varia natura ma non correlato a un’ischemia.
E’ stato un nostro studio (Circulation Arrhythmias and Electrophysiology 2016) a suggerire per la prima volta a livello internazionale come la cicatrice non-ischemica possa essere una causa di aritmie ventricolari maligne nell’atleta. Da allora posso confermare dai dati del nostro registro regionale delle morti improvvise giovanili, che una ampia percentuale sono dovute proprio a questa malattia».
l ricercatori dell’Università di Padova si occupano di questo tema da decenni con importanti rilievi scientifici a livello internazionale, a partire dal professore emerito predecessore di Basso, il patologo Gaetano Thiene.
«Nel 2006 è stato pubblicato dall’Università di Padova uno studio di cui sono il primo autore sulla prestigiosa rivista ‘Jama’, che ha dimostrato come nella regione Veneto l’incidenza di morte improvvisa dell’atleta sia calata quasi del 90% in seguito all’introduzione dello screening medico-sportivo – spiega Domenico Corrado, ordinario di Cardiologia all’Università di Padova e direttore della Cardiologia dell’Aoupd – L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui uno screening medico-sportivo annuale è obbligatorio per tutti gli atleti agonisti».