“STARE A CASA TUTTO IL GIORNO NON FA PER ME. PER GIOCARE MI SPOSTERO’ IN GERMANIA” – PUR DI NON RESTARE CON DILETTA LEOTTA A MILANO, LORIS KARIUS SE NE VA A GIOCARE ALLO SHALKE 04 NELLA RIDENTE GELSENKIRCHEN – “A 31 ANNI NON VOLEVO MOLLARE. LE PAPERE NELLA FINALE DI CHAMPIONS CONTRO IL REAL? QUELLA PARTITA HA CONDIZIONATO LA MIA CARRIERA, MA NON MI TORMENTO – DILETTA? IN ITALIA RICONOSCONO DI PIÙ LEI, ALL’ESTERO LA SITUAZIONE SI RIBALTA MA NON HO NESSUN PROBLEMA CON LA SUA POPOLARITÀ, SONO FELICE DEL SUO SUCCESSO TELEVISIVO…”
Gaia Piccardi per 7- Corriere della Sera https://www.corriere.it/sette/cultura-societa/25_gennaio_19/loris-karius-intervista-ef4b20a5-3094-457c-b1a7-9cc25097fxlk.shtm
l
Il portiere tedesco Loris Karius ha firmato pochi giorni fa un contratto che lo lega alla squadra tedesca Schalke 04 fino a giugno. Questo il commento rilasciato a Gaia Piccardi: «Sono molto contento di questo nuovo impegno, è un'esperienza importante. Soprattutto sono felice di tornare in campo perché mi è mancato molto. Sono giovane e posso ancora giocare qualche anno. Mi sposterò in Germania, ma ogni giorno di pausa raggiungerò la mia famiglia».
Ha l’altezza del portiere e gli occhi a cuore del neopapà, Aria ha diciassette mesi e ogni giorno è come se fosse il primo: «La vigilia di Natale ci siamo trasferiti in un nuovo appartamento, a Milano. In Inghilterra si giocava sempre, non c’era il tempo di entrare nello spirito natalizio. Preferisco così. Aria si è divertita con le sue quattro cuginette. Comincia a parlare. La sua prima parola è stata papà. Mi rivolgo a lei in tedesco, Diletta in italiano, ma la lingua di casa è l’inglese».
Loris Karius da Biberach sul fiume Riss, quadrante sud-occidentale della Germania, 31 anni e un grande avvenire in Premier League alle spalle zavorrato da un’infausta finale di Champions League (Real Madrid-Liverpool 3-1, correva il 2018), soprattutto, ha la nitidezza di chi non considera la sua storia d’amore con il pallone finita. Tra coloro che cercano un loro posto nel mondo c’è anche Loris, a cui il ruolo di signor Leotta sta stretto di fianchi e di spalle, e questa volta il concetto di patriarcato non c’entra nulla.
(…)
Si sente ancora un calciatore?
«Mi piace pensare di sì. Mi alleno con un coach da lunedì a venerdì in un campetto milanese. C’è stato un momento in cui ho pensato che fosse venuto il tempo di fermarmi: non avevo più motivazione. Ma poi mi sono chiarito le idee e al mercato di gennaio vorrei trovare una squadra.
Stare a casa tutto il giorno non fa per me. Voglio giocare, sono abituato a farlo ad alto livello, nei principali campionati di Germania, Inghilterra, Turchia; sono disposto ad andare all’estero, in Europa, però se non ci riuscissi non sarebbe un dramma: la mia carriera l’ho fatta, ho mia figlia, le mie passioni. La vita continuerebbe. Ho avuto qualche proposta, una anche dall’Italia, l’ho rifiutata. Ho 250 presenze in campionato, in una settimana sarei pronto a tornare tra i pali. Non voglio avere rimpianti: chiedo un’ultima opportunità».
Perché è ancora così importante giocare?
«È difficile mollare tutto dopo una vita nel calcio. Giocare mi dà gioia: lo faccio per me stesso, nessuno mi costringe».
Ha un piano B?
«Non è mai stato solo pallone, per me. Mi piace la musica, la ascolto e la produco; lavoro come deejay alle feste e agli eventi. Ho fatto il modello alle sfilate. L’importante è arrivare a sera soddisfatto, dopo aver passato tempo con Aria. Ho la possibilità di scegliere cosa fare, è un privilegio, ma il calcio mi manca, inclusi i sacrifici che richiede».
Il giorno più felice sul campo?
«L’alto livello prevede una pressione schiacciante. Quando giochi nel Liverpool, vincere è scontato. E se vinci, devi rivincere. Entri in un tunnel, nel quale divertirsi diventa difficile. La squadra dove sono stato più felice è il Magonza, club di una piccola città tedesca, poca pressione, pochi media, ambiente famigliare, ogni successo una festa».
(...)
26 maggio 2018, la finale di Champions che il Liverpool perde con la sua decisiva collaborazione. Cosa ricorda?
«È passato tanto tempo, non avrebbe senso continuare a pensarci: non si può cambiare la storia. Certo una notte sfortunata, in cui tutto mi si è ritorto contro. Ho sbagliato, mi sono fatto male, non a tutti capita di ritrovarsi in una situazione così. Quella partita ha condizionato la mia carriera, ma non mi tormento. Non avrebbe alcun senso. Ho contribuito alla sconfitta del Liverpool con il Real Madrid, quella notte, ma ho partecipato al successo della squadra fino a quel momento. Una sconfitta non può cancellare tutto ciò che di buono è stato fatto fino a quell’istante».
Si è mai sentito più solo di così?
«La squadra mi ha supportato, al Liverpool non c’è tempo di fermarsi: subito dopo un obiettivo, ce n’è un altro. Nessuno ha più parlato di quella partita, né in campo né fuori. Nel calcio si volta pagina molto in fretta, il problema è stato più per l’esterno che per la squadra».
Come può aver voglia di trovarsi di nuovo sulla graticola?
«Con un altro lavoro, tra alti e bassi, non avrei mai vissuto tante emozioni. Penso di avere un’idea molto realistica di me stesso. Credo di poter ancora dare qualcosa nel calcio. Non mi sento di dover dimostrare nulla, è più una sfida con me stesso, so che posso ancora essere un buon portiere: 31 anni, per il mio ruolo, non sono molti. Non ho sogni irraggiungibili né una squadra ideale in mente. E non ho nemmeno un procuratore. Ma chi mi vuole, sa dove trovarmi».
DILETTA LEOTTA INCONTRO CON LORIS KARIUS FOTO CHI
Il più forte avversario mai affrontato?
«Cristiano Ronaldo, senza dubbio. Come compagno di squadra ho sempre ammirato il modo in cui Mohamed Salah si dedicava al mestiere, come affrontava allenamenti e sacrifici con la qualità del suo lavoro. È stato un punto di riferimento per me. Non è da tutti giocare a quel livello così a lungo. È arrivato a Liverpool un anno dopo di me e ogni domenica, a 32 anni, dà ancora il meglio contro avversari di dieci anni più giovani».
Sente ancora Klopp?
«Gli faccio gli auguri di Natale e per il compleanno. Non è un mondo in cui le amicizie si creano facilmente né durano. I miei amici del calcio si contano sulle dita di una mano, quelli veri».
diletta leotta e loris karius a miami diva e donna 2
Ne nomini uno.
«Non vorrei scontentare gli altri».
Aria Karius Leotta. A chi somiglia?
«È tutta il papà. È una signorina attivissima, più che camminare corre. Con lei mi diverto molto, ma non saprei tenerla da solo, senza Diletta e senza nonni. È una spugna che impara tutti i giorni, e io voglio essere un esempio positivo per mia figlia».
C’è il desiderio di allargare la famiglia?
«A piccoli passi, perché no? Ora Aria è la principessa di casa: è difficile dirle di no».
I suoi sogni per 2025.
«Imparare l’italiano, lo sto studiando. Riprendere a giocare, senza infortunarmi. Vede? Ho sogni raggiungibili, non volo troppo alto».
La popolarità televisiva di sua moglie è un problema? Siete in competizione?
«In Italia riconoscono di più Diletta, all’estero la situazione si ribalta ma non ho nessun problema con la sua popolarità, sono felice del suo successo televisivo. Non sono un uomo all’antica, ciascuno ha la sua carriera e cammina sulle sue gambe, ci supportiamo a vicenda. Accettarsi è l’unico modo per far funzionare una relazione».
diletta leotta karius elodie iannonediletta leotta karius 45diletta leotta loris karius 1karius leotta 45karius diletta leottadiletta leotta e loris karius a miami diva e donna. KARIUSKARIUSreal liverpool karius