“LA GOMITATA A LUIS ENRIQUE? NON VOLEVO FARGLI MALE. HO POTUTO SCUSARMI DOPO ANNI: AVEVO PROVATO PIÙ VOLTE INUTILMENTE” – RICORDI E FALLACCI DI MAURO TASSOTTI: “IL FALLO SU LELE ORIALI? SENTIRMI DESCRIVERE CATTIVO MI FACEVA MALE. SEPPI DOPO CHE MAMMA CERCÒ LA FAMIGLIA ORIALI PER SCUSARSI, IO E LELE CI CHIARIMMO SUBITO” – “LA NAZIONALE A 32 ANNI? MI È DISPIACIUTO NON ESSERE CONSIDERATO NEL MOMENTO MIGLIORE, NON SONO MAI RIUSCITO AD AMARE LA MAGLIA AZZURRA COME QUELLA DEL MILAN” – IL SOPRANNOME “DJALMA SANTOS”, LA CHAMPIONS, E LA VITA DA VICE-ALLENATORE… - VIDEO

Estratto dell’articolo di Antonio Barillà per “la Stampa”

 

mauro tassotti

Mauro Tassotti era un terzino completo, elegante nella corsa e gentile nel tocco: sapeva costruire, non solo difendere, e negli anni Ottanta non era banale. In assoluto, con i duri del calcio non c'entra, ma due episodi isolati, di conseguenze gravi e polemiche roventi, all'alfa e all'omega della carriera, lo risucchiano: una scarpata a Lele Oriali nel derby milanese, il 25 ottobre 1981, e una gomitata a Luis Enrique nell'ultima partita azzurra, Italia-Spagna del 9 luglio 1994, quarti di finale del Mondiale americano.

 

[…] Primi passi nel San Basilio, la squadretta del quartiere.

 «Era gemellata con la Lazio che organizzò un'amichevole: ci presero in due».

 

mauro tassotti 1

[…] Debuttò in Serie A a diciotto anni.

 «Lovati, l'allenatore, decise di dare più equilibrio alla squadra, sfilando D'Amico, un fantasista, e inserendo un difensore. Scelse me che mi ero allenato pochissimo con i grandi e una sola volta mi ero seduto in panchina: quando me lo disse, sentii le gambe tremare».

 

[…] A vent'anni il Milan, "risarcimento" per la cessione sfumata di Giordano: la società rossonera aveva versato un anticipo ma lo scandalo scommesse fece saltare tutto e compensarono con il suo cartellino.

«All'epoca non conoscevo il retroscena. Mi dissero del Milan e non ebbi esitazioni: era in B, ma rimaneva un grande club, sapevo che sarebbe stata una parentesi».

 

Ritornare agli antichi fasti, in realtà, fu più dura del previsto. Poi, con Berlusconi e Sacchi, la svolta storica...

mauro tassotti 3

«Non fu semplice, all'inizio, credere alle loro parole. Come potevamo? Risaliti dalla B, dove eravamo caduti di nuovo, faticavamo ad andare in Uefa e il presidente parlava invece di un progetto per diventare i più forti non d'Italia, ma del mondo».

 

[…] Per i tifosi diventò Djalma Santos, il mitico "volante" brasiliano.

«Mi ribattezzò così Carlo Pellegatti e San Siro adottò il soprannome».

 

il fallo di mauro tassotti su lele oriali

E dire che era partito con la fama di difensore ruvido: fallo su Oriali, 36 punti di sutura...

«Ricordo pochissimo dell'impatto, il piede che cerca il pallone e lui che entra di testa, tutto, invece, dei giorni successivi: sentirmi descrivere cattivo mi faceva male soprattutto pensando ai miei. Seppi dopo che mamma cercò la famiglia Oriali per scusarsi, io e Lele ci chiarimmo subito».

 

Luis Enrique, invece, per lungo tempo non l'ha perdonata.

«Successe una vita dopo. Un gesto istintivo, non ho certo pensato "ora gli do una botta in faccia": allargai il braccio sentendolo addosso ma non immaginavo di fargli tanto male. Ho potuto scusarmi dopo anni, quando allenava la Roma e lo incrociai come vice allenatore del Milan: avevo provato più volte inutilmente».

 

luis enrique mauro tassotti

Con il Milan ha vinto 3 Coppe dei Campioni.

«Ho un ricordo speciale di quella del 1994, alzata da capitano, ma la più bella rimane la prima del ciclo, vinta a Barcellona contro la Steaua Bucarest. C'erano solo milanisti, il pullman faticava a farsi largo in una bolgia rossonera, e non volevamo deludere la nostra gente: finì 4-0 e giocammo un grandissimo calcio».

 

In Nazionale arrivò tardissimo.

«A 32 anni. Mi è dispiaciuto non essere considerato nel momento migliore, ogni volta vedevo i miei compagni partire ed era un cruccio: non sono mai riuscito ad amare la maglia azzurra come quella del Milan».

mauro tassotti fabio capello adriano galliani

 

Da allenatore, è sempre stato vice: rimpianti?

«Sono contento cosi, la vita è fatta di scelte. Quando ho smesso di giocare attraversavo un momento particolare, era appena mancata mia moglie e non volevo sradicare i miei figli né allontanarmi da loro: il Milan mi diede l'opportunità di guidare la Primavera e non l'ho mai dimenticato, poi sono diventato "secondo" e stavo bene così».

 

Allegri la voleva portare alla Juve...

«C'era sintonia, ma alla fine scelsi di non spostarmi per il legame che avevo con il Milan. Andai via, però, qualche anno dopo, ancora vice ma nella nazionale ucraina con Shevchenko: alcune cose erano cambiate, ma la mia casa è sempre stata rossonero. Sono felice di essere appena rientrato, nello staff di Milan Futuro». […]

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