“GASPERINI? ALL’INIZIO PERSE 4 PARTITE SU 5 E AVEVA CONTRO TUTTA LA CITTÀ E I TIFOSI. DISSI AI GIOCATORI: LUI RESTA QUI, DATECI RETTA ALTRIMENTI MANDIAMO VIA VOI" - ANTONIO E LUCA PERCASSI, PRESIDENTE E CEO DELL’ATALANTA, PARLANO DEL SUCCESSO DELLA "DEA", DIVENTATA NEL GIRO DI 8 ANNI UNA “BIG” DEL CALCIO ITALIANO (MA NON SPIEGANO PERCHE' ANCORA NON HANNO RINNOVATO IL CONTRATTO A GASP) – L’ADDIO AL VELENO DI KOOPMEINERS E L’AMBIZIONE SCUDETTO: "E' UNA PAROLA CHE PORTA SFORTUNA". MA PERCHE' CONTINUARE A NASCONDERSI? L'ATALANTA HA VINTO UNA EUROPA LEAGUE E HA UNA ROSA LUNGHISSIMA...
Estratto dell’articolo di Daniele Dallera, Fabio Finazzi, Riccardo Nisoli per il “Corriere della Sera”
Il primo assegno, Antonio Percassi, 71 anni, non lo ha staccato ma lo ha ricevuto dall’Atalanta. Prima di diventarne due volte presidente e di raggiungere […] l’invidiabile record di 800 partite e 350 vittorie, è stato, non ancora ventenne, a libro paga del club: arcigno difensore, tutta la trafila nelle giovanili, esordio in prima squadra.
«Era un assegno di 700 mila lire. A me sembrava una cifra pazzesca. Presi il pullman per tornare da Bergamo a Clusone, in Val Seriana, dove sono nato. Ero terrorizzato dalla paura di perderlo. Arrivato a casa mia mamma mi gelò: “Cós’ét facc? L’ét robàt?” (cosa hai fatto? L’hai rubato?). Mi fece piangere. Era spaventata. Non parliamo dei miei fratelli, tipici muratori bergamaschi, sani e forti. Come, arriva qui il ragazzino, l’ultimo della famiglia, con tutti questi soldi? C’è qualcosa che non va…».
[…] Antonio racconta in Sala Albertini, al Corriere della Sera : ha accettato di ripercorrere, in un’intervista collettiva a tutto campo, questa incredibile storia che lo ha portato alla guida della holding Odissea, 12 mila dipendenti in tutto il mondo, e dell’Atalanta, arrivata a vincere e a farsi ammirare in tutta Europa.
Al suo fianco il figlio Luca, amministratore delegato del club. […] Socio di maggioranza americano, il gruppo di Stephen Pagliuca, e gestione in piena autonomia rimasta nelle mani dei Percassi. Con tanto di scintillante stadio all’inglese appena ristrutturato a km zero: «Ci hanno lavorato solo aziende bergamasche».
Ormai Percassi vuol dire Atalanta, come Armani vuol dire moda: siete una griffe.
Interviene Luca: «Tutto è cominciato quando fu ceduto al Cesena. Ha conosciuto Luciano Benetton e, giovanissimo, ha smesso di giocare. Se penso a dove è arrivato… Ha fatto cose straordinarie, papà: dove ora c’è Oriocenter, per dirne una, c’erano solo campi incolti». Antonio sorride divertito: «Siccome non ero un fuoriclasse e mi rompevo le scatole a fare il difensore, perché allora con certi avversari dovevi picchiare anche duramente, decisi di fare l’imprenditore. Benetton mi propose di aprire un negozio. Si chiamava Tomato, fu un successone. Anche perché regalai le magliette con la scritta Tomato a tutti i giocatori dell’Atalanta…».
[…] Luca, ci dica cosa fa quando arriva un calciatore che non capisce lo stile Atalanta.
«I principi sono quelli di Zingonia: rispetto e dedizione al lavoro. Vale prima di tutto per i ragazzi, anche se le dinamiche sono sempre più complesse: sono assediati dai procuratori fin da piccoli. Ma vale anche per la prima squadra».
[…] Con Koopmeiners però non è stato un gran finale…
Antonio e Luca, quasi in coro: «Koop ha sbagliato proprio atteggiamento. Pensare che a inizio stagione avevamo l’ambizione di confermare tutti i top. E lui ha scansato perfino la finale di Supercoppa Uefa con il Real. Non c’era bisogno che arrivasse a tanto. Quando abbiamo incontrato la Juve è venuta a dirci che era dispiaciuto. Sì, però gliel’abbiamo detto chiaro: hai sbagliato! È anche un fatto di gratitudine».
Gasperini è il miglior interprete dello stile Atalanta?
Antonio: «Gli anni parlano per lui, ha battuto tutti i record».
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Stabiliamo una verità storica: fu veramente sull’orlo dell’esonero il primo anno?
«Non era una situazione facile. Perse le prime 4 partite su 5. Aveva contro tutta la città e i tifosi. A un certo punto decisi di parlare alla squadra: “Non azzardatevi a pensare che mandiamo via lui. Lui è qui e continuerà a starci. Vedete di darci retta, altrimenti mandiamo via voi”. Guarda caso vinciamo la partita con il Crotone... E da lì inizia la risalita».
[…] Ha avuto proposte serie in questi anni?
Luca: «La Roma ha avuto ambizioni importanti».
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E il Napoli?
«Mah, è sembrata più un’operazione mediatica».
Gasperini, calcisticamente parlando, è un genio, non ci piove. Ma non ha un carattere facile… Ci sono momenti faticosi?
Antonio: «Ormai ci conosciamo. Sono situazioni che capitano in una famiglia. Ci vogliamo bene e le superiamo».
Luca, sorridendo: «Sì, ma tu hai la fortuna di venire solo il giorno del pre-partita quando è tutto bello, tutto tranquillo…».
Antonio, ridendo: «Già e la settimana magari è stata un po’ vivace…».
[…] Lei è vicepresidente della Lega: com’è il clima?
«Io penso che dovremmo puntare a stare più uniti e valorizzare il calcio italiano, secondo solo alla Premier. Tra l’altro possiamo contare sulle eccellenze del Paese più bello del mondo. Sapete che certe squadre, durante il sorteggio Uefa, sperano di venire a Bergamo perché offriamo il catering di Vittorio (tre stelle Michelin, ndr )? Quando è arrivato il Real Florentino Pérez ha detto ad Ancelotti: “Carletto, si mangia da Vittorio”. E lui: “Il miglior ristorante d’Italia”. Si è creato una tale empatia con mio papà che Florentino gli ha tenuto la mano stretta tutto il tempo».
[…] Presidente, la parola scudetto abbinata alla Dea si può pronunciare?
«Io penso che porti pure un po’ sfortuna. Al massimo si può dire: speriamo che…». […]
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