
SPALLETTI NON PUÒ PIÙ SBAGLIARE: LA MISSIONE È IL MONDIALE – DOPO IL PASTICCIO DELL'EUROPEO, IL CT HA FATTO PROFESSIONE DI UMILTÀ, HA RIDISEGNATO LA NAZIONALE E HA STRAPAZZATO LA FRANCIA. ORA CON LA GERMANIA IN NATIONS LEAGUE DOBBIAMO CONQUISTARE UN GIRONE FACILE PER I MONDIALI (BATTENDO LA GERMANIA NEL DOPPIO CONFRONTO, GLI AZZURRI VERREBBERO INSERITI NEL GIRONE DI QUALIFICAZIONE DA QUATTRO CON SLOVACCHIA, IRLANDA DEL NORD E LUSSEMBURGO MENTRE IN CASO DI SCONFITTA TROVEREMMO NORVEGIA, ISRAELE, ESTONIA E MOLDOVA) – LA FORMAZIONE CON IL DUO D’ATTACCO KEAN-RASPADORI…
Fabrizio Roncone per corriere.it - Estratti
Luciano Spalletti è in una posizione scomoda. Quanto scomoda? Tanto. Certe volte bisogna andare diritti e raccontarla così com’è. Questa è una di quelle volte. Possibili opzioni per divagare? Qualcuna.
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L’Italia deve partecipare ai prossimi Mondiali di calcio. Deve, per forza. Abbiamo già saltato le ultime due edizioni, sarebbe mortificante restare a casa anche stavolta. Spalletti ha l’incarico di portarci a giocare negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. È questo il motivo per cui, da stasera in poi, la sua Nazionale non può più sbagliare. Di questa Nations League, ai tifosi italiani è sempre importato il giusto.
Ma è ormai chiaro a tutti che, battendo la Germania nel doppio confronto, stasera qui a Milano, e domenica a Dortmund, gli azzurri verrebbero inseriti nel girone di qualificazione da quattro con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo: un percorso oggettivamente più agevole di quello che ci toccherebbe in caso di sconfitta, dove troveremmo Norvegia, Israele, Estonia e Moldova.
luciano spalletti foto lapresse 2
Spalletti si porta addosso tanto calcio, e tanta vita. È ragionevole immaginare che comprenda come e perché il tempo dell’indulgenza sia finito. Perdonargli il disastro del campionato europeo non è stato facile. Molti ne chiedevano, esplicitamente, le dimissioni. Le argomentazioni erano, diciamo così, piuttosto sostanziose.
Spalletti non aveva mai allenato una Nazionale, e da calciatore non ci aveva nemmeno mai giocato. Ignorava le sacre liturgie, un certo pragmatismo, le necessarie astuzie. Eppure, in un fantasmagorico miscuglio di passione e di presunzione, su quella panchina si era seduto baldanzoso con il suo quaderno pieno di frecce e di cerchietti, di linee diagonali e tratteggiate: l’idea di un calcio che solo lui vedeva, e che ai suoi azzurri sembrò, fin dal primo allenamento, nient’altro che un pasticcio di progetti tattici visionari (in confronto, il magnifico Napoli del suo scudetto era elementare: un regista, due ali, un centravanti). Quanto poi al carattere spigoloso del c.t. (eufemismo): è chiaro che non aiutò.
luciano spalletti niccolo pisilli
Sapevamo tutto, avevamo visto tutto. E perciò: dimissioni? Mah, sì, forse, chissà. Questo era lo stato d’animo diffuso. Però, dopo l’estate, ecco che Spalletti torna e chiede scusa (un gesto francamente rivoluzionario, in Italia, e non soltanto per il mondo del pallone). Non solo: dimostra anche, concretamente, di aver capito gli errori. E con un clamoroso, stupendo esercizio di umiltà, ridisegna la Nazionale: li mette come sono abituati quasi tutti, e cioè con un basico 3-5-1-1, sebbene assai mobile. I terzini che diventano ali, la mezzala (spesso Frattesi) che sale e va accanto alla punta. Strapazziamo la Francia, vinciamo, divertiamo. I tifosi ringalluzziti. I cronisti riprendono a seguire Lucianone con una non scontata simpatia.
luciano spalletti foto lapresse 1
È così che arriviamo a stasera. E c’è poco da aggiungere. Detto che Spalletti non può più sbagliare, occorre anche riconoscere che il colpo d’occhio, nel ritiro azzurro, non toglie esattamente il fiato. Nessuna traccia di fuoriclasse, eccetto Gigio Donnarumma (ma possibile che a Parigi qualcuno sia di parere contrario). Bastoni è in forma strepitosa, ma Calafiori non è ancora titolare nell’Arsenal. Barella non sta disputando il suo miglior campionato, e Frattesi parte sempre dalla panchina. Tonali, almeno, è una sicurezza. E l’altra sarebbe stata Dimarco, che però è infortunato. Vediamo se Politano riuscirà a fare il lavoro di Cambiaso. E se Raspadori è davvero tanto migliore di Maldini, in quel ruolo.
Comunque sono questi i nomi. È questo il materiale umano a disposizione di Spalletti. «Potrei chiamare Piccoli o Baldanzi…». Sì, certo mister: non può più sbagliare. Ma lo sappiamo che è dura.
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