
“FOREMAN, IL 30 OTTOBRE 1974, È IL PUGILE PIÙ PREPARATO AL MONDO PER IL MATCH PIÙ SBAGLIATO DI SEMPRE” – “LA STAMPA” E LA MORTE DEL PUGILE CHE FU BATTUTO DA ALÌ NEL PIÙ GRANDE MATCH DI BOXE DI SEMPRE: “OGGI SALUTIAMO L’ULTIMO CUSTODE DI UN ATTIMO DI ETERNITÀ. SI PRESENTAVA IMBATTUTO, PREPARATO, RIGOROSAMENTE ALLENATO. PECCATO CHE AVESSE STUDIATO, NELL’OSSESSIVO DETTAGLIO, L’ALI DEGLI ANNI MIGLIORI E NON QUELLO CHE SAREBBE DIVENTATO INDIMENTICABILE” – “VA AL TAPPETO E CI RESTA DEGLI ANNI. FINO A CHE NON ACCETTA LA GRANDEZZA DELLA STORIA. HA VISSUTO IL SUO MOMENTO PEGGIORE NELL’INCONTRO CHE TUTTI RICORDERANNO…” - VIDEO
È MORTO A 76 ANNI GEORGE FOREMAN, LEGGENDA DELLA BOXE, EX CAMPIONE DEL MONDO DEI PESI MASSIMI E PROTAGONISTA, NEL 1974, DEL MATCH PIÙ FAMOSO DI TUTTI I TEMPI, LA “RUMBLE IN THE JUNGLE” CONTRO MUHAMMAD ALI, IN ZAIRE
george foreman vs muhammad ali rumble in the jungle kinshasa
"VOGLIO BENE A MUHAMMED ALI, CONDANNANDOMI, MI HA FATTO RINASCERE" - ARCHEO! LA BOMBASTICA INTERVISTA A GEORGE FOREMAN, MORTO OGGI A 76 ANNI, BY EMANUELA AUDISIO - “ERO CONVINTO DI ESSERE INVINCIBILE. L'AVREI PESTATO E AMMAZZATO, NE ERO SICURO. ALL’OTTAVA IL SUO DESTRO MI HA PRESO IN CONTROPIEDE, SONO FINITO A GAMBE ALL’ARIA, QUANDO HO SENTITO L’ARBITRO DIRE “OTTO” ERA TROPPO TARDI” - “ERO SENZA PACE. ANDAI A PARIGI, PROVAI CON IL SESSO, LE DONNE. COMPRAI TIGRI, LEONI, VILLE. NON FUNZIONÒ. LA MIA FAMIGLIA AVEVA SCOMMESSO CONTRO DI ME” - LA DEPRESSIONE, L'APPARIZIONE DI DIO, IL RITORNO, LA VITTORIA DEL TITOLO A 46 ANNI E IL BUSINESS MILIONARIO DELLE: BISTECCHIERE COL SUO NOME - VIDEO
RUMBLE IN THE JUNGLE: BIG GEORGE FOREMAN, MORTO E RISORTO SUL RING DI KINSHASA
Giulia Zonca per www.lastampa.it
george foreman campione del mondo nel 1994
L’incontro che ha definito la boxe visto dall’angolo di chi ha perso è un gigantesco scherzo. Nulla avrebbe mai potuto preparare George Foreman alla sfida che ne ha segnato la carriera, a Kinshasa, nell’allora Zaire e oggi Repubblica democratica del Congo, il 30 ottobre 1974.
In piena era di giganti del ring, davanti ad Ali, il campione più famoso della storia e ben oltre il quadrato, in ogni sport. Foreman contro Ali, così, come lo conosciamo noi è “Rumble in the jungle”, epica e leggenda, ma non lo stesso modo in cui lo ha vissuto lui.
Oggi salutiamo l’ultimo custode di un attimo di eternità, se ne va Foreman e con lui un’era della boxe e con lui la testimonianza di un patrimonio collettivo. Di quel confronto sappiamo tutto: è stato un sublime libro di Norman Mailer, un film, un documentario, un’ispirazione, un esempio.
È memoria collettiva, è punto di riferimento: Quando eravamo re, appunto. È un indice di grandezza e gliela abbiamo attribuita per grazia di Ali. In quel periodo era reietto, giudicato per la scelta di essere musulmano, per aver scansato la guerra in Vietnam, per averne criticato il senso, per essersi rifiutato di diventare propaganda, per aver difeso le proprie origini, per aver minato il sistema.
Ecco, quest’uomo era considerato in difficoltà, veniva da anni di buio, pagava la libertà di esprimere opinioni scomode, stava sulla copertina di Esquire trafitto dalle frecce (aprile 1968). Ferito dalla critica, dal tempo. Un martire pronto al massacro.
Foreman aveva 25 anni e Ali 34, non vinceva più dal 1967, era stato obbligato a fermarsi dopo il rifiuto di arruolarsi, aveva perso contro Frazier, il terzo monumento di quella boxe fantastica e pure l’ultimo sconfitto della sequenza micidiale di Foreman che si presentava imbattuto, preparato, rigorosamente allenato.
Peccato per lui che avesse studiato, nell’ossessivo dettaglio, l’Ali degli anni migliori e non quello che sarebbe diventato indimenticabile. Non poteva prevedere l’imponderabile. Gli era inconcepibile persino immaginare che l’Africa gli avrebbe tifato contro.
Una presa di posizione ingiusta. Anche Foreman era afroamericano e aveva fatto le sue battaglie, scelto i suoi gesti, come la bandierina americana stretta tra le mani dopo il successo olimpico del 1968. Il suo personale grido di appartenenza, la sua richiesta di attenzione nei Giochi del pugno alzato da Smith e Carlos sul podio dei 200 metri. Era Foreman, un talento assoluto, un fisico pazzesco, una determinazione che lo avrebbe poi guidato persino oltre la storia. Ma in quel 30 ottobre 1974 è il pugile più preparato al mondo per il match più sbagliato di sempre.
george foreman con le sue bistecchiere
La gente dello Zaire canta «Ali uccidilo», persino l’esercito fuori dal palazzetto, i militari schierati a difesa dei grandi nomi presenti tra il pubblico, urla «Ali uccidilo» e la vittima è lui, Foreman che non capisce perché gli hanno riservato questo ruolo.
Cerca di non lasciarsi spaventare, si ripete di essere pronto e per sette riprese è convinto che tutto sia come l’ha studiato. Fino a che non capisce di essere caduto in una trappola tattica, in un abbaglio. Fino a che, ansimante e stravolto, non realizza che quelle urla hanno ragione.
Succederà, in qualche modo, per fortuna non definitivo, Foreman morirà su quel ring che consegna Ali alla gloria. Nell’ottava ripresa gli arrivano addosso pugni che non può sopportare. Sono perfetti, diretti, crudeli. Gli si scatenano in faccia, sul corpo, non li può reggere perché è stanco, perché per sette inutili round è stato inutilmente splendido e Ali a quel punto gli sussurra: «Tutto qui?». Sa che il rivale ha esaurito l’energia senza fargli male e ora tocca a lui che l’ha studiata, immaginata, prevista, pregustata e annunciata perché è Ali, è unico e sa chiamare la vittoria. Sa come sottometterla alla sua volontà.
Foreman va al tappeto e ci resta degli anni. Conosce la sconfitta e la trova insostenibile. Non se ne capacita. Era Big George, sarebbe tornato a portare quel nome, ma nella notte di Kinshasa non è niente. […] Lì c’è solo Ali che si prende la sua rivincita sugli Usa, su chi ha dubitato di tanto talento, sui puritani, sugli opinionisti schierati, sulle critiche, sugli insulti. È Ali che si fa spingere dall’Africa, è un eroe e non lascia spazio ad altri. Foreman resta giù e sprofonda.
Gli ci vorranno mesi di fuga e di domande per riemergere […] Fino a che Foreman non accetta la grandezza della storia. Ha vissuto il suo momento peggiore nell’incontro che tutti ricorderanno. Nella sfida che resta anche 41 anni dopo. Foreman ha il coraggio di accettarlo ed è così che ne esce di nuovo da gigante. Risalirà sul ring e rivincerà, lo farà e rifarà oltre i 40 anni e poi saprà pure diventare milionario con il grill. […] Foreman è sul serio morto sul ring di Kinshasa. Poi è risorto e non può scomparire mai più. Neanche adesso che se ne è andato.
george foreman 3
ali vs foreman 10
lo stadio di kisnhasa ali vs foreman
ali vs foreman 7
George Foreman
ali vs foreman 1
ali vs foreman 2
ali vs foreman 3
ali vs foreman 6
ali vs foreman 4
ali vs foreman 5
ali vs foreman 8
ali vs foreman 9
george foreman
george foreman
george foreman
george foreman 2
george foreman 5
george foreman 1
george foreman 4
george foreman
george foreman