ANCHE DANTE ERA “CHARLIE” - IL SOMMO POETA AVEVA PIAZZATO IL SOMMO PROFETA NELL’INFERNO E LO DESCRIVE CON TERMINI VOLGARI TRA I SEMINATORI DI DISCORDIA - NELLA BASILICA DI BOLOGNA, MAOMETTO È DILANIATO DAI DIAVOLI

Alighieri considerava Maometto e il cugino due scismatici, e hanno le budella di fuori: sono spaccati a metà come loro avevano fatto con la Chiesa - I musulmani bolognesi hanno più volte chiesto di oscurare l’affresco quattrocentesco di San Petronio con il Profeta agli inferi...

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1. NELLA BASILICA DI SAN PETRONIO DI BOLOGNA UN FAMOSO AFFRESCO QUATTROCENTESCO RAFFIGURA MAOMETTO AGLI INFERI, SCUOIATO DA UN DIAVOLO

Antonio Amorosi per “LiberoQuotidiano

 

Nella basilica di San Petronio di Bologna un famoso affresco quattrocentesco raffigura Maometto agli inferi, scuoiato da un diavolo. Il dipinto, di Giovanni da Modena, ispirato all’Inferno di Dante, già in passato è stato oggetto di censure. Faccio una visita alla basilica. Non c’è polizia, né dentro né fuori, l’ingresso è deserto, Piazza Maggiore semivuota, fa freddo. «L’accesso è libero» dicono le guide e «nessuno controlla niente». Ma proprio niente! Arrivo alla cappella con l’affresco, si pagano 2 euro e ti accendono la luce.

 

MAOMETTO ALL INFERNO NELLA CHIESA DI SAN PETRONIO A BOLOGNA MAOMETTO ALL INFERNO NELLA CHIESA DI SAN PETRONIO A BOLOGNA

Non faccio in tempo a chiedere alla bigliettaia, che non è una guida, dove è il «famoso Maometto » che lei mi tira fuori una cartolina con il riquadro di Maometto evidenziato a penna: «Eccolo! Tanta gente lo chiede». Il profeta è facilmente riconoscibile. Sotto la raffigurazione c’è scritto Machomet. La guida che coordina le visita non ne parla. Me lo evidenziano anche due turisti.

 

Ascolto l’audioguida, ma niente. Nella teca informativa zero. Chiedo a chi lavora in basilica il perché. «Per non offendere» mi replica un addetto. Poi passa al tema controlli: «Per anni, dopo l’11 settembre c’è stata una camionetta». Alla mia meraviglia replicano che hanno sentito dai telegiornali che ci saranno più controlli. Mi faccio riconoscere come giornalista e il tono cambia: «In passato c’era il metal detector per le borse».

 

APERITIVO SERALE SUI PONTEGGI DELLA BASILICA DI SAN PETRONIO A BOLOGNA APERITIVO SERALE SUI PONTEGGI DELLA BASILICA DI SAN PETRONIO A BOLOGNA

Esco dalla basilica, stessa scena dell’ingresso, escluso un tizio poco vicino alla scalinata che mi guarda torvo. Penso… è un poliziotto in borghese. Mi rassereno. Ragiono se chiedergli qualcosa. Non faccio in tempo a pensarlo che il tizio viene avvicinato da un secondo personaggio,vestito in modo trasandato, con al seguito un cane. I due si salutano e si abbracciano alla moda rapper.

 

Si passano qualcosa. Poi si allontanano. Sotto una colonna della piazza il tipo trasandato urina contro il portico, il cane fa altrettanto. Il tizio che mi guardava male li osserva divertiti. A quel punto escludo sia un poliziotto in borghese. Torno la mattina seguente. Stesso andazzo. Chiamo il comando di polizia e chiedo informazioni sulla sicurezza. «La richiamiamo» rispondono.

 

APERITIVO SERALE SUI PONTEGGI DELLA BASILICA DI SAN PETRONIO A BOLOGNA APERITIVO SERALE SUI PONTEGGI DELLA BASILICA DI SAN PETRONIO A BOLOGNA

Rivisito San Petronio e richiamo la polizia. «La richiamiamo», replicano. Passano 40 minuti e arriva una gazzella. Richiamo la polizia. «Ufficiosamente i servizi sono stati potenziati» ma per ulteriori dettagli «la richiamiamo». È notizia di cronaca che nell’ottobre scorso la basilica è stata al centro di un attentato jihadista sventato dai servizi segreti marocchini. Ma tra pericoli reali ed autocensure tutto prosegue nell’indifferenza.

 

«Quell’immagine offende la comunità musulmana» aveva detto nel 2007 l’ex capogruppo Ds e poi vicesindaco Pd Claudio Merighi adesso in forze a Coop Costruzioni. Parole simili del Prorettore Roberto Grandi vicino ai Ds- Pd. L’affresco andava coperto. A loro arrivò la risposta laica del vescovo ausiliario di Bologna Monsignor Ernesto Vecchi. «Ai fratelli musulmani e ai fratelli Ds rispondo che quell’affresco non offende nessuno».

 

 

2. DANTE ERA CHARLIE HEBDO: MISE MAOMETTO ALL’INFERNO TRA I SEMINATORI DI DISCORDIA

Da www.blitzquotidiano.it

 

MAOMETTO ALL INFERNO DI DANTE APERTO A META ILLUSTRAZIONE DI PRIAMO DELLA QUERCIA MAOMETTO ALL INFERNO DI DANTE APERTO A META ILLUSTRAZIONE DI PRIAMO DELLA QUERCIA

Anche Dante Alighieri era Charlie Hebdo. O meglio, a rigor di logica, i poveri vignettisti francesi sterminati dai fratelli killer Kouachi erano in qualche modo suoi eredi. Prima di loro e di qualunque satira anti-islam, fu il sommo poeta a dissacrare la figura di Maometto.

 

Il Profeta compare infatti nel XXVIII canto dell’Inferno dantesco insieme a suo cugino Alì, suo genero e successore come Califfo. I due si trovano tra i seminatori di discordia della IX Bolgia. Dante li raffigura come orrendamente mutilati in toni grotteschi e comici.

 

Secondo quella che era la visione medievale, Maometto è rappresentato come uno scismatico e l’Islam come una eresia. Al Profeta è perciò riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che già di per sé basterebbe a far infuriare gli integralisti che due giorni fa lo hanno vendicato a colpi di kalashnikhov nella redazione di Charlie Hebdo.

Dante Alighieri Dante Alighieri

 

L’offesa è ancor più evidente se si considera che il corpo squarciato e “storpiato” di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che solitamente è adibito a contenere il vino, alimento bandito dalla tradizione islamica.

 

Tutto questo perché, secondo Dante, il contrappasso adeguato per i seminatori di discordia era quello di infliggere ai loro corpi le stesse lacerazioni di cui erano stati artefici in vita.

 

Nelle descrizioni Dante non si esime dall’impiegare termini volgari e immagini raccapriccianti. Al punto che nella traduzione in arabo della Divina Commedia il filologo Hassan Osman ha scelto di omettere i versi considerati un’offesa.

dante alighieri divina commedia dante alighieri divina commedia

 

Ma se quella di Dante era una visione arcaica e medievale, obiettano oggi i fautori del politicamente corretto, quella di Charlie Hebdo era invece una tragedia annunciata. Se non fosse che quella vignetta che è costata la vita a 10 matite e 2 poliziotti, raffigurava un Profeta disperato per il tasso di stupidità degli integralisti islamici.

 

E, come ha giustamente osservato Massimo Gramellini sul quotidiano la Stampa, “L’attacco non era a Maometto, ma a un gruppo di fanatici superstiziosi e ignoranti che in suo nome ammazza le donne che vogliono andare a scuola e i maschi che bevono e fumano.”

 

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