BON-COMPAGNI DI UNA VITA: “LA CARRA’? SCRIVEVAMO QUELLE CANZONACCE E DICEVAMO “CHE PORCATA” E QUELLE VENDEVANO IN TUTTO IL MONDO”
Michela Tamburrino per "la Stampa"
E Raffaella?
«Raffaella è nelle Filippine. Che vuole, lì può stare tranquilla, struccata, nessuno la fotografa, sta con i suoi amici, con Sergio Japino e il 18 festeggia senza fanfare. Così esorcizza».
Gianni Boncompagni, il compagno di una vita, professionale e privata, parla di Raffaella come ne avrebbe parlato allora, quando si conobbero.
Com'era la Carrà quando non era ancora la Carrà ?
«Allo stato brado ma con le idee chiare, nessun accenno di mignotteria, frequente nelle altre attrici. Un altro pianeta. Le ho scritto quasi tutte le canzoni che canta. Sembravano un'imbecillata, invece, stando ai bollettini Siae, mi fanno guadagnare una cifra impensabile. Perché vendono in tutto il mondo e il merito è soprattutto di Raffaella».
Le ha insegnato tanto?
«C'era poco da insegnare. Vede, Raffaella è una credente, a differenza mia. Crede in senso lato, a quello che fa, è in buona fede, è una che si fida. Non ha fatto un grande sforzo perché ha lavorato con i numeri uno; Falqui, Mina, Gino Landi, Sacerdote. Aveva il massimo, bastava seguire. Lei eseguiva, senza mai pestare i piedi».
«A far l'amore» è tornata in grande spolvero. Troneggia nel film di Sorrentino.
«Sì, me l'hanno detto. Merito anche del remix di Bob Sinclar. Quella canzone l'avevo scritta con Franco Bracardi, grande artista, persona squisita. Sinclar ha ripreso solo la strofa di Bracardi e non il motivo pensato da me. Quando gliel'ho chiesto mi ha risposto che il mio era volgare. Ma ti pare? Io ho taciuto, tanto prendo i diritti, enormi. Paolo Ormi ci aveva messo gli arrangiamenti. Eravamo un gruppetto di successo. Scrivevamo quelle canzonacce e dicevamo "Che porcata" e quelle vendevano in tutto il mondo».
E «Pronto Raffaella»?
«Prima di noi c'era il telescopio. Da zero a 14 milioni di telespettatori in una settimana. L'idea era un programma telefonico con Raffaella sempre in primo piano. Perché il primo piano l'ho inventato io. La camera 2 sempre fissa e in modo ravvicinatissimo. Ne vado fiero. Il movimento di certi registi distrae».
Siete diversi lei e Raffaella?
«Agli opposti. Io anarchico e iconoclasta, lei credente. Io pigro, fannullone ma fortunatissimo. Lei una che lavora sempre».
Come compagna?
«Perfetta, fedele, onesta nei rapporti, la vedi dalla faccia».
Vi sentite spesso?
«Siamo vicini di casa. Lei va in piscina con mia figlia Barbara. Le ha fatto un po' da madre. Giocano insieme a carte, quell'orribile burraco. Litigano, si insultano per una giocata fatta male, in quelle occasioni non è più la Raffaella che conosco.
Sarebbe stato bello una festa per i suoi 70 anni.
«Lei non ne vuole parlare come non si parla più dei miei 80 anni. Mi fecero una festa bellissima, le donne erano tutte vestite da suore, gli uomini da preti. Io che ero il festeggiato, da papa. Però c'erano anche dei santi. Può sembrare blasfemo ma non lo era. Ci siamo divertiti moltissimo».
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