COSTA SMERDATA! RUSPE IN SPIAGGIA A ROMAZZINO PER ALLESTIRE UN MAXI PALCO PER LA FESTA DI NOZZE DI UN MAGNATE LIBANESE: INTERVENGONO I VIGILI E SCOPPIA LA POLEMICA
Pier Giorgio Pinna per "La Repubblica"
Per la cerimonia e la festa avevano già stanziato 5 milioni: 10mila euro per ciascuno dei 500 invitati. Ma la coppia di miliardari libanesi che ha scelto come location di nozze la Costa Smeralda ora dovrà vedersela con la magistratura italiana. Sì, perché gli organizzatori del sontuoso ricevimento in riva al mare hanno commesso l'errore di far entrare sulla spiaggia un paio di ruspe per allestire il palco destinato all'esibizione di cantanti fatti arrivare apposta dal Medio Oriente.
La struttura, provvisoria, era stata autorizzata. I "muletti" sull'arenile - con i bracci lunghi 22 metri e i cingolati sulla sabbia - no. Così adesso il matrimonio avrà una spiacevole appendice davanti alla procura di Tempio. La stessa alla quale la polizia urbana di Arzachena, il Comune nel cui territorio ricade il regno che appartiene al fondo sovrano del Qatar, ha inoltrato un dossier sulle scorrerie a pochi metri dalle acque cristalline care a migliaia di vip che da tutto il mondo confluiscono qui ogni estate dai primi anni Sessanta.
Con ogni probabilità a pagare il prezzo più alto dei blitz sulla spiaggia saranno i dirigenti della squadra di tecnici (una trentina) scesi in campo per l'occasione. Di fatto, nulla può essere addebitato ai futuri coniugi libanesi. E se sui loro nomi è stato fatto calare uno spessissimo velo di riserbo, così come su quelli degli artisti chiamati a esibirsi, un aspetto della faccenda è invece sicuro: l'impresa incaricata dei lavori ha avuto l'appalto per le operazioni dalla Starwood. Ovvero la società che amministra gran parte del patrimonio della Costa e gestisce gli alberghi più esclusivi in questo tratto della Sardegna nordorientale.
L'intervento dei vigili ha permesso di delimitare le profonde tracce lasciate sull'arenile dai mezzi cingolati. Dopo le prime contromisure di sabato, ieri c'è stato un secondo sopralluogo. Al termine, è stato deciso di non procedere al sequestro degli impianti proprio perché in precedenza autorizzati da Corpo forestale, soprintendenza e uffici tecnici. D'ora in poi però gli operai dovranno procedere manualmente.
E c'è molta fretta. Le nozze sono infatti fissate per sabato mattina nella chiesetta di Stella Maris, a Porto Cervo: uno dei pochi particolari trapelati sugli sposi è infatti che sono di religione cattolica. Al rito religioso e al sì sull'altare seguirà un ricevimento nel giardino dell'Hotel Cala di Volpe, dove è stato piazzato un maxi-gazebo a bordo piscina destinato all'esercito di ospiti.
Ma la giornata a quel punto non sarà ancora finita. Tra il pomeriggio inoltrato e la sera, seguirà un concerto sul lido di Romazzino, dove appunto dove sono state bloccate le ruspe. Privacy garantita per tutta la durata dei tre avvenimenti chiave, comunque. Per evitare sguardi indiscreti, attorno alla chiesa, sono stati addirittura montati pannelli che dall'esterno impediscono di vedere sul sagrato.
E altre misure di sicurezza si sprecano. Il viaggio da Beirut sarà offerto dalle famiglie degli sposi. Così come il soggiorno nei quattro alberghi à la page messi a disposizione: oltre il Cala di Volpe e il Romazzino, il Pitrizza e il Cervo Tennis Club.
Sembra di essere tornati ai tempi dei soggiorni dei figli di Gheddafi, con champagne da 6mila euro a bottiglia.
L'ultimo matrimonio rientra nella politica di promozione che la società del Qatar sta seguendo per lanciare in Costa Smeralda anche questo genere di eventi. L'anno scorso, fu mobilitazione per una coppia di tycoon turchi, che dopo le nozze con rito musulmano aveva deciso di spostarsi a Porto Cervo per il ricevimento con un seguito di 250 persone.
Prima ancora, nel 2012, erano stati due francesi a unirsi in matrimonio a Stella Maris. Anche quella volta, nessun risparmio di denaro: budget da 6 milioni. Ma, in entrambi i casi, niente ruspe sulla spiaggia. E così l'entourage delle due coppie si era almeno risparmiata la convocazione in procura. Fatto che non sembra altrettanto scontato oggi.
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