scalfari calabresi

ERI IL FONDATORE, OGGI L'AFFONDATORE: CON L'ARRIVO DI CALABRESI, SCALFARI LASCIA 'REPUBBLICA', CHE NON SARÀ PIÙ 'UNA CERTA IDEA DELL'ITALIA', MA UNA SOLA: QUELLA DI RENZI - NEL '72, ANCHE SCALFARI FIRMO' L'APPELLO CONTRO CALABRESI - BUTTAFUOCO: 'SUL CARRO DELL'HAPPY REGIME CI SONO GIÀ TUTTI, MANCAVA ''REP'', LA CAMBRIDGE DEL GIORNALISMO, IL POSTO PIÙ AMBITO DA CHIUNQUE ABBIA AMATO QUESTO MESTIERE. CHE RISCHIA DI DIVENTARE IL BASTONE DA MARESCIALLO DEL CAPORALE DI TURNO'

1. IL RIEMPITIVO

Pietrangelo Buttafuoco per ''Il Foglio''

clb15 scalfari mario calabresiclb15 scalfari mario calabresi

 

Senza più Ezio Mauro alla direzione di Repubblica – e senza più Eugenio Scalfari, a quanto pare di capire – non sarà più “una certa idea dell’Italia” quel giornale. Sarà, verosimilmente, una “sola idea dell’Italia”, quella che avrà in testa il Matteo Renzi di turno e l’informazione diventerà tutto un senso unico visto che sul carro dell’happy regime ci sono già tutti.

 

Repubblica, con Scalfari e poi con Mauro, è stata la Cambridge del giornalismo (o la Qom, a seconda della prospettiva), e dunque il posto più ambito da chiunque abbia amato questo mestiere. Adesso – passati i quaranta dalla fondazione – quel giornale rischia di diventare il bastone da maresciallo del caporale di turno.

 

 

2. ECCO CALABRESI: SCALFARI DIVENTA «AFFONDATORE»

Nino Sunseri per ''Libero Quotidiano''

 

eugenio scalfari  ezio mauroeugenio scalfari ezio mauro

Domenica 17 gennaio 2016 sarà una giornata da ricordare nella piccola storia della carta stampata in Italia. Se non ci saranno sorprese, offerte magari all' ultimo momento dalla Befana, accadrà l' impensabile. Per la prima volta dalla nascita "Repubblica" non pubblicherà l' articolo di fondo di Eugenio Scalfari.

 

Al giornale l' avevano chiamata l' omelia per dare un senso compiuto alla messa cantata: il rito laico della riunione di redazione che il direttore ha officiato tutte le mattine per vent' anni. Invariabilmente alle 10.30 con l' annuncio che dal bar era arrivato il caffè.

Ezio Mauro Eugenio Scalfari Ezio Mauro Eugenio Scalfari

Scalfari ha lasciato nel 1996 la sua poltrona ma, in tutti questi anni, l' omelia non è mai venuta meno.

 

Mai una volta che l' appuntamento sia saltato. Paginate intere per un rito che, nonostante i 90 anni suonati sembrava proprio che il Fondatore non avesse nessuna voglia di abbandonare. Fosse stata l' ultima cosa della sua vita. Per anni quelle righe di piombo hanno costruito l' agenda politica ed economica della settimana che stava per aprirsi. Non c' era parlamentare, segretario di partito o semplice parlamentare di complemento che potesse saltarne la lettura.

 

carlo de benedetti saluta eugenio scalfaricarlo de benedetti saluta eugenio scalfari

Ma nemmeno in banca o in azienda si poteva fare a meno. Erano gli anni della assoluta centralità Mediobanca e di Enrico Cuccia. Ma anche dei salotti buoni e della galassia del nord. Ma soprattutto c' era la Prima Repubblica. Craxi era il cinghialone da abbattere ed Enrico Berlinguer lo scarno profeta della questione morale. Andreotti, invece, la dimostrazione vivente che il diavolo esiste e Ciraco De Mita il simbolo del nuovo che avanza all' interno del corpaccione della "balena bianca" secondo la definzione che Giampaolo Pansa aveva dato della Dc.

carlo de benedetti eugenio scalfaricarlo de benedetti eugenio scalfari

 

Che l' omelia, in certi casi, potesse anche essere una lettura tossica è dimostrato da diversi elementi. Come simbolo eterno l' appoggio incondizionato all' uomo di Nusco. Pensare che l' intellettuale della Magna Grecia (copyright Gianni Agnelli) potesse combinare qualcosa di buono nella politica e nelle istituzioni è solo frutto di una perversione.

 

Perchè diciamoci anche la verità: Scalfari è un grande giornalista. Non sempre, però il fiuto politico l' ha accompagnato. Più bravo come polemista che come sponsor verrà ricordato per il suo "bacio della morte": non una delle carriere politiche che ha accompagnato ha avuto successo. Attorno ad un giornale ha costruito un partito e l' omelia domenicale rappresentava l' aggiornamento settimanale del programma e delle linee d' azione.

 

SCALFARI PRODI SCALFARI PRODI

Meno incisiva con il passare del tempo e il progressivo distacco dell' autore dalla prima linea. L' avanzata del misticismo in conflitto con lo spirito laico e libertino della fondazione.

Ma anche distante dagli anni in cui non pochi governi della Repubblica Italiana venivano confezionati nella stanza della Repubblica di Scalfari.

 

L' omelia domenicale per diffondere la parola. Un rito irrinunciabile per il popolo dei fedeli. Almeno fino a due giorni fa. Fino all' annuncio della nomina di Mario Calabresi alla direzione del giornale al posto di Ezio Mauro. Una scelta su cui il Fondatore non ha messo bocca, e che, certamente non ha gradito.

SCALFARI E LA MOGLIE SERENA ROSSETTI SCALFARI E LA MOGLIE SERENA ROSSETTI

 

Scrive «Il Foglio» che Scalfari non avrebbe mai perdonato al nuovo direttore «dentro, ma anche fuori» di non appartenere al fronte che per anni si è opposto a Berlusconi.

«Dentro» perchè comunque da Repubblica era partita la carriera del neo direttore. Ma anche «fuori», per quei rapporti, scrive «Il Foglio», comunque amichevoli fra Calabresi e il Cavaliere.

SCALFARI SPEGNE LE CANDELINE SCALFARI SPEGNE LE CANDELINE

 

Anche negli anni di più acceso conflitto tra la sinistra e Silvio Berlusconi , c' è sempre stato un rapporto di stima personale più volte ravvivato da telefonate cordiali, incontri, colloqui persino affettuosi, con il Cavaliere che gli confessava: «Ma lo sa che io conoscevo il suo papà».

 

Per non parlare di Renzi. Apprezzato da Calabresi che, negli anni trascorsi a "La Stampa" non ha mai fatto mancare l' appoggio al premier. Antipatico a Scalfari che lo considera più furbo che intelligente: «Vende meravigliosamente bene il suo prodotto, è il figlio buono di Berlusconi». Insomma una coabitazione fra il giovane direttore e l' anziano Fondatore che non condivide più la realtà.

IL COMMISSARIO LUIGI CALABRESI IL COMMISSARIO LUIGI CALABRESI

 

Si ritira corrucciato nella villa di Velletri a meditare sulle miserie di una politica popolata di ex e di post , Ma anche di assolute incompiute da parte di una sinistra in frantumi.

 

Ha perso il Nemico. Non c' è più Berlusconi a riunificare le anime disperse ai quattro angoli dello schieramento parlamentare. La realtà è troppo volatile Ma forse la rottura fra il giovane direttore e l' anziano Fondatore non è solo pubblica. Non c' è solo la differente opinione sulla legge elettorale e sul jobs act. Sugli 80 euro e la riforma delle pensioni. C' è qualcosa di diverso, di più intimo, di lontano. Di personale. Non diversamente da Adriano Sofri che, all' annuncio della nomina di Calabresi, ha lasciato Repubblica.

 

RENZI E CALABRESI RENZI E CALABRESI

È stato condannato per essere il mandante dell' assassinio del commissario Calabresi, il papà di Mario, ucciso sulle vie di Milano da Lotta Continua. Era il 17 maggio 1972. Dieci mesi prima sull'«Espresso» era comparso uno scellerato appello firmato da 757 intellettuali che, senza giri di parole, accusavano Luigi Calabresi di essere uno dei colpevoli della morte dell' anarchico Giuseppe Pinelli caduto da una finestra della Questura di Milano. Fra le firme c' era anche quella di Eugenio Scalfari.

MONTEZEMOLO MARIO CALABRESI JOHN ELKANN ANDREA AGNELLI MONTEZEMOLO MARIO CALABRESI JOHN ELKANN ANDREA AGNELLI

 

elkann napolitano calabresi elkann napolitano calabresi

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen donald trump friedrich merz giorgia meloni emmanuel macron

DAGOREPORT - SIAMO DAVVERO SICURI CHE L’UNICA GRANDE COLPEVOLE DELLA ''DOCCIA SCOZZESE'' EUROPEA, COI DAZI TRUMPIANI AL 15%, PIÙ PESANTI IMPOSIZIONI SU GAS E ARMI, SIA LADY URSULA? - SE TRUMP NON DEVE RENDERE CONTO A NESSUNO, URSULA SI RITROVA 27 PAESI ALLE SPALLE, OGNUNO CON I SUOI INTERESSI, SPESSO CONFLIGGENTI: MENTRE MACRON AVREBBE VOLUTO USARE IL BAZOOKA CONTRO IL ''DAZISTA'', COME LA CINA, CHE HA TENUTO TESTA, DA VERA POTENZA, A WASHINGTON, MERZ E MELONI ERANO PER IL “DIALOGO”, TERRORIZZATI DALLE “VENDETTE” POLITICHE CHE TRUMP AVREBBE POTUTO METTERE IN ATTO (UCRAINA, NATO, MEDIORIENTE) - MELONI SA BENE CHE IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE: LA STANGATA SULL’ECONOMIA ITALIANA DOVUTA AI DAZI SI ANDRÀ AD ACCAVALLARE ALLA FINE DEL PNRR E AI SALARI PIÙ BASSI D’EUROPA - SE L'AUTUNNO SARA' ROVENTE, NON SOLO ECONOMICAMENTE MA ANCHE  POLITICAMENTE (CON IL TEST DELLE REGIONALI), IL 2026 SI PREANNUNCIA DA SUDORI FREDDI... 

riccardo muti concerto agrigento alessandro giuli

DAGOREPORT - “AGRIGENTO CAPITALE DELLA CULTURA 2025” DOVEVA ESSERE PER IL MINISTERO GIULI-VO UN “APPUNTAMENTO CON LA STORIA” ED È FINITO NEL SOLITO “APPUNTAMENTO CON LA CASSA” - PER “INTERPRETARE IL SENSO DI UNA MEMORIA CONTINENTALE EURO-AFRICANA CONDIVISA E FARNE IL FERMENTO DI UN RITROVATO BENESSERE INDIVIDUALE DI CRESCITA COLLETTIVA” (SEMPRE GIULI), COME È POSSIBILE CHE LA REGIONE SICULA ABBIA SBORSATO LA FOLLIA DI 650MILA EURO PER UN SINGOLO CONCERTO NELLA VALLE DEI TEMPLI DELL’ORCHESTRA GIOVANILE CHERUBINI DIRETTA DA RICCARDO MUTI? LO STESSO EVENTO, ORGANIZZATO L’ANNO SCORSO DAL COMUNE DI LAMPEDUSA, ERA COSTATO APPENA 100MILA EURO - DEL RESTO, CON BUDGET DI 150 MILIONI, I 461MILA EURO PER LA “PROMOZIONE E PUBBLICITÀ DEL PARCO ARCHEOLOGICO” CI STANNO. COME IL “MOVITI FEST”: PER 473.360 MILA EURO, UN “PROGETTO CHE MIRA A COINVOLGERE E ANIMARE I LUOGHI DEL CENTRO STORICO AD AGRIGENTO” - ALLE CRITICHE, IL SINDACO DELLA CITTÀ DELLA CUCCAGNA, FRANCESCO MICCICHÈ, SI OFFENDE: “BASTA DILEGGIO STERILE. SE VINCE AGRIGENTO, VINCE LA SICILIA”! (QUI CE NE VOGLIONO 100 DI MONTALBANO…”)

temptation island

LE ANTICIPAZIONI DI “TEMPTATION ISLAND” - APPASSIONATI DI CORNA E FALÒ, AVETE PREPARATO GELATO E POP CORN PER LE ULTIME TRE SERATE DEL PROGRAMMA? SI PARTE DOMANI SERA E DAGOSPIA È IN GRADO DI RIVELARVI COSA ACCADRÀ TRA LE COPPIE - "FORREST GUMP" ANTONIO, DOPO ESSERE IMPAZZITO CON TANTO DI CORSA DISPERATA PER UN INVITO ALLO STADIO FATTO DAL TENTATORE ALLA SUA FIDANZATA, LA VEDE AL FALÒ E LE CHIEDERÀ DI SPOSARLO - L'AQUILOTTO VALERIO SI AVVICINA SEMPRE DI PIÙ ALLA SINGLE ARY E FINISCE PER TRADIRE SARAH. I DUE CHE ABITANO A ZAGAROLO DARANNO VITA A UNA SPECIE DI "ULTIMO TANGO A ZAGAROL". SARÀ LUI CHE, DISPIACIUTO E CON IL CUORE IN MANO, CHIEDERÀ DI POTER INCONTRARE LA COMPAGNA PER RIVELARLE DI PROVARE UN INTERESSE PER LA SINGLE E… - VIDEO

giorgia meloni dario franceschini guido crosetto francesco verderami senato elly schlein

DAGOREPORT - MA DAVVERO FRANCESCHINI, INTERVENENDO AL SENATO, HA MANDATO “MESSAGGI CIFRATI” AI MAGISTRATI FACENDO INTENDERE DI FARLA FINITA DI INDAGARE ESPONENTI DEL PD (SALA E RICCI), OPPURE SI RITROVERANNO SENZA I VOTI DEI RIFORMISTI PD AL REFERENDUM CONTRO LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA BY NORDIO? –CHE SIA UNA ’’IPOTESI SURREALE”, SBOCCIATA DALLA FANTASY DI VERDERAMI SUL “CORRIERE”, LO SOSTIENE, A SORPRESA, ANCHE GUIDO CROSETTO - IL DISCORSO DI FRANCESCHINI NON MIRAVA INFATTI ALLA ‘’SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DELLE TOGHE, BENSÌ ATTACCAVA LO SDOPPIAMENTO DEL CSM, CON I COMPONENTI SCELTI COL SORTEGGIO, MANCO FOSSE “LA RUOTA DELLA FORTUNA” - FRANCESCHINI HA POI MOLLATO UNO SCHIAFFO ALLA SUA EX PROTEGÉE ELLY SCHLEIN, NEMICA GIURATA DEI VARI ‘’CACICCHI” DEL PARTITO, QUANDO HA DIFESO IL SISTEMA DELLE CORRENTI INTERNE ALLA MAGISTRATURA (CHE LA RIFORMA VORREBBE SCARDINARE) - MA LA DICHIARAZIONE PIÙ RILEVANTE DI ''SU-DARIO'' L’HA DETTATA AI CRONISTI: ‘’IL REFERENDUM CI SARÀ NEL 2026, SARÀ SENZA QUORUM E SARÀ TUTTO POLITICO CONTRO IL GOVERNO MELONI’’ - BEN DETTO! SE UNA SCONFITTA SAREBBE BRUCIANTE PER LE TOGHE, PER GIORGIA MELONI LA BOCCIATURA SAREBBE UNA CATASTROFE IRRIMEDIABILE...

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...