GIRO DEL “MONDAZZOLI” - BUTTAFUOCO: “A MONDADORI SERVE UN MANAGER PER LA CULTURA. MA NON È CHE ALLA FINE I CACCIATORI DI TESTE VANNO A PRENDERSI UNO CHE NON LEGGE TOLSTOJ, MA SOLO I TWEET DI FILIPPO SENSI, IL CONSIGLIORI DI MATTEO RENZI?”
Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto Quotidiano”
Che fine avrà mai fatto la fusione Mondadori-Rizzoli lo sapremo oggi. Doveva essere cosa fatta già a fine maggio – è già passato giugno – ma finalmente arriverà l’offerta Rcs. Non c’è ancora Mondazzoli però. E neanche Rizzadori. C’è solo un traccheggio. Qualche tentennamento in attesa di trasloco, ovvie esitazioni nei movimenti aziendale e, dunque, solo uno di passi decisivi: la pubblicazione presso Rizzoli, a firma di Alan Friedman, della biografia autorizzata di Silvio Berlusconi, proprietario, va da sé di Segrate.
OSCAR NIEMEYER - SEDE DELLA MONDADORI A SEGRATE
È già arrivato luglio, i dati di vendita dei libri, in Italia, segnano il 33% in meno rispetto al mercato di soli tre anni fa, chiudono le piccole librerie e però, urca: Mondadori, priva di un direttore editoriale, per sostituire Antonio Riccardi, l’ex –congedato alla vigila del Salone del Libro di Torino, giusto per avvelenare l’evento – si affida ad Arethusa, una società di cacciatori di teste.
Urge, dunque, un manager per la cultura. Al catalogo dei Meridiani oggi occorre un Marchionne. Ed eccoli, allora, questi headhunters. Sono, appunto, i cacciatori di teste. E sono all’opera: in maniche di camicia, seduti al tavolo di un asettico ufficio, caraffa d’acqua d’ordinanza, impegnati a calendarizzare i colloqui con i prescelti.
Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.
Siccome così si fa in America, ecco che anche qua ci sia adopera per un pronto accomodo. Il senso dell’operazione o, comunque, il suo sembiante, è quello di una pantomima per vestirsi di modernità. Il rinnovarsi nel metodo è solo un modo per prendere tempo. Si fa così quando si ha già in testa un candidato. Serve solo un po’ di scena. A caccia di teste, dunque.
Giovanotti che non hanno mai letto una pagina di Tolstoj giudicano quelli di cui si dice abbiano una competenza in tema di Tolstoj reclutandoli sul sentito dire o, per praticità, consultando su internet i nomi dei direttori editoriali di altre case editrici. E i convocati, tra gli altri, risultano: Paolo Repetti (Stile Libero), Martina Donati (Newton Compton), Gianluca Foglia (Feltrinelli), Ricciarda Barbieri (ancora Feltrinelli), Martina Testa (Minimum Fax). Fior di professionisti che hanno letto Tolstoj. Teste non ancora in carniere. Con loro, ce ne sono tanti altri, molti editor, tutti simpaticamente disturbati, giusto a ottimizzare una pensata proprio citrulla.
ctn27 gian arturo ferrari antonio riccardi
Con l’affollarsi dei chilometrici curriculum buoni solo a procurare il brivido dell’efficienza manageriale in un aggravio comico: una sorta d’ignaziomarinismo applicato all’editoria. Ecco, deve però esserci qualcosa nelle tubature dell’acqua pubblica a Milano, qualcosa che provoca disturbi narcisistici ai Consigli d’amministrazione delle imprese editoriali se ancora qualche mese fa, con lo stesso metodo – forse con la stessa società di cacciatori? – si cercò un direttore per il Corriere della Sera.
L’appostamento venatorio – tutto di curriculum e colloquio interplanetari – ebbe a risolversi dentro via Solferino, giusto nella porta accanto, con la testa di Luciano Fontana. Un fior di professionista che ha letto Tolstoj. Resta un fatto: della fusione Mondazzoli-Rizzadori si saprà, se sarà cosa fatta, solo oggi. Non è che alla fine vanno a prendersi, i cacciatori, uno che non legge Tolstoj, ma solo i tweet di Nomfup, il potente consigliori di Matteo Renzi?