LIBERTÉ MA NON PER TE - CON L’ARRESTO DI DIEUDONNÉ LA FRANCIA SCOPRE CHE NON TUTTI POSSONO DIRE QUELLO CHE GLI PARE. IL DIRETTORE DI “LE MONDE”: “NON FA SATIRA, INCITA ALL’ODIO CONTRO GLI EBREI”

Saremo pure tutti Charlie, ma evidentemente non siamo tutti Dieudonné: il comico musulmano e antisemita accusato di apologia di terrorismo per essersi definito “Charlie Coulibaly”, come l’attentatore di Parigi. “Non esiste il reato di blasfemia, ma quello di incitamento all’odio, sì”...

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1. LE AVVENTURE GRIGIE DELLA LIBERTÉ - A PROCESSO DIEUDONNÉ - COSÌ LA FRANCIA SCOPRE CHE LA SUA LIBERTÉ HA ANCHE UN VOLTO REPRESSIVO

Giulio Meotti per “il Foglio

 

“Apologia del terrorismo”. Questa l’accusa con cui le autorità francesi hanno posto in stato di fermo il cabarettista più famoso di Francia, Dieudonné. Così, nella settimana in cui tutto il paese si è stretto attorno a Charlie Hebdo, alle sue nuove  copie milionarie e alla sua libertà radicale, Parigi si è svegliata con l’arresto di un rappresentante dello showbiz.

dieudonne e alain soral dieudonne e alain soral

 

Per dirla con Nathalie Rothschild, direttrice del magazine libertario Spiked, “telling unfunny jokes should not be a crime”: “Se consentiamo alle autorità francesi di mettere un prezzo alle parole di Dieudonné, non c’è modo di sapere quali opinioni saranno sanzionate in futuro”.

 

Questo “trublion politique”, come ama definirsi Dieudonné in un neologismo intraducibile, sta facendo emergere il carattere intollerante e repressivo della liberté francese. Domenica sera, dopo la marcia di Parigi a cui aveva preso parte, Dieudonné aveva scritto su Facebook di sentirsi “Charlie Coulibaly”, unendo il nome del giornale satirico colpito a Parigi dagli attentatori e quello di uno dei terroristi, Amédy Coulibaly, che invece ha colpito il supermercato ebraico. “Mi si considera come Coulibaly mentre non sono diverso da Charlie”, scriveva Dieudonné, celebre anche per le battute antiebraiche di pessimo gusto.

I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO FUORI DAL TEATRO DI NANTES I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO FUORI DAL TEATRO DI NANTES

 

Da parte sua, il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha definito “indegno” il messaggio di Dieudonné e si riserva il diritto di procedere contro di lui. C’è chi ha ironizzato che tanta solerzia Parigi non l’ha ancora mostrata neppure con i predicatori e gli imam dell’odio islamista. Paul-François Pauli, nel libro “Pour en finir avec l’ideologie antiraciste”, sostiene che l’antirazzismo che mette sotto accusa Dieudonné, partendo da principi nobili come la lotta contro i pregiudizi etnici, è diventato una “ortodossia benpensante che sterilizza il pensiero e minaccia la libertà di espressione”.

I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO E FANNO LA QUENELLE GESTO SIMBOLO E VAGAMENTE NAZI I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO E FANNO LA QUENELLE GESTO SIMBOLO E VAGAMENTE NAZI

 

A denunciare il doppio peso di Parigi sull’ideatore della quenelle è anche l’editorialista del Financial Times Christopher Caldwell, che fa risalire il problema alla legge Gayssot del 1990 (prende il nome da un deputato comunista) sul negazionismo della Shoah. “Questa che poteva sembrare una misura ragionevole che riduce i diritti di pochi malevoli svitati, si è rivelata problematica”.

 

DIEUDONNE MBALA MBALA DIEUDONNE MBALA MBALA

Secondo Christopher Caldwell del Financial Times, questa norma liberticida francese rischia di trasformare Dieudonné in un martire della libertà di parola e farà aumentare il suo consenso. Il pubblico di Dieudonné, ha scritto un giornalista francese, “è giovane, trendy, intellettuale e di sinistra”.

 

Il comico parigino Dieudonné rappresenta la Francia “islamo-progressista”, come ha scritto Catherine Kintzler. Diudonné salda i lati oscuri della Francia, l’antiamericanismo e il senso di colpa colonialista della sinistra, il risentimento delle periferie e il disprezzo per lo stato ebraico.

quenelle davanti a un poster su anne frank quenelle davanti a un poster su anne frank

 

Per questo contro la sua messa al bando si è schierato nei giorni scorsi l’editorialista del Figaro, Ivan Rioufol, lui stesso vittima della caccia alle streghe “islamofobe” nei tribunali: “Una opinione può essere falsa, sciocca, malsana, pericolosa, ma non può essere considerata un crimine, a meno che non credi nell’esorcismo”, scrive Rioufol. “Il divieto di Dieudonné moltiplica il suo pubblico e accredita la sua posizione anti-sistema. Cercando di imporre un peso plumbeo – antico riflesso totalitario – il governo sottovaluta il pubblico.

 

I francesi non sono dei bambini: tocca a loro giudicare Dieudonné”.

lista antisionista dieudonne lista antisionista dieudonne

Secondo Rioufol, il lavoro di Gayssot, con la sua legge infernale che mette al bando le idee e la storiografia libera sotto pretesto di lottare contro il razzismo, è stato il punto di congiunzione tra ideologia illiberale di tipo sovietico e nuovo fermento intollerante del politicamente e dell’ideologicamente corretto. Per questo già ai tempi della sua approvazione, la norma fu contestata da personalità note per la loro lotta contro il negazionismo, come Pierre Vidal-Naquet.

 

Il primo ministro Manuel Valls, che ha voluto la disposizione contro Dieudonné, un anno fa aveva varato un’altra legislazione liberticida secondo cui il governo, tramite i prefetti, può tenere sotto osservazione i gruppi sospetti di “patologia religiosa”, ovvero islamisti, ebrei, ortodossi e cattolici militanti. “In questo progetto di estremismo secolarista si compara in modo fraudolento una scelta di vita con atti terroristici e criminali”, ha scritto la giornalista francese di Present, Jeanne Smits.

 

E di questo antirazzismo che adesso si scaglia contro Dieudonné sono stati oggetto, sempre in Francia, Michel Houellebecq e Oriana Fallaci, due scrittori che hanno prodotto fiction e saggi in contrasto con la legge francese. Se la sono cavata, ma non è la condanna il problema, il problema è il processo, il diritto dello stato di processare le idee e l’immaginazione.

QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE jpeg QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE jpeg

 

 

2. PERCHÉ LA FRANCIA NON DIFENDE DIEUDONNÉ?

Cesare Martinetti per “la Stampa

 

Siamo tutti Charlie, ma perché non siamo tutti Dieudonné? Nel giorno in cui il settimanale satirico torna in edicola dopo la carneficina del 7 gennaio ed esaurisce in poche ore milioni di copie, l’umorista viene arrestato per apologia di terrorismo. Aveva detto di sentirsi Charlie, ma si sentiva anche Coulibaly il killer del supermercato ebraico. E oggi, in Francia, non si scherza con le parole. 
 

QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE jpeg QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE jpeg

Un accostamento odioso, certo, la vittima sullo stesso piano del carnefice. Ma cosa voleva dire esattamente? Forse che anche Coulibaly è una vittima, il simbolo di una tragica parabola umana delle banlieue di oggi: un ragazzo francese di colore (come Dieudonné) che parlava male l’arabo e finisce nel tritacarne di criminalità-carcere-arruolamento-indottrinamento-assassinio-morte.
 

LE PEN FA LA QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE LE PEN FA LA QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE

La strage di redattori e vignettisti di Charlie Hebdo ha messo in secondo piano il fatto che molte di quelle vignette erano ben al di là del buon gusto e del rispetto. Per tutti, ma soprattutto per gli arabi. Ha scritto ieri lo scrittore israeliano Shlomo Sand, «non erano caricature degli islamisti, ma un’assimilazione dell’islam al terrore, l’equivalente di disegnare Mosè come un usuraio e identificare gli ebrei con il denaro». Ma il tribunale di grande istanza di Parigi nel passato ha più volte riconosciuto il «diritto alla mancanza di rispetto e all’insolenza», una traduzione del principio volterriano dell’assoluta libertà di espressione. 
 

Se n’è giovato anche Dieudonné (figlio di un camerunense e di una francese), one man show di successo al Theatre de la Main d’Or di Parigi, dove scherza su schiavitù, colonizzazione, deride la shoah e ha inventato il gesto della «quenelle», un saluto nazista alla rovescia. È il sigillo di un caricaturale rovesciamento di simboli che ha prodotto un fenomeno definito da «Le Monde» la «generation Dieudonné»: un’umanità postideologica di destra, sinistra, bianchi, neri, arabi, razzisti, antirazzisti, antisemiti... un miscuglio esplosivo, nello spirito dei tempi. Un’indecifrabile unità nazionale.
 

LA DIFESA DI ANELKA DOPO AVER FATTO LA QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE LA DIFESA DI ANELKA DOPO AVER FATTO LA QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE

Ma ora è entrato in vigore un silenzioso e non dichiarato «patrioct act» alla francese, il riflesso della manifestazione di domenica che non è stata una generale riconciliazione nazionale, ma piuttosto la riconciliazione dei francesi con se stessi e la loro storia. Tra place Nation e République c’erano le istituzioni dei musulmani, non i musulmani. È stata «la vittoria di Vercingetorige» (cioè dei Galli...) ha detto l’intrattabile Dieudonné che in serata è stato rilasciato e ha potuto fare il suo spettacolo. La guerra di Francia – come l’ha definita il premier Manuel Valls – è appena agli inizi. 


 

3. GILLES VAN KOTE, DIRETTORE DI “LE MONDE”: “DIEUDONNÉ NON FA SATIRA MA INCITA ALL’ODIO: BISOGNA FERMARLO”

Anais Ginori per “la Repubblica

 

quenelle dieudonne quenelle dieudonne

«La libertà di espressione ha un limite evidente: la legge ». Il direttore di Le Monde, Gilles Van Kote, ha aperto sulle colonne del giornale il dibattito intorno al fermo di Dieudonné e alla solidarietà manifestata invece ai vignettisti di Charlie Hebdo . «Ci sono ovviamente molte differenze tra le persone coinvolte, anche alla luce dei tragici eventi della settimana scorsa » nota Van Kote. «Ma nel momento in cui vogliamo difendere un principio, dobbiamo anche domandarci quali sono i suoi confini».

 

Fin dove si può arrivare?

«In Francia ci sono leggi che puniscono l’incitamento all’odio razzista, l’antisemitismo e l’apologia del terrorismo. Dieudonné ha infranto diverse volte queste leggi in passato. E’ recidivo. Nel momento in cui si dichiara solidale con un terrorista il suo fermo sembra piuttosto giustificato ».

 

AMEDY COULIBALY AMEDY COULIBALY

Dieudonné si giustifica dicendo che sono battute, è umorismo.

«C’è una differenza tra fare battute sugli ebrei e incitare all’antisemitismo. Gli ebrei per primi scherzano tra di loro, sono un popolo con humor. Se l’ironia sconfina nell’odio o nel negazionismo allora si infrange la legge. Nel caso della presunta battuta su Coulibaly il reato è ancora più evidente».

 

L’ironia di Charlie è diversa?

«Nel nostro paese non esiste il reato di blasfemia. Per le vignette di Maometto è difficile parlare di incitamento all’odio razzista, a meno di non considerare i musulmani un gruppo etnico. Charlie Hebdo ha avuto diversi processi in passato ma per altri reati, soprattutto la diffamazione ».

 

AMEDY COULIBALY AMEDY COULIBALY

Oltre al rispetto della legge, come direttore di giornale lei si pone altri limiti?

«Le Monde non è giornale come Charlie. Non pubblichiamo commenti o vignette che ci sembrano inutilmente offensive della religione altrui. Il giorno dopo l’attacco al settimanale abbiamo ripubblicato una delle vignette di Maometto sotto accusa. L’abbiamo fatto, come la maggior parte dei giornali, perché era parte della notizia».

 

Nessun dubbio sul pubblicare la vignetta in copertina del nuovo Charlie ?

LA NUOVA COPERTINA DI CHARLIE HEBDO CON UNA VIGNETTA SU MAOMETTO LA NUOVA COPERTINA DI CHARLIE HEBDO CON UNA VIGNETTA SU MAOMETTO

«No. Tra l’altro mi sembra che vada nel senso giusto. Riesce miracolosamente a fare dell’ironia su una tragedia. Contiene una parola, perdono, in cui tutti i credenti si possono riconoscere. Il nostro vignettista Plantu ha disegnato i rappresentanti delle tre religioni monoteiste che tengono in mano questa copertina».

 

La minaccia del terrorismo rischia di provocare una forma di autocensura nei giornali?

COPERTINA DEL 'CHARLIE HEBDO' CON LA VIGNETTA SU MAOMETTO COPERTINA DEL 'CHARLIE HEBDO' CON LA VIGNETTA SU MAOMETTO

«E’ il rischio che corriamo, passata l’emozione di questi giorni. Ma non dobbiamo cedere e continuare a difendere la nostra identità, i nostri valori democratici e repubblicani sotto attacco».

 

Capisce alcuni giornali, come il New York Times , che hanno deciso di non ripubblicare la nuova vignetta di Charlie Hebdo ?

«Il posto della religione negli Stati Uniti è indubbiamente diverso che in Francia. Noi non diremmo God Bless France. Siamo un paese laico da molto tempo e continueremo ad esserlo».

 

z maometto vignetta Charlie Hebdo z maometto vignetta Charlie Hebdo

 

 

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